Cinema

Frankenweenie

Pasquale Parisi

Tim Burton ritorna su se stesso portando sullo schermo la versione in lungometraggio di uno dei suoi primi lavori realizzati per la Walt Disney Pictures

Come reagisce un bambino alla scomparsa di un amatissimo animale, sfortunatamente investito da un’automobile? Se il bambino in questione è un solitario appassionato di film e scienza, e soprattutto si chiama Victor Frankenstein, è piuttosto probabile che finisca col tentare di riportare in vita il cagnolino con un ardito esperimento.

La prima incarnazione di Frankenweenie vide la luce nel 1984 in forma di cortometraggio, anche in quel caso una produzione Disney (attualmente reperibile in alcune edizioni su disco di The Nightmare Before Christmas): la nuova versione, sempre diretta da Tim Burton, ne riprende l’intreccio, che vede il giovane Victor (doppiato da Charlie Tahan) riportare in vita il cane Sparky, ispirato da una lezione dell’insegnante di scienze Mr. Rzykruski (nientemeno che Martin Landau). E Sparky «è vivo!», ma non sarà facile celare la scoperta ad adulti non certo inclini a simili rivelazioni e perfidi compagni di scuola disposti a tutto pur di tentare a loro volta l’esperimento al fine di ottenere il primo posto alla fiera di scienze.

Il passaggio in forma di lungometraggio della morte e rinascita di Sparky comporta radicali novità tecniche. Se il film rimane in bianco e nero come l’originale, abbraccia ora stop-motion e 3D: la combinazione di tecniche dona al film un impatto visivo tremendamente accattivante, che quasi vale da solo il prezzo del biglietto. L’altro fattore di interesse sta invece nella notevole messe di riferimenti e citazioni che costella la narrazione: si parte naturalmente dagli adattamenti da Mary Shelley diretti da James Whale (parlo di Frankenstein, 1931, e The Bride of Frankenstein, 1935), passando per certa parte dei gloriosi horror del cinema classico americano della prima metà del novecento, fino ad arrivare ad un videogame culto come Bioshock.

Fa bene al film, dunque, l’equilibrio che viene a crearsi tra impronta weird e citazioni, che rendono la visione particolarmente digeribile per gli adulti, e toni e morali orientati ad un pubblico più giovane. Certo, Frankenweenie non segnerà una delle tappe principali della carriera di Tim Burton, principalmente a causa dell’acerbità del progetto originale che, nonostante il ripensamento in occasione del ritorno in sala, non riesce a raggiungere particolare profondità; rimane però un ottimo prodotto, quasi un divertissement nostalgico, capace di colpire visivamente ed intrattenere con abilità.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Tim Burton
  • Fotografia: Peter Sorg
  • Musiche: Danny Elfman
  • Cast: Charlie Tahan, Winona Ryder, Atticus Shaffer, Martin Landau, Martin Short, Catherine O'Hara
  • Sceneggiatura: John August

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