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Storia di un’Odissea psicoSomatica, esplorando il corpo di Aurélia

Valentina Crosetto

Per la rassegna dedicata ai giovani talenti “Il cielo su Torino”, il tragicomico S.O.S – Storia di un’Odissea psicoSomatica di Aurélia Dedieu e Giuseppe Vetti prodotto dalla compagnia Makiro: un “viaggio allucinante” alla scoperta del corpo umano e degli organi che lo fanno (mal)funzionare

«Oggi il corpo [i medici] non lo toccano più. A loro importa soltanto il puzzle cellulare, il corpo radiografato, tomografato, analizzato, il corpo biologico, genetico, molecolare, la fabbrica di anticorpi. […] Più lo si analizza, questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esso esiste. Annullato, in misura inversamente proporzionale alla sua esposizione». (Daniel Pennac, Storia di un corpo, Feltrinelli, 2012)

Vi siete mai chiesti perché, quando vi chiedono come state, la risposta sia quasi sempre «Bene»? Vi è mai capitato di soffermarvi a guardare la pubblicità in tv e di notare che non esiste dolore, disturbo, malattia per cui non ci sia una pillola miracolosa? Siamo così abituati a nascondere e a reprimere le manifestazioni patologiche del nostro corpo, così ossessionati dal culto del salutismo e dell’efficienza a ogni costo, da dimenticare che salute e malattia dipendono anche da noi, dalle nostre sensazioni, da ciò che siamo e vogliamo veramente. La malattia ci costringe a uscire dall’area protetta della normalità, ci spinge a sentire, a prestare più attenzione ai sottili fili che uniscono cuore, mente e corpo. Quando sottovalutiamo i sintomi di un male – o li azzeriamo abusando dei farmaci – precludiamo a noi stessi la possibilità di dialogare con i nostri organi, di accettarne i cambiamenti, persino di lasciarli ammalare quando hanno bisogno di una pausa o di ricevere maggiori cure. In parte, è la medicina moderna a trattare il corpo umano alla stregua di una macchina da manipolare a talento, rimuovendo o sostituendo componenti, ripristinando collegamenti elettrici, disintasando condotti ostruiti. Spesso il medico non incontra il malato, ma la sua malattia, e nel suo corpo non legge una biografia, ma una patologia, dove la soggettività del paziente scompare dietro l’oggettività del quadro clinico. La macchina umana non è però soltanto una macchina. Racconta la storia che è custodita dentro di noi, nel nostro corpo e negli organi che lo fanno funzionare.

La storia del corpo di Aurélia Dedieu – giovane artista francese trapiantata a Torino da undici anni – raccoglie parzialmente l’eredità del più noto Journal d’un corps di Daniel Pennac: la forma intima del diario, che nel libro racconta il quotidiano vivere cui il corpo di un uomo è esposto dall’infanzia alla morte, diventa confessione in pubblico e pretesto per una «medicina narrata condivisa» che, a partire dall’esperienza psicosomatica della protagonista, conduca gli spettatori verso un’accettazione più consapevole delle proprie fragilità. Per gli appassionati dell’Allegro Chirurgo, per un breve ripasso di anatomia “romanzata” o per chi è semplicemente attratto da terapie di cura alternative, il tragicomico S.O.S. – Storia di un’Odissea psicoSomatica, prodotto dalla Compagnia Makiro e presentato in prima nazionale all’interno della terza edizione della rassegna dedicata alle giovani compagnie piemontesi Il cielo su Torino, è un divertente e acuto one human show in bilico tra clownerie, canto, gag, danza e pantomima, tagliato su misura per Dedieu dal regista e co-autore Giuseppe Vetti. Guidata da uno strano medico ridotto a un occhio onnisciente con voce fuoricampo, la paladina Aurélia accompagna il pubblico in un “viaggio allucinante” attraverso le sette stazioni del proprio corpo, durante il quale incontrerà le curiose creature che vivono negli organi. Alla ricostruzione gigantesca di viscere e arterie, che in Fantastic Voyage (1966) e Innerspace (1987) consentiva a speciali sottomarini miniaturizzati di muoversi nell’infinitesimale, si sostituisce un video-portale piramidale vagamente esoterico (scenografia di Jacopo Valsania, grafica di Housedada/Vetti) con cui Aurélia risale, in un crescendo paradossale di comicità, dalle periferie turbolente del basso ventre al centro razionale del cervello. Si comincia con l’intestino, territorio primitivo e principale focolaio delle infiammazioni, che accoglie danze sciamaniche ai piedi di vulcani in eruzione; per passare all’utero, arida prateria dove l’acqua è un miraggio dispettoso e riflesso dal cielo, e i semi germinano solo se le “condizioni atmosferiche” lo permettono; poi lo stomaco, fabbrica “sindacalizzata” della digestione che minaccia lo sciopero di operai-enzimi stanchi di sopportare anni di abbuffate notturne e caffè a digiuno; il sistema ormonale, con ipotalamo, ipofisi, ghiandole e tiroide che si disputano un bacio al primo incontro quasi fosse la vittoria in una finale di campionato; il fegato, che dalla materia dei cibi ingeriti estrae tanto il “Flower power” da hippy pacifista quanto la rabbia generata dalla necessità di sopravvivere in un contesto bellico continuo; il cuore, crocevia nascosto e segreto delle emozioni che si manifestano sulle languide note di una canzone francese o come piume dell’anima sottoposte al rito della pesatura; e infine, il cervello, la torre di controllo, la sala macchine del corpo umano, che risolve enigmi e rompicapi matematici mettendo direttamente alla prova le sinapsi dei “neuro-spettatori”, come in un adrenalinico gameplay alla Tomb Raider.

Nel singolare percorso ayurvedico di Dedieu e Vetti si coglie la volontà di offrire uno spazio di ascolto agli ammutinamenti lievi o dolorosi del nostro corpo mediante lo strumento terapeutico del buonumore. La rincorsa al benessere forzato impone regimi di vita che consideriamo salutari; ma un organismo sano in realtà è sempre malato, non si evolve senza ferite. Ecco perché, se «non si può guarire la vita» (Artaud), si può imparare almeno ad ascoltarla e ad accettarne gli imprevisti con leggerezza.


Dettagli

  • Titolo originale: S.O.S. Storia di un’odissea psicosomatica
  • Regia: Giuseppe Vetti
  • Anno di Uscita: 2016
  • Musiche: Giuseppe Vetti, Elia Pellegrino
  • Costumi: Federica Chiappero, Aurélia Dedieu
  • Cast: Aurélia Dedieu
  • Altro: Compagnia Makiro in collaborazione con C.I.T.A.


Altro

  • Testo: Aurélia Dedieu e Giuseppe Vetti
  • Scene: Jacopo Valsania
  • Luci: Luca Carbone
  • Visto il: Venerdì, 06 Gennaio 2017
  • Visto al: Teatro Gobetti, Torino

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