Libri

Vetrina. “I passanti”

Valentina Nencini

Due monologhi paralleli ed un’unica voce narrante, quella di Laurent Mauvignier, che con I passanti costringe il lettore a riflettere sulla natura e sulla persistenza del senso di colpa.

In un monologo a due voci, Laurent Mauvignier tenta di raccontare una cosa che non è affatto facile raccontare: il senso di colpa. Attraverso le voci di un uomo ed una donna, inizialmente diverse ed estranee e poi sempre più simili, il lettore apprende, a poco a poco, l’antefatto del romanzo, che si identifica con la violenza sessuale subita da una ragazza nel suo appartamento. Ma questo episodio, benché costituisca il background nonché il fulcro centrale della storia, viene volutamente lasciato fuori campo dall’autore.

Evidentemente non è l’episodio in sé che interessa Mauvignier, quanto, piuttosto, il ricordo deformato che emerge dai racconti dei due protagonisti, il violentatore stesso e la vicina di casa della vittima. Entrambi, in modo diverso, ritengono di dover espiare la colpa di quanto accaduto. E se ciò può apparire naturale per il colpevole molto meno lo è per la vicina. In realtà per lei il senso di colpa è ancora più totalizzante perché deriva da una riflessione estremamente lucida sull’accaduto e sulla propria responsabilità nel non aver fatto niente per impedirlo. Separata solamente da una parete, la donna ha ignorato ciò che stava accadendo perché le grida dell’amica erano coperte dal suono della musica che lei stava ascoltando in quel momento.

Parallelamente il carnefice, l’uomo artefice della violenza, ripercorre con la mente i ricordi di quella sera, mescolandoli e confondendoli con la memoria della propria vita. Così, nel raccontare, egli non fa altro che offrire al lettore i propri abissi oscuri ma, soprattutto, la paura che ha caratterizzato tutta la sua esistenza. Paura che lo divora e lo attanaglia condannandolo all’inazione perpetua, rendendo la sua vita un copione scritto da altri a cui lui, semplicemente, si adegua. Tutto già stabilito, senza possibilità di uscita, senza modo di deviare da un percorso già tracciato. Ed è in questo contesto che la violenza compiuta diventa gesto di ribellione, diventa perturbazione dello scorrere di una vita che, fino a quel momento, lo ha trascinato con sé invece di renderlo protagonista. Ma questa ribellione non diventa mai salvifica perché un gesto del genere non ha giustificazione, non può essere compreso né eliminato una volta compiuto.

Mauvignier, con il suo stile seducente, riesce a catturare l’attenzione del lettore, anche se alla fine lascia la sensazione di un certo compiacimento nel modo in cui sviluppa i monologhi dei personaggi, che sembra escludere – volutamente – l’aspetto empatico che scaturirebbe in maniera spontanea dall’intera vicenda de I passanti.


  • Genere: Romanzo

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