Arti Performative Dialoghi

Al via a Roma “Attraversamenti Multipli”: natura e paesaggio si fondono con le arti performative contemporanee. Intervista ad Alessandra Ferraro

Renata Savo

Da oggi, 29 giugno, all’8 luglio torna a Roma, nel Parco di Torre del Fiscale, il festival Attraversamenti Multipli, ideato e curato da Margine Operativo con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani. La 23esima edizione è realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo ed è un progetto promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Per il festival multidisciplinare dalla storia ultraventennale, vetrina imperdibile del mondo delle arti performative nella bollente estate romana, si apre una nuova fase.
Ne abbiamo parlato con la co-direttrice artistica Alessandra Ferraro.

Dopo l’esperimento, si può dire, dello scorso anno, per questa edizione il festival si sposta completamente al Parco di Torre del Fiscale. Quali sono state le ragioni di questa scelta?

L’anno scorso abbiamo inserito qualche appuntamento al Parco di Torre del Fiscale come se fosse stato un po’ un prologo a quello che sarebbe accaduto quest’anno, ovvero questo spostamento completo per aprire una nuova fase di ricerca del nostro festival, quella del rapporto tra le arti performative contemporanee e la natura urbana. Ci interessava il Parco di Torre del Fiscale per diverse ragioni: rimaniamo comunque nel Quadraro, quartiere dove Attraversamenti Multipli ha cominciato ad abitare dal 2017; e poi perché è un luogo sotto molti punti di vista interessante, di sincretismo tra un aspetto rurale, di campagna romana, e un luogo archeologico, in cui ci sono due acquedotti romani attorno a una torre medievale. È uno spazio che ha anche una bella presenza monumentale, di archeologia, infatti fa parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica. Contemporaneamente, è un parco urbano pubblico incastonato nella città: si trova in una zona di Roma ad altissima densità abitativa, prossima alla Via Appia e alla Tuscolana; da una parte c’è la ferrovia e dall’altra vi passano aerei in volo diretti verso l’aeroporto di Ciampino. È questo suo essere nello stesso tempo polmone verde all’interno di una zona ad alta densità abitativa e spazio di rigenerazione urbana (fino all’inizio degli anni 2000 era stato completamente abbandonato) che ci interessa, tenendo anche conto del fatto che il parco è stato riqualificato grazie a tutto un movimento nato dal basso, tra associazioni, comunità, gruppi che hanno fatto pressione affinché subisse una trasformazione e un’attenzione. Attraversamenti Multipli, a sua volta, è sempre stato come sai un festival molto attento a connettersi con i sintomi simbolo dei processi di trasformazione della città. Per tutti i motivi e le caratteristiche, quindi, che ho elencato il Parco di Torre del Fiscale ci è sembrato il luogo adatto in cui iniziare questa nostra nuova fase di ricerca.

Maxime & Francesco, “Re-Garde”

Largo Spartaco anche è stata una location molto interessante, per la commistione di pubblici diversi, per l’azione di immersione nella vita sociale, pulsante, di un quartiere. Non vi mancherà?

Lasciamo qualcosa ma ritroviamo qualcos’altro di simile anche se diverso, perché il parco di Torre del Fiscale è un parco pubblico, e anche Largo Spartaco è uno spazio pubblico. Ed è comunque molto vissuto, attraversato da bambini, famiglie, ciclisti. La nostra azione rientra nel disegno di volersi connettere con dei luoghi per andare a valorizzarli ulteriormente, luoghi dove c’è già una vita, non trattandosi di uno spazio chiuso o privato. Per noi è una fase nuova, e quindi abbiamo fatto una nuova scelta, anche se coerente con il passato del festival, che è sempre stato una manifestazione un po’ “inquieta”: per anni è stato nomade, ha toccato luoghi molto diversi prima di fermarsi, diciamo così, a Largo Spartaco e nel quartiere Quadraro, dove ha abitato anche le sue aree limitrofe, permettendo l’immersione nel tessuto urbano e la creazione di connessioni, relazioni forti, con le comunità che ci sono in quel quadrante della città. Quest’anno abbiamo deciso di cambiare luogo anche per collegarci al tema che abbiamo scelto per i prossimi anni, che un po’ viene raccontato anche attraverso la nuova immagine grafica del festival, ovvero delle mani che sorreggono il pianeta Terra con su scritto “FRAGILE”, un’idea che vuole condensare un po’ tutto quello che ci circonda: il problema dell’emergenza climatica, la fragilità del pianeta Terra, la fragilità del mondo contemporaneo delle arti performative, e la fragilità di noi come esseri umani, qualcosa con cui tutti e tutte abbiamo dovuto fare i conti durante la pandemia, la quale ci ha messi di fronte alla fragilità e all’importanza dell’interconnessione, ci ha ricordato quanto fossimo tutti correlati, a livello globale, non soltanto tra esseri umani ma anche con animali, piante, ecc.. “FRAGILE” è anche un po’ un proseguimento del tema che ci ha accompagnato nei tre anni precedenti: “Tutto è connesso”, la cui cui grafica riprendeva delle farfalle alludendo al discorso del “butterfly effect”, e quindi all’interazione fra tutti. Dentro questo ragionamento, quest’anno si colloca “FRAGILE”, che in qualche modo riflette sulla sostenibilità. Ci sembrava interessante andare nella natura urbana, nel paesaggio verde della metropoli. I polmoni verdi sono fondamentali per la città e vanno valorizzati e utilizzati di più. Per continuare a ragionare sullo spazio pubblico avevamo bisogno di andare in un parco pubblico: rappresenta lo sviluppo di un percorso tracciato in passato dal festival, che si è sempre interrogato sugli spazi pubblici, per declinare stavolta il tema sullo spazio pubblico “verde”. 

Fossick Project, “Fire Charmers”

Come si declina invece la fragilità, il “Fragile”, tema di quest’anno, all’interno del programma di eventi?

“FRAGILE” è un filo conduttore che si declina in modi diversi, soprattutto nella forma e nei formati che proponiamo al pubblico, che sono sempre molto particolari. Ci sono 21 fra compagnie nazionali e internazionali. Quello che abbiamo chiesto prima di tutto agli artisti è di stare con noi all’interno di una dinamica di rischio, in quanto le performance si presentano senza delle reti di protezione dello spazio deputato e in più sono immerse nella natura, nel senso che per una scelta estetica, poetica e politica si lavora non su pedane o linoleum, ma in relazione e in dialogo con lo spazio esterno, nell’erba, e con la presenza di pubblico intorno. Ci sarà un supporto tecnologico, ma sarà tutto a basso impatto ambientale, moltissime performance avverranno con la luce naturale del tramonto; in molti casi ci sarà un supporto sonoro ma si svolgeranno con la luce naturale. Su questo l’elemento del FRAGILE è più su un livello di forma, di esposizione dei corpi dei performer. Poi ci sono alcuni spettacoli come quello del duo Fossick Project formato dall’illustratrice Cecilia Valagussa e dalla cantante/compositrice Marta del Grandi, che presenta lo spettacolo-concerto “Fire Charmers”, rivisitazione in forma contemporanea del teatro delle ombre, che si intreccia con il video live e con la musica dal vivo per ruotare intorno al tema dell’impatto del cambiamento climatico sul pianeta e sul mondo animale (5 luglio). C’è la compagnia francese Little Garden, con lo spettacolo omonimo di e con Fabrizio Solinas che intreccia il circo contemporaneo con la danza e la giocoleria ed è dedicato al mondo animale e ai suoi rituali (5 luglio). Ci sono, quindi, degli spettacoli i cui temi sono collegati, ma non è tanto quello quanto piuttosto una “modalità” di approccio: gli artisti scelgono un po’ insieme a noi questa postura artistica “fragile”, questo mettersi in gioco, accettando la categoria del rischio e sapendo che devono riformulare le loro produzioni in una versione green. Alcune sono creazioni site-specific, ma ci sono anche performance come quelle di Adriano Bolognino, “Come neve” (6 luglio), selezionata tra i vincitori di Danza Urbana XL 2023, che è stato portata anche spesso nei musei, capace di creare un intreccio tra i corpi di due danzatrici e i loro abiti realizzati all’uncinetto, fatti a mano, spettacolo che come altri ad Attraversamenti Multipli ha subito una variazione per adattarsi al contesto naturale. C’è da parte di tutti gli artisti ospitati una disponibilità a vedere la propria opera non come qualcosa di chiuso ma che può essere trasformato e ripensato. Parlando di formati particolari, sia spaziali che temporali, che continuiamo a indagare, penso per esempio anche a lacasadargilla, che presenta una variazione – creata in esclusiva per il festival – di “Città Sola”, un progetto teatrale multiforme che ruota intorno al romanzo di Olivia Laing e che si compone per Attraversamenti Multipli in un talk performativo “Corpi soli e città” (29 giugno) e da un audio paesaggio / percorso sonoro “Citta sola” Variazione 2. Tonnellate di fiori nel mio giardino” (29, 30 giugno e 1 luglio).

Arnau Pérez

Come avviene l’azione di scouting, di selezione, delle compagnie straniere, che spesso sono delle vere e proprie novità in Italia?  

Durante tutto l’anno lavoriamo su questo aspetto grazie a delle relazioni che si sono andate a creare con altre realtà. Ad esempio, il danzatore e coreografo spagnolo Arnau Pérez – scelto tra gli artisti selezionati per il 2023 dalla rete spagnola A Cielo Abierto, che raccoglie festival di danza che operano negli spazi urbani – presenta in prima nazionale la performance “Single”, in una dimensione dialogante con gli spazi del Parco di Torre del Fiscale (29 giugno). Da diversi anni siamo in ascolto di tutto ciò che questa rete realizza. E poi c’è lo spettacolo “Little Garden” già citato, passato in Italia da Milano ma che abbiamo fortemente voluto portare a Roma. Abbraccia un pubblico dai quattro, cinque anni in su intrecciando danza e giocoleria, facendoci immergere nella natura, senza nessun tipo di supporto, luci o musica. Poi abbiamo la compagnia di Barcellona Iron Skulls, che fa un lavoro di innesto con la break dance sulla danza contemporanea e altre pratiche performative e che arriva in prima nazionale con “Nunca bailaré solo” di e con Diego Garrido (7 luglio), un solo che è quasi un viaggio emotivo. Iron Skulls è un gruppo molto interessante. Ci piacciono molto gli artisti che partono da un linguaggio popolare, diciamo da “crew”, per poi sviluppare dei ragionamenti intrecciando diversi linguaggi, dalla danza contemporanea come la contact alle arti visive. Maxime & Francesco invece è una compagnia residente in Francia che sarà in scena con la performance di danza “Re-garde” rivisitata per il festival in una dimensione site-specific e green. A tal proposito stiamo offrendo alle compagnie delle piccole residenze artistiche di qualche giorno per permettere loro di avere il tempo di ricreare le performance costruendo un dialogo con il luogo e il contesto. Ci sono poi compagnie a cui siamo affezionati, come la C&C Company di Carlo Massari: torna spesso al festival perché amiamo la sua poetica e la qualità della sua relazione con gli spazi. Massari propone in prima nazionale “Bastardi” (29 giugno), un lavoro che viene creato proprio ad Attraversamenti Multipli. Sempre Massari terrà anche un laboratorio, “Farsi corpo”, che continua il progetto iniziato a dicembre attraverso il bando del MiC sulle periferie e le città metropolitane. Il “primo movimento” è andato talmente bene che abbiamo deciso di ripensarlo per Attraversamenti Multipli, dove sarà presentato anche un happening collettivo con i partecipanti. Dovevano essere al massimo venti persone, ma hanno risposto in così tanti alla call che alla fine abbiamo deciso di allargare a dismisura il numero e ne saranno oltre quaranta. L’elevata risposta dei partecipanti ci dimostra che oggi questo aspetto dell’open air in contesti non tradizionali interessa e piace molto. 

In questa edizione sono ben tre i laboratori. A chi sono rivolti e come si potrà partecipare?

Abbiamo lanciato una call più di un mese fa attraverso social, webzine specializzate e il nostro sito internet. Il laboratorio di Carlo Massari non richiedeva particolari requisiti, era aperto a tutti, professionisti e non, vi si chiedeva solo la partecipazione continuativa su cinque giorni di laboratorio con restituzione finale. Un laboratorio completamente gratuito, aspetto questo della formazione accessibile, che ci è sembrato particolarmente importante in questo momento storico di crisi e di fatica. Abbiamo poi quello di visione interculturale e multilingue “Redazione Meticcia” a cura di Luca Lotano, che viene rilanciato anche per questa edizione, che vedrà al lavoro una redazione che seguirà tutto il festival e lo racconterà su un blog, costituita da spettatori “critici” di diverse provenienze geografiche. E, infine, ci sarà il laboratorio di Danza “Linguaggio MoDem”, rivolto a danzatori professionisti dai 18 anni in su (anche questo gratuito), tenuto da Filippo Domini, danzatore della storica compagnia.

Il programma del festival è consultabile sul sito attraversamentimultipli.it

[Immagine di copertina: Margine Operativo, “Un’altra Medea”. Foto di Carolina Farina]



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