Cinema

Amore Carne

Valentina Esposito

Senza una macchina da presa, l’attore Pippo Delbono registra immagini e sensazioni di vita attraverso il cellulare per comporre il suo inno all’esistenza.

Con l’ausilio di un telefono cellulare Pippo Delbono realizza il suo inno all’esistenza: paesaggi, luoghi, frammenti di realtà e di sogni rivivono attraverso la danza incessante dello scorrere della vita, che si fa amare e odiare nel suo giocare d’equilibrio tra l’amore e la carne.

Il movente primo di ogni produzione di Pippo Delbono è quello di raccontare e raccontarsi, partire dalla sua esperienza di vita per arrivare alle vite degli altri, e trovare un ponte comune che può generare incontri straordinari.  Al centro di Amore Carne c’è il viaggio: da una stanza all’altra, da un luogo all’altro, da una voce all’altra, da un volto all’altro. Delbono riprende, anche di nascosto, tutto ciò che lo colpisce e che poeticamente lo mette in urto e in contatto con la vita. Con quest’ultima sconosciuta, Delbono intrattiene un rapporto vulnerabile, che passa per la camera di un ospedale, un incubo nel quale quei colori neutri e privi di spirito sospendono la vita rendendola opaca, fino ad arrivare alla sua ordinaria ripetitività nei monologhi stanchi di una madre. Eppure in tutte queste sfumature amare c’è sempre una poesia: è il ricordo di Pina Bausch, è l’estate di Rimbaud, è la voce di Pasolini e i Quattro quartetti di T.S. Eliot che accompagnano il suo incessante desiderio di sentire e vedere, nonostante “le cicatrici nell’occhio”.

In un’epoca in cui è impresa ardua trovare un’arte vera, che scuota e lasci un amuleto da custodire nelle tasche del cuore, vedere Amore Carne è la conferma che gli artisti non sono morti. Delbono fa del suo film la metafora dell’uomo che ha deciso di vivere senza perdere contatto con l’ispirazione e la poesia che questa linfa può esprimere: cerca il confronto, la comunicazione sempre più necessaria avvalendosi di un mezzo tecnologico che da mero apparecchio di moda, diventa un diario audiovisivo che rievoca momenti personali, ascolta e registra le parole di chiunque si trovi sulla sua strada, amici e non (Tilda Swinton, Marisa Berenson, Bobo’, Irène Jacob, Margherita Delbono, Sophie Calle) o semplicemente ne coglie l’immagine ed il sorriso. Oppure attraverso la raffinata e intensa danza di Marie-Agnès Gillot, prima ballerina all’Opéra di Parigi, si lascia affascinare dai volteggi, dalla passione e dall’emozione di non perdere neppure un movimento attraverso cui il corpo e il ritmo contrastano le minacce silenziose della morte. E poi c’è la musica avvolgente di Alexander Balanescu, che tiene insieme tutte queste pagine.

Delbono attraverso la soggettiva del suo cellulare si fa occhio/visione tra se stesso e il mondo circostante, scrutando ogni anfratto dell’esistenza e sforzandosi di sbaragliare qualsiasi cicatrice: è la vocazione dell’essere regista, un’anima di Pippo Delbono che vale la pena non perdere.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Pippo Delbono
  • Fotografia: Pippo Delbono
  • Musiche: Michael Galasso, Alexander Balanescu
  • Cast: Marisa Berenson, Pippo Delbono, Irène Jacob, Bobo', Tilda Swinton, Marie-Agnès Gillot, Margherita Delbono, Sophie Calle
  • Sceneggiatura: Pippo Delbono

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