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Intervista ad Alessandro Blasioli, con L’Aquila del post sisma in scena al Roma Fringe Festival

Renata Savo

Lo avevamo visto a Dominio Pubblico a inizio giugno, e ci era piaciuto: Alessandro Blasioli. Attore, drammaturgo e regista abruzzese. 25 anni, e tanto talento.

Ritorna a Roma con lo stesso spettacolo, Questa è casa mia, offrendo a chi lo avesse perso, una nuova opportunità di visione al Roma Fringe Festival (Villa Mercede, zona San Lorenzo) stasera 11 settembre e domani.

Narrazione quasi autobiografica, come scopriamo dalle parole di Alessandro, Questa è casa mia racconta L’Aquila devastata dal terremoto, e i numerosi tentativi – a volte vincenti, a volte fallimentari – di un territorio di rialzarsi in piedi. C’è sempre un momento, dopo un evento catastrofico, in cui le istituzioni, i media, smettono di curarsi delle conseguenze di un cataclisma e decidono di concentrarsi su altro. È in quello stesso istante che le risorse indigene, dalle economie alle persone, diventano le uniche forze su cui poter fare affidamento. Non bastano, però, e così gli abitanti di quella terra, rimasti senza nulla, se non le lacrime, si ritrovano soli e impreparati nella gestione di una condizione da cui non si esce da un giorno all’altro, alla stessa velocità con cui tutto era precipitato.

Alessandro ha avuto il coraggio di raccontare la realtà nella sua ambivalenza. Ha capito che l’unico modo per continuare a parlare di qualcosa di estremamente importante, come del “che cosa resta di una terra e dei suoi abitanti dopo una calamità naturale”, tema purtroppo quanto mai attuale, sarebbe stato restare sinceri quanto più è possibile, restituire alla memoria la verità tragicomica dei fatti. Abbiamo chiesto così ad Alessandro Blasioli di illustrarci la genesi di questo spettacolo, anche per capire che cosa chiederebbe, in futuro, a se stesso e alla sua terra.

 

Allora, Alessandro, presentati.

Partendo dalle generalità, sono un attore venticinquenne abruzzese, di Chieti, trapiantato a Roma da sei anni. Dopo aver conseguito un BA (HONS) in recitazione, ho collaborato con diverse compagnie del teatro off e produzioni nazionali, ho fondato assieme ad alcuni amici/colleghi la Compagnia Sasiski!, con cui faccio spettacoli di Commedia dell’Arte, ed ho recentemente vinto il premio NUOVOIMAIE come Miglior Interprete maschile in occasione del festival Dominio Pubblico di Roma, con lo spettacolo che ho anche scritto e diretto: Questa è casa mia.

Se invece volessimo provare con una presentazione informale, sono un caciarone dai buoni costumi, sicuramente un sognatore testardo. Per gli amici sono “Blasioli” in tutte le sue forme (Blas, Blàsio, Blasiò).

Scrivere e recitare. Cosa ti piace di più e cosa credi ti riesca meglio. In che rapporto sono, insomma, performance e scrittura, per te?

Sono ovviamente due modi e momenti differenti di espressione; la sensazione che si prova sulle assi di un palcoscenico è unica, per questo preferisco recitare. Per adesso la mia esperienza da autore si limita alla scrittura di Questa è casa mia, ma la buona risposta del pubblico sta convincendomi sempre di più a comporre qualcosa di nuovo. Credo – da attore – che il testo sia il sostegno necessario di una buona performance, ma è solo e soltanto quest’ultima che può trasmettere al pubblico ciò che si è messo per iscritto.

Che cosa comporta per un attore essere anche il regista di se stesso?

È un gran bel problema! Essendo una tua creazione, dalla A alla Z, non è facile decidere cosa tagliare fuori, come scrivere un concetto e conseguentemente come metterlo in scena, quali musiche adoperare. I consigli però sono sempre stati ben accetti; amici, colleghi, critici, tutti hanno in qualche modo contribuito alla razionalizzazione delle mille idee che mi vorticavano in testa. È un mio lavoro, ma sicuramente senza il loro pensiero non sarei arrivato a questo risultato.

 

Da dove viene la materia prima di Questa è casa mia, c’è anche qualche personaggio “reale”, tra i tanti che interpreti da solo, cui ti sei ispirato?

Ti rivelo un segreto: c’è quasi tutta la mia vita nello spettacolo! Il nonno Rolando, i miei genitori Rocco e Piera, Marco è il nome di mio fratello… Ciascun personaggio ha determinate caratteristiche che rispecchiano alcuni componenti della famiglia e di amici. Sì, non sono enfatizzati, si comportano proprio così! Per quello che riguarda la materia prima dello spettacolo, purtroppo mi baso su fatti realmente accaduti: i disagi negli hotel, nelle tendopoli, le “durevoli” new town da cui crollano balconi… Tutto è reale, tutto è concreto, basta fare un giro a L’Aquila.

 

Lo spettacolo parla del tentativo di un popolo di ricostruire se stesso, oltre che il proprio territorio distrutto dal terremoto. Il registro in cui procede la narrazione è anche comico. Dunque privo di retorica. Ma quanto è difficile, invece, raccontare le ragioni che hanno ispirato il tuo lavoro senza cadere in affermazioni retoriche? Ci proviamo qui, ora?

L’Italia è uno dei paesi europei a più alto rischio sismico, ma nonostante questo aspettiamo da più di 30 anni una legge che imponga un adeguamento strutturale degli edifici pubblici italiani. Ad ogni terremoto segue un post sisma, ogni volta regolamentato in maniera differente, ed ogni volta ci sono persone che ridono all’idea di fare affari sulle catastrofi. Basta come motivazione? Non credo sia retorica, quanto indignazione.

 

Dove si potrà vedere, ancora, Questa è casa mia? E dove desidereresti, ardentemente, che fosse rappresentato?

Ovviamente vorrei portare lo spettacolo a L’Aquila. Spero di poter trasmettere anche lì, soprattutto lì, quella sostanza che ha coinvolto gli spettatori romani. Al momento Questa è casa mia partecipa al Roma Fringe Festival e sì, continuerà a girare; sono in contatto con varie realtà teatrali, soprattutto abruzzesi. Potrebbe scapparci una tournée, per cui… Incrociamo le dita!

 



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