Libri

Vetrina. “La settimana bianca”

Valentina Nencini

Emmanuel Carrère con La settimana bianca ci regala un convincente racconto di orrore quotidiano filtrato dallo sguardo infantile. E ci conquista.

Raccontare l’infanzia e risultare credibili è una delle cose più difficili da fare. Sono pochi gli scrittori che riescono a ricreare, tra le pagine di un romanzo, il modo di pensare e di sentire di un bambino senza cadere nella tentazione di descrivere,  semplicemente, un adulto in miniatura. Perché il mondo infantile è estremamente distante dal nostro e, anche se siamo stati tutti bambini, tendiamo a dimenticare quel periodo della nostra vita.

Per fortuna esistono autori come Stephen King o Niccolò Ammaniti  (per parlare solo dei contemporanei) che sono riusciti a raccontare l’infanzia in maniera realistica ed estremamente convincente, creando personaggi memorabili e vivi (basta pensare ai protagonisti di It o di Stand By Me o de La bambina che amava Tom Gordon oppure a quelli di Io non ho paura e Ti prendo e ti porto via).

Emmanuel Carrère, se possibile, fa un passo ancora avanti nel raccontare pochi giorni della vita di Nicolas, il piccolo protagonista del racconto, perché aggiunge un elemento fondamentale: la delicatezza, una caratteristica inequivocabile dell’età infantile che tanti adulti stentano a riconoscere. Carrère, invece, riesce a descrive momenti drammatici e forti riempiendoli della dolcezza tipica di chi, per età anagrafica, non ha la percezione cruda di ciò che gli sta accadendo, ma filtra tutto attraverso la fantasia che rende storie inventate e realtà quasi paritetiche, risultando difficile anche per il lettore stesso distinguerle.

La settimana bianca può essere definito a ragione un racconto dell’orrore, anche se la continua sovrapposizione di fantasia e realtà contribuiscono a filtrarlo, a farlo apparire solo a squarci, in maniera improvvisa e, proprio per questo, incomprensibile.

Carrère si connota immediatamente come un grande scrittore, proprio per l’abilità con cui sviluppa la tensione e tiene insieme tutti i piani del racconto, sovrapponendoli ed alternandoli con un’inequivocabile maestria. Ma la cosa migliore della sua narrazione è che non resta mai distaccato dai suoi personaggi, bensì partecipa emotivamente alle vicende che racconta, prova compassione per le sue creature letterarie e, di conseguenza, spinge il lettore a provarla a sua volta.

Ed è doveroso ringraziare Adelphi che, per merito di una lungimirante campagna editoriale, ha favorito la diffusione di questo autore anche nel nostro Paese. Ripubblicando oggi questo lungo racconto del 1995 contribuisce a porre nuova attenzione su uno scrittore che merita di essere diffuso e conosciuto.


  • Genere: Romanzo

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