Arti Visive

#Focus. Cosa sta succedendo nel mondo della video arte? Se ne discute a Roma con “Retina”

Renata Savo

Dal Retina – Rome Video Art Festival – presso il MACRO La Factory, al Brancaleone: a Roma s’incontrano le opere di video artisti provenienti da tutto il mondo, e si discute sull’evoluzione del linguaggio.


 

«Cosa sta succedendo nel mondo della video arte?» è stata la domanda lanciata da Dalila D’Amico di Arteintelligent.org in apertura al seminario “Il Post Video” al Macro La Factory, dove ha avuto luogo Retina, il primo “Rome Video Art Festival”. La stessa che Dalila, in qualità di direttrice artistica – e dottoranda in Musica e Spettacolo dell’Università “La Sapienza” – ha posto a se stessa, umilmente: «L’importante, oggi, non è rispondere alla domanda», ha aggiunto, «ma lanciarla», farla risuonare tra critici, studiosi e, non ultimo, pubblico.

La video arte nasce dall’incontro dell’arte figurativa con altri media, al confine con il cinema e la televisione, forme di comunicazione popolari verso le quali i video artisti ante litteram manifestarono il loro atteggiamento critico. Dopo il suo periodo di splendore degli anni Novanta, in seguito a un maggiore affinamento delle tecnologie digitali, tale linguaggio si è “inabissato” e ha seguito altre strade. Chi ha raccolto le sue eredità?

Valentina Valentini, Milo Adami, Raul Grisolia, i tre relatori presenti al seminario, hanno brevemente illustrato per Retina le loro opinioni, prossimamente oggetto di una raccolta di saggi sulla questione.

Parole chiave come «turbolenza» nel senso di una rottura degli schemi e «ri-mediazione», secondo Valentina Valentini, studiosa di teatro e nuovi media dell’Università La Sapienza, descrivono i terreni solcati dalla video arte nell’ultimo ventennio: artisti come Bill Viola, per esempio, giocano sull’ambiguità dell’immagine fissa della cornice pittorica e il movimento del mezzo cinematografico; altre parole chiave sono «interattività» e l’«ibridazione» del linguaggio con la performance, come è esemplificato dagli “ambienti sensibili” di Studio Azzurro, opere completate dall’intervento del fruitore.

L’analisi di Milo Adami, dottorando in Tecnologie digitali e metodologie per la ricerca sullo spettacolo, parte dalle mostre e cita Anthony McCall; le sue riprese di film hitchcockiani con attori non professionisti e l’utilizzo di dispositivi appartenenti all’immaginario cinematografico descrivono bene uno dei possibili “corto circuiti”: tra la fruizione museale dell’opera e il processo produttivo tipico di altri linguaggi.

Raul Grisolia, esperto di cinema, sostiene che per comprendere le nuove strade imboccate dalla video arte bisogna guardare alle specificità del linguaggio; sarebbe necessario, quindi, comprendere il rapporto che l’opera instaura con lo spazio che la accoglie, e individuare, per esempio, qual è il punto di vista prescelto dall’artista e come viene affrontato il problema della realizzazione di una stessa «immagine razionale» nel trasferimento di un’opera da uno spazio a un altro.

L’incontro si è rivelato senza dubbio utile alla comprensione della mappa di opere che Retina ha proposto.

Articolata in quattro sezioni – Corpo, Memoria, Percezione, Astrazione – per un totale di 21 opere provenienti da tutto il mondo, la mostra ospitata da Retina ha raggruppato un campione vasto e differenziato.

Nella sezione “Corpo”, le opere di Alessandro Amaducci, Recep Akar, Walter Paradiso, Yuki Ogura, Min Kim Park, Tell No One, Dvein; dentro questi lavori il corpo è oggetto e soggetto attraverso cui innescare il contrasto tra forme di vita (umana Vs artificiale), modi di essere (staticità/moto, esteriorità/intimità), elementi naturali (terra/acqua).

Protagonisti della sezione “Astrazione”, invece, i video di Hérnan Apablaza, Pooja Iranna, Thorsten Fleisch, Sebastian Murra. Al centro, soprattutto le reazioni dell’osservatore di fronte alla costruzione di effetti che stimolano la tensione o il rilassamento nervosi; la capacità umana di guardare oltre la superficie delle cose, così come quella di penetrare il senso di un sistema ideologico.

Il tema della Memoria è declinato nelle opere di Albert Alcoz, Amir Khanpoor e Seyyed Mohammad Jeddi, Arthur Tuoto, Ivan Svoboda. In queste si esprime l’incontro tra passato e futuro suggellato attraverso la luce; si riflette con il cinema sull’immaterialità del linguaggio e la sua dimensione mimetica; si proiettano le memorie e le aspirazioni dell’artista.

Nella sezione dedicata alla Percezione, Annetta Kapon, Guglielmo Emmolo, Jake Fried, Silvia Iorio, Mischa Rozema, Dvein. Qui, forze opposte si combattono nei lampi che illuminano oscure vedute; paesaggi liquidi si sciolgono su volti espressivi in un fluire continuo di immagini e forme plastiche; scopriamo, infine, come la scienza entra in contatto con l’arte.

Per chi avesse mancato l’appuntamento del 21 e 22 febbraio con Retina al Macro La Factory, servita su un piatto d’argento la possibilità di rifarsi il 12 e 13 marzo con il Retina LIVE Video Art Festival: la seconda parte dell’evento, focalizzata sulle possibili relazioni tra video arte e performance dal vivo, che si terrà negli spazi del Centro Culturale Brancaleone, dove si potranno vedere anche le opere proposte nei due giorni di festival al Macro.

 

 

 



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