Arti Performative Dialoghi

InDivenire: un nuovo festival nasce nel quartiere Pigneto, e fa dello Spazio Diamante la sua casa

Renata Savo

Domani – 3 ottobre – inaugura a Roma un nuovo festival, il Festival inDivenire, che prenderà uno dei cuori giovani e pulsanti della città, il quartiere Pigneto, e proverà a farlo battere nello Spazio Diamante.
Ideato da Alessandro Longobardi con la direzione artistica di Giampiero Cicciò, l’organizzazione agli eventi di Francesco De Vecchis e la collaborazione di Cluster Radio, KinoStudio Sotterraneo, inDivenire è un progetto multidisciplinare che fino al 15 ottobre animerà lo Spazio Diamante con eventi teatrali, di arte visiva, musica, cinema.

Ventuno compagnie andranno in scena – di cui quattordici per la sezione prosa – Compagnia Ragli, PAT – Passi Teatrali, FattoreK/Zerkalo AC, Sus Babi Teatro, Teatro Segreto, Centro Culturale Mobilità delle Arti, Teatro Azione, Nuccetelli/Vinella, BluTeatro, Alessandro Blasioli/Compagnia Sasiski!, Bologninicosta, FMG, I Cani Sciolti, TeatroNovanta – e sette per la sezione danza – Ritmi Sotterranei, Collettivo B_Sides Us, Stresupilami, KANNON Performing Dance, Compagnia Echoes, Valeria Loprieno/Cie Twain, Valeria Andreozzi – e concorreranno a un premio, il Premio inDivenire, che farà ricevere in dono ai vincitori opere dell’artista messicano Luis Alberto Alvarez e, nelle parole del direttore artistico, “un’occasione per poter sviluppare un’idea magari chiusa in un cassetto”.

Abbiamo chiesto al direttore artistico Giampiero Cicciò, attore e regista messinese, di raccontarci com’è nato questo progetto e se rappresenta l’embrione di qualcosa di più duraturo, vista la ricchezza del programma in un luogo che potrebbe in futuro divenire un nuovo punto di riferimento del teatro off capitolino.

 

InDivenire è alla sua prima edizione, ma con una proposta già ambiziosa e allettante. Com’è nata l’idea di questo festival?

L’idea è di Alessandro Longobardi che immaginava questo festival come una festa delle arti dedicata principalmente agli artisti più giovani, ai nuovi linguaggi, alla qualità della proposta. Ecco, quando mi ha affidato la direzione artistica ho sentito la responsabilità di questo incarico e ho lavorato quotidianamente per mesi fino alla formazione del cartellone. Lo ringrazio della fiducia e della libertà che mi ha dato e, innanzitutto, del suo entusiasmo.

Com’è stato possibile, invece, sostenere economicamente questo progetto?

Grazie a un investimento della Società Sala Umberto che con questo festival vuole valorizzare quel magnifico spazio del quartiere Pigneto che è il Diamante, instaurare una sinergia con le realtà culturali più vivaci del territorio e, sopra ogni cosa, sostenere i progetti delle giovani compagnie di prosa e di danza che spesso, malgrado il loro talento, hanno difficoltà a esprimersi.

Qual è il tuo rapporto con la “direzione artistica” di un format culturale, lo avevi già fatto? Come ti senti in questa veste?

Mi diverto molto e lo faccio con maniacale dedizione. Ho curato per anni la direzione artistica del Festival Catonateatro, tra le più importanti rassegne del nostro Sud e del Politeama Siracusa di Reggio Calabria. Nella scelta di un progetto, a parte ovviamente la qualità degli artisti coinvolti, per me è fondamentale il desiderio di rinnovamento, il coraggio delle idee e una visione del teatro in cui l’attore e i registi lavorano per il pubblico e su se stessi. Per sviluppare l’agilità della propria e dell’altrui anima, come ci invita a fare Cechov.

Lo Spazio Diamante potrebbe diventare una delle vetrine più interessanti per il teatro off della capitale in questo momento di crisi vista la vivacità e la crescita raggiunte dal quartiere negli ultimi anni? Oppure non è fattibile l’ipotesi di immaginare qualcosa di più stabile e duraturo nel tempo come una Stagione?

Queste sono esattamente le ambizioni dello Spazio Diamante. E so che Alessandro Longobardi vorrà far vivere tutto l’anno questo teatro.

Oggi la chiave per accedere a fondi sembra risiedere nella proposta multidisciplinare, nel dare l’impressione di “strafare”, con il rischio di non riuscire realmente a focalizzare il proprio pubblico e pensare a una sua fidelizzazione. Alla luce del taglio che ha il progetto, che cosa lo distingue da altri festival basati su un’offerta culturale multidisciplinare?

Non ho lavorato a inDivenire pensando agli altri festival. Ho cercato di realizzare al meglio una festa delle arti, non solo sceniche, della durata di molti giorni, con proposte multiformi, allettanti e di qualità. E coerenti con la visione globale del Festival della quale parlavo prima. Ho avuto dei collaboratori eccellenti per realizzare tutto ciò. Francesco De Vecchis in primis, che si è occupato con passione dell’organizzazione degli eventi collaterali al premio.

 

Domani, martedì 3 ottobre, alle ore 19, nello Spazio Diamante, Alessandro Longobardi, il direttore artistico Giampiero Cicciò, Francesco De Vecchis, i registi e i coreografi degli spettacoli in gara, apriranno il Festival presentando alla stampa e al pubblico nel dettaglio i progetti e il programma della kermesse e inaugurando i due percorsi espositivi OH MY, SOMETHING IN MY EYE – HEIGHT SOMETHING IN THE SKY – SKY(PE) a cura di Elena Giulia Abbiatici, con opere degli artisti Domenico Barra (+ Mighty_Kongbot), Irene Cantero, Susan Kleinberg, Mariagrazia Pontorno e Il giardino extraterreno della pittrice e scultrice Mary Pappalardo.

A seguire, alle 21, lo spettacolo Mistero Buffet, di Marco Melloni, con Claudio Castrogiovanni e le musiche del cantautore Piji. Primo di tre spettacoli fuori concorso al Premio, è un atto unico che analizza la crisi economica, e soprattutto morale, attraverso l’avversione e l’oscura fascinazione dell’italiano predatore davanti a un buffet. La serata di apertura prosegue con la proiezione alle ore 22,30 del film 2NIGHT di Ivan Silvestrini, che inaugura anche la prima delle quattro serate dedicate al cinema in collaborazione con il Kino. 



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