Arti Performative

Stefano Incerti // La Reggente

Gianluca De Santis

La Reggente che dà il titolo allo spettacolo andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma da giovedì 12 a domenica 15 ottobre è la sensuale e volubile moglie del boss Don Vincenzo detto “O’Pazzariello”. La donna si ritrova, dopo l’arresto del marito, a dover gestire tutti gli affari del clan camorristico, ed è costretta a farsi strada in un ambiente dove a comandare sono gli uomini. Per difendere la propria supremazia sarà pronta a tutto, scivolando in un turbine incontrollato di sadica violenza e sete di potere.

È sul corpo e attraverso il corpo di Elena Russo che il regista Stefano Incerti (alla sua prima regia teatrale dopo anni di lavoro dietro la macchina da presa, con film come Il verificatore, vincitore del David di Donatello, I vesuviani, L’Uomo di vetro, Complici del silenzio, Gorbaciof), partendo dal testo scritto da Fortunato Calvino, cerca di costruire la sua riflessione sulle dinamiche del potere e sulla violenza generata dalla volontà di potenza. Per farlo va alla ricerca di un connubio difficile tra verismo e simbolismo, tra dramma shakespeariano e tragedia greca.

Scene di sesso e urla di dolore si alternano a momenti onirici e a frammenti di intime confessioni, in un calderone ribollente di temi e suggestioni che, se da un lato riesce a generare autentici momenti di emozione e di empatia con i personaggi dall’altro sembra premere troppo su una morbosa simbiosi di eros e thanatos che non riesce a convincere fino in fondo.

Bravi i tre interpreti (alla Russo si aggiungono Salvatore Striano e Luigi Credendino nel ruolo di scagnozzi-amanti) protagonisti di un triangolo dove l’amore è una trappola, una merce di scambio, un’arma di ricatto attraverso cui controllare l’altro ed esigere obbedienza e cieca devozione. Tutti i personaggi vorticano in un inarrestabile doppio movimento, dove passione e interesse economico vanno di pari passo, e dove corpi e anime sono costretti e imprigionati dai vestiti di pelle e dalla claustrofobica casa-ufficio della reggente (suggestivo il lavoro su scenografia e costumi fatto gli allievi della Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti Elvira Borriello).

Peccato che gli ottimi ingredienti di base non trovino alla fine una amalgama efficace e che la storia non riesca a liberarsi da un certo preconcetto sulla “mascolinizzazione della donna” dovuta all’esercizio della forza e del comando che sembra dettata in alcuni momenti da una fastidiosa misoginia di fondo. Un limite che impedisce a La Reggente di trasformarsi in qualcosa di più della messa in scena di un efficace ma troppo programmatico gioco di potere.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti