Libri

Vetrina. “Morte di un naturalista”

Valentina Nencini

Il premio Nobel Seamus Heaney ci cattura con una raccolta poetica che evoca un’Arcadia dura e spietata, attingendo a piene mani alla sua esperienza biografica.

Seamus Heaney, poeta irlandese insignito del Nobel nel 1995, merita senza ombra di dubbio una riscoperta. Grazie alla pubblicazione, da parte di Mondadori, della sua prima raccolta poetica – risalente al 1966 – abbiamo la possibilità di conoscere il poeta ai suoi esordi, che si dimostrano tutt’altro che acerbi.

Attraverso le poesie raccolte in Morte di un naturalista ci troviamo catapultati nella vita agreste dell’Irlanda intorno al secondo dopoguerra e ne rimaniamo colpiti ed affascinati soprattutto perché ci ricorda tantissimo i racconti contadini dei nostri nonni, e ci porta a pensare che la vita dei campi non fosse poi tanto diversa in altri luoghi del mondo. Le brevi poesie che costituiscono l’opera raccontano momenti quotidiani della vita che il poeta stesso aveva vissuto nella sua infanzia; una vita che ci presenta una natura dura ed aspra. La particolarità dello sguardo del poeta consiste nell’alternare continuamente il punto di vista della narrazione tra lo sguardo adulto e lo sguardo bambino, fondendoli e rendendoli quasi indistinguibili. La durezza e perfino la crudeltà di certe pratiche diffuse, all’epoca e in quel contesto (si pensi alla poesia Le prime purghe in cui Heaney descrive in maniera vivida l’annegamento di alcuni cuccioli di gatto), viene quindi filtrata e mediata dalla razionalità dello sguardo adulto che giudica necessarie certe soluzioni, pur non negandone la brutalità.

In questa ottica viene quasi automatico pensare ad un’altra opera dal titolo stranamente affine a quello della raccolta di Heaney. Viaggio di un naturalista intorno al mondo è una delle prime opere di successo di Charles Darwin, una di quelle che lo portarono ad affermare le sue famose teorie sull’evoluzione delle specie. La natura seleziona chi deve sopravvive e chi deve morire, paiono dirci in coro Darwin e Heaney, pur con linguaggi dissimili ed apparentemente lontanissimi. Ed è quel che emerge da queste poesie: la certezza che la natura abbia delle sue regole imprescindibili e che non stia all’uomo giudicarle ma solamente prenderne atto, nel bene e nel male.

Lo stile poetico di Heaney è incisivo ed immediato, come se anche con le parole volesse ricreare gli eventi presenti nelle sue poesie. All’interno dei pochi versi delle sue composizioni non c’è spazio per uno stile evocativo allo stesso modo in cui non c’è spazio per abbandonarsi alle emozioni. Eppure tutto quello che il poeta scrive è fortemente sentito e non si percepisce un distacco o una distanza tra l’autore e la sua opera ma, semplicemente, un’accettazione per qualcosa che appare come ineluttabile.



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