Arti Performative

La Fabbrica dell’Attore // Saved

Gianluca De Santis

Esistono ancora i sobborghi londinesi descritti in Saved di Edward Bond, opera spartiacque del teatro britannico che già nel 1965 anticipava con impressionante lungimiranza il baratro dell’era thatcheriana? Molte cose sono cambiate da allora, e mettere in scena oggi il lavoro del drammaturgo inglese significa andare alla ricerca di strade nuove, che permettano di superare il profondo legame del testo con la sua epoca, risvegliando in un pubblico assuefatto la capacità sopita di lasciarsi sconvolgere. Gianluca Merolli, regista e attore dello spettacolo presentato in prima assoluta al Teatro Vascello dal 29 novembre al 10 dicembre, riesce a superare la non facile prova, creando un ambiente che è insieme concretamente realistico – con canzoni anni ’80 che echeggiano in cucine dai tavoli di teak e metallo – ma anche assolutamente astratto, capace di rendere attuale questo dramma dell’alienazione capitalista chiamando in causa direttamente lo spettatore.

Saved, foto di Tommaso Le Pera

Saved mette in scena due gruppi sociali speculari, ugualmente spenti e annoiati, ugualmente incattiviti, ugualmente privi di affetto ed empatia verso gli altri. Da una parte una famiglia dove padre e madre (Francesco Biscione e Manuela Kusterman, molto bravi) non si parlano da anni, e dove la figlia Pam (Lucia Lavia) vive solo dell’opposizione alla loro indifferenza; dall’altra, una banda di giovani senza lavoro e senza futuro (Antonio Bandiera, Carolina Cametti, Michele Costabile, Marco Rizzo e Giovanni Serratore) capitanati dal bel Fred (Marco Rossetti). In mezzo, il giovane Len (Gianluca Merolli), innamorato di Pam, presto dimenticato ma caparbiamente deciso a restarle accanto.

Dialoghi dalle frasi brevi e gridate si sovrappongono, si spezzano, si perdono in bocca ai giovani attori, costretti a contenere la propria malata vitalità (i movimenti sono di Marco Angelilli) in uno spazio claustrofobico che sembra essere senza via d’uscita. La scena mobile, ideata da Paola Castrignanò e spostata a vista dagli stessi attori, si trasforma velocemente da interno a esterno, da casa della famiglia di Pam a squallida periferia, mettendo in contatto quelle che sono due facce della stessa medaglia. Non c’è differenza tra fuori e dentro, tra quel focolare tutt’altro che protettivo, dove si resta insieme non per qualcuno ma contro qualcuno, e quell’esterno vuoto e stupidamente feroce. In entrambi sono banditi tutti i sentimenti positivi: l’amicizia si trasforma in rabbia, il divertimento in un gioco violento e sanguinoso, l’amore in odio e patologica ossessione.

Il fulcro centrale resta la scena della morte del bambino senza nome di Pam e Fred, oggetto non voluto e non amato, abbandonato in un angolo, dimenticato, ignorato e alla fine lapidato senza pietà e senza rimorso. «La vita che ho avuto può trasformare un uomo corretto in uno cattivo», dicono gli Smith in una delle canzoni che sentiamo. Il dito di Saved è infatti puntato contro la società più che contro i personaggi. Le pietre messe sul bracciolo delle poltrone non lasciano dubbi: per il giovane regista la colpa è anche nostra, di chi, come Len, resta a guardare e non fa nulla.

È proprio il personaggio interpretato con sottigliezza dallo stesso Merolli quello più complesso, più sfaccettato, e per questo più ambiguo. Esterno a tutti e due i gruppi che vediamo in scena ma combattuto dalla volontà di inserirsi in entrambi, sembra volerli aiutare a uscire dal loro torpore senza però averne davvero la forza. Lo spettacolo si chiude su di lui, ancora bloccato in casa davanti alla “famiglia” riunita, pronto ad aggiustare una sedia claudicante. Una volontà cieca di rimettere insieme i pezzi che ha il sapore di un disperato e un po’ folle ottimismo. Come dicono i R.E.M. in Everyboby hurts, un’altra delle canzoni che fa da colonna sonora allo spettacolo, «quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita, resisti». La speranza è di essere salvati. Da chi? In che modo? Domande alle quali non è facile dare risposta.

 

La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

SAVED di Edward Bond

traduzione di Tommaso Spinelli

con Francesco Biscione, Manuela Kustermann, Lucia Lavia, Gianluca Merolli, Marco Rossetti

Gianluca Merolli – Len | Lucia Lavia – Pam | Marco Rossetti – Fred | Francesco Biscione – Harry

Manuela Kustermann – Mary | Michele Costabile – Pete | Marco Rizzo – Colin | Giovanni Serratore – Mike

Antonio Bandiera- Barry | Carolina Cametti – Liz

Movimenti Marco Angelilli

scene Paola Castrignanò

costumi Domitilla Giuliano

luci Valerio Geroldi

consulenza musicale Fabio Antonelli

scenografo collaboratore Paolo Ferrari

aiuto regia Maddalena Serratore e Antonio Bandiera

foto  Pino Le Pera – Tommaso Le Pera

 



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