Arti Performative

“All the Things I Lied About”: una matrioska degli strati psicologici della menzogna

Roberta Leo

Le nuove frontiere della scena britannica si confrontano con il teatro italiano, con TREND, rassegna teatrale a cura di Rodolfo di Giammarco, in corso al Teatro Belli di Roma. All the Things I Lied Aboutqui andato in scena il 16 novembre, è testo dell’attrice e drammaturga Katie Bonna tradotto e interpretato dalla brava Elisa Benedetta Marinoni per la regia di Alessandro Tedeschi. Come lascia presagire il titolo, lo spettacolo parla di bugie: frammenta, seziona e cerca di analizzare l’indecifrabile atto della menzogna. L’interprete del testo, in questo caso Elisa, si fa portavoce della drammaturgia come se le appartenesse realmente, seguendo un raffinato gioco che sovrappone realtà e finzione. Su un asettico sfondo nero finge di parlare della “sua” famiglia, dei suoi genitori, ma soprattutto, di come le bugie, anche le più piccole e insignificanti, siano presenti nella vita di tutti i giorni. Come una matrioska, la bambola tipica del folclore russo smontabile a guisa di scatole cinesi, simbolo di storie, vicende e situazioni a incastro. La menzogna è il fulcro di uno strano meccanismo di comunicazione composto di strati, di involucri sempre più spessi, impenetrabili e ben cementati tra loro. Lo dimostra, nel nostro immaginario contemporaneo, il fenomeno esplosivo delle fake news: ogni bugia parte da un livello di falsità molto vicino alla realtà che essa ha per oggetto, ma scalando tali livelli ci si distanzia sempre di più da un iniziale stadio di verità oggettiva.

La drammaturgia dello spettacolo si sviluppa secondo uno schema logico-matematico, come in una lezione universitaria, con tanto di slide, definizioni, filmati e documentari. Tesi scientifiche si affiancano l’una all’altra per avvalorarne una sola, che assiste il procedimento padre della bugia: la manipolazione psicologica. Se un potente uomo politico riesce senza difficoltà a manipolare le masse, sarà altrettanto facile per un uomo manipolare la propria moglie. Accade ai genitori della protagonista, un dentista dedito alla famiglia e una donna isterica e paranoica a causa di una presunta infedeltà del marito. Quest’ultimo riesce a convincere tutti dell’ossessione malata della moglie. Non solo amici, figli, parenti, medici. Perfino se stesso. Straordinario è il processo di dissimulazione dei meccanismi mentali dell’uomo. A Elisa basta indossare un impermeabile e un cappello da uomo, e assumere un accento un po’ strano per “fingere” di essere lui. Per farlo ricorre ancora una volta implicitamente all’immagine della matrioska e dei livelli di menzogna; entra nella testa del padre e ne ordina i pensieri, gli strati, mostrandoli al pubblico che interagisce come in un gioco televisivo a premi, cercando di risolvere enigmi, riconoscere canzoni, diventando giudice inquisitore o testimone a favore del reo. Gli spettatori sono portati talvolta a mentire anch’essi per assecondare il personaggio con le sue manipolazioni e auto-manipolazioni. Elisa (o Katie) impara a mentire a sua volta. Mente perché ha paura di mentire e di divenire come suo padre che, pur di non confessare il suo tradimento, ha fatto in modo di stravolgere la realtà, falsando il fondato sospetto della moglie, fino a renderlo una pura follia agli occhi di tutti.

In quest’ultimo passaggio psicologico si rintraccia un profondo senso femminista che la protagonista evidenzia anche quando dichiara la propria omosessualità. Dall’ironia passa improvvisamente a toni drammatici. Scava dietro le proprie bugie fino a comprendere come esse non siano altro che palesi verità. Conclude la sua “lezione” con un manifesto d’amore, un elenco di “promesse bugiarde”; tuttavia, le uniche in grado di poter mantenere.

Perché in realtà la menzogna è connaturata all’essere umano fin dall’infanzia. Mentire è semplice. Paradossalmente, mentire aiuta a creare la verità. La verità della bugia.

 

ALL THE THINGS I LIED ABOUT

di Katie Bonna

traduzione Elisa Benedetta Marinoni

con Elisa Benedetta Marinoni

costumi e elementi di scena Luappi Lab

disegno luci e tecnica Davide Coppo

ufficio stampa Giulia Taglienti

regia Alessandro Tedeschi

produzione Bottega Rosenguild e Caracò Teatro

con il patrocinio del Centro Donne Contro la Violenza di Crema



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