Arti Visive

Zhang Huan. L’anima e la materia

Valentina Nencini

Palazzo Vecchio/Forte del Belvedere, Firenze, 8 Luglio – 13 Ottobre

La mostra del cinese Zhang Huan ha, per Firenze, un duplice significato, non soltanto perché rende omaggio ad un artista che alla città è legato per avervi dimorato avendo così la possibilità di confrontarsi con l’arte rinascimentale di cui Firenze è emblema, ma anche perché segna la riapertura al pubblico di uno dei luoghi cardine per l’arte contemporanea cioè Forte Belvedere, da anni chiuso in quanto teatro di spiacevoli eventi di cronaca.

La mostra si divide tra le sale di Palazzo Vecchio, in cui il confronto con gli sfarzi rinascimentali è diretto ed immediato, e Forte Belvedere, appunto, i cui ampi spazi sembrano concepiti appositamente per esporre opere monumentali.

Le opere esibite dentro Palazzo Vecchio sono quelle meno interessanti, anche se si fa apprezzare la scelta di collocarle all’interno del percorso museale creando una specie di continuum tra passato e presente e favorendo il raffronto tra due forme d’arte solo apparentemente distanti tra loro. Quelle che più spiccano sono ospitate nella Sala dei Gigli, Ash Jesus e Ash Buddha. Le due imponenti sculture, composte esclusivamente da cenere d’incenso compattata e racchiusa in una struttura in ferro, si fronteggiano instaurando tra loro un dialogo che vuole essere una riflessione sulla sostanziale assonanza tra le due dottrine religiose, alla ricerca di elementi comuni che ne minimizzino la distanza. Le due figure sono rappresentate in maniera tradizionale ed in pose tipiche dell’iconografia classica per renderle immediatamente riconoscibili agli occhi dello spettatore che potrà così concentrarsi sulla realizzazione.

Ma è a Forte Belvedere che si collocano le opere più interessanti. E al di là delle varie sculture che sono ciò che è più noto dell’arte di Huan, la cosa che reputo maggiormente degna di nota sono i dipinti, soprattutto quelli esposti al primo piano. Qui troviamo ritratti di personalità eminenti della Cina rappresentati in maniera fotografica su tele di lino di grandi dimensioni. Ancora una volta il medium usato dall’artista è la cenere d’incenso, setacciata per ottenere polveri di varia consistenza che creano diverse sfumature coloristiche. Il risultato è impressionante ed è difficile credere che quadri di una simile bellezza e naturalismo possano essere stati realizzati utilizzando un materiale così inusitato. La scelta della cenere, ricorrente in tutta la produzione dell’artista, non è casuale ma è sia simbolo religioso, in quanto residuo della bruciatura dell’incenso, che emblema di memoria collettiva (evocata attraverso la preghiera), molto distante, quindi, dal significato che le viene attribuito in occidente dove rievoca la morte.

In conclusione va segnalato che è particolarmente felice il titolo dell’esposizione perché anima e materia sono due elementi che continuamente si alternano e ricorrono nella produzione dell’artista cinese evidenziando come anche scelte materiche disparate (cenere, pelli animali, acciaio, marmo, rame) possano essere funzionali a trasmettere un messaggio profondamente spirituale.



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