Libri

Vetrina. “Armonie contro il giorno. Il cinema di Béla Tarr”

Francesca Fichera

La prima pubblicazione tutta italiana dedicata al cinema dell’ungherese Béla Tarr.

Marco Grosoli, esperto in film studies e collaboratore per diverse riviste cinematografiche, ci porta in mezzo alle cose del mondo di Béla Tarr, regista ungherese dalla breve ma sfolgorante carriera, all’apice della celebrità grazie al recente (nonché ultimo) Il cavallo di Torino (A torinói ló, 2011). Con l’aiuto del critico Michael Guarneri e il fondamentale supporto dell’editore bèbert, che inaugura così la collana a tema cinema 24fps, Grosoli cura il volume Armonie contro il giorno, primo intervento saggistico tutto italiano dedicato al regista ungherese; un’ammirevole operazione di (ri)scoperta e diffusione del lato più velato e prezioso del panorama cinematografico attuale.

Che proprio dal tempo parte, ricostruendo – com’è giusto – la biografia di Tarr per poi tuffarsi a capofitto nelle sue opere per il grande schermo, qui analizzate secondo un naturale ordine cronologico ma anche – ed è ciò che contraddistingue la particolare impostazione di lettura del testo – sulla base di una periodizzazione che osserva e fissa simboli, salti e involuzioni della poetica del cineasta, tutta incentrata sul cerchio: la vera sfida, intrinsecamente post-moderna, lanciata da Tarr a forme e processi della narrazione, finanche alla sua stessa essenza, che Grosoli riesce a sottolineare attraverso una scrittura chiara e, insieme, mai superficiale.

La sua è una analisi minuziosa – a tratti sfiorante l’eccesso – dei testi filmici, disossati dal soggetto alle singole scene, dalle scenografie agli equivalenti semantici delle inquadrature. Ma i fiumi di dettagli (più qualche scorrettezza formale) sono il prezzo necessario per un sotto-testo estremamente ricco, prova concreta di una visione soggettiva che ha finito con l’assomigliare all’intento essenziale dell’oggetto osservato: rappresentare relazioni. Armonie contro il giorno smuove gli abissi del cinema del regista ungherese non solo per riportarne alla luce i nessi fondamentali, bensì onde stabilirne altri, forse non tutti inediti ma, di sicuro, nuovi nel modo in cui sono presentati.

Così emergono i rapporti con la pittura suprematista di Malevich, l’incontro-scontro con il realismo socialista, un nichilismo reinventato che contempla “una materia inerte, sia essa fatta di cose o persone, ugualmente in rovina”; e sono solo alcune fra le intuizioni che il libro di Grosoli dona ai suoi lettori, insieme con le testimonianze dirette – di Tarr, del direttore della fotografia Fred Kelemen e del musicista Mihály Víg – offerte dalle interviste di Guarneri in appendice, per un’opera di notevole valore, editoriale e scientifico.

 


  • Genere: Saggistica

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