Libri

Vetrina. “Anarkoressia”

Francesca Fichera

Un’aggressiva ed insolita raccolta di poesie che sfida da ogni lato la resistenza del lettore

Anarkoressia, l’inusuale raccolta di lettere poetiche di Giuliano Bugani edita dalla Bébert, nasce e orbita intorno all’idea di rifiuto. E lo fa due volte.

La prima di queste è chiara come il sole, ma tutt’altro che luminosa: balza fuori dalle pagine sotto forma di rigurgito rabbioso di parole, di dolore balbuziente intervallato, spezzato, da virgole e da punti. E indurito dalla k. “Un tentativo” – come spiegato dall’autore in una nota al testo – “di sostituirsi al linguaggio conservatore della C”; un principio provocatorio di rivoluzione culturale che vorrebbe innescare il suo equivalente politico. Ma è forse questa stessa dichiarazione d’intenti a penalizzare sul nascere il valore dell’esperimento e dei suoi effetti. Perché suona un po’ come un ‘io amo perché’: si bagna nella retorica della spiegazione, finendo con lo svilire, seppur parzialmente, le ragioni profonde della scrittura; le sue origini. E così la prefigurazione di un tipo di autore capace di “inquietare il Potere attraverso il linguaggio” arriva ad inquietare prima di tutto il lettore, introducendolo a una lettura difficile, fonte di sofferenza psicofisica e di una quasi certa cefalea. La questione però, che è anche il senso principale di Anarkoressia – la seconda delle due declinazioni del concetto di rifiuto -, sta nella volontà, anche abbastanza palese, di colpire ripetutamente chi legge alla mente e allo stomaco onde spingerlo ad essere nauseato da ciò che lo circonda.

Lo scopo è raggiunto: nelle poesie in forma di lettera del testo di Bugani la frammentazione di significato è solo apparente. La parola, così isolata, muta in arma, in tramite vivido e dolente d’informazione. Ogni soggetto, oggetto ed evento (si badi bene: esistito o esistente, terribilmente reale), spiegato da poche righe introduttive, è spogliato, attaccato, mostrato nudo su una meritata gogna – vedi i brani sulla “violenza clericopedofila”, fra cui spicca per spaventosa efficacia La via Krucis. A essere presi di mira, tra i tanti, anche Matteo Renzi – con quell’arguto verso “Vangelo. Secondo Matteo. Renzi.” – e Susanna Kamusso. A essere preso di mira è il Potere (Democrazia inclusa) visto come condensato di soprusi e privazioni.

Quella di Bugani si configura come visione imposta in un mondo di imposizioni: quando sposa un sentimento diverso dalla rabbia, quale ad esempio il cordoglio espresso nei componimenti dedicati alle vittime della tragedia del Vajont e del terremoto a L’Aquila, arriva in profondità. Per il resto, si limita a schiaffeggiare il lettore con la forza dello stesso male che ha attraversato.

Il compianto Roberto Roversi, curatore della prefazione, ne ha definito la lettura come un’esperienza da cui “si esce ulteriormente rafforzati, e come travolti ma non impauriti, da un ciclone di fatti e riferimenti”. Concludendo (non del tutto a torto): “È un libro utile, dall’inizio alla fine”.

Ma non a tutti, perché non è per tutti. Proprio non può esserlo.


  • Genere: Poesia

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