Arti Performative

Cuocolo/Bosetti // The Walk

Renata Savo

Lo spettacolo itinerante The Walk con la regia di Renato Cuocolo e la presenza di Roberta Bosetti prende in prestito come location la mappa e il paesaggio fiorentini per immaginare gli ultimi istanti di vita di un amico che non c’è più


 

Dopo essere stato a Roma per tre settimane all’interno della rassegna ‘Le vie dei festival 2014’, e poi ancora a Genova e a Como, il 9 aprile The Walk di Cuocolo/Bosetti ha preso in prestito la mappa e il paesaggio di una sfavillante Firenze durante una delle prime, e forse insolite, calde sere di primavera.

The Walk è la storia della perdita di qualcuno e allo stesso tempo la reazione spontanea di chi quella perdita l’ha subita per davvero. Protagonista, infatti, non è un personaggio di pura fantasia, ma Roberta Bosetti; e quel “qualcuno”, un amico di Vercelli, la sua città di origine.

Basta sapere questo e trovare il coraggio di abbandonarsi completamente suggellando un patto di fede con chi ci parla per inoltrarci in un’esperienza intima nella sua autenticità, che affronta il tema del lutto e della morte: dell’esserci ancora, appunto, dopo la morte di un individuo prima di allora meno significante nella nostra vita, al quale non siamo riusciti a dire ‘addio’.

Una donna ci chiede di seguirla e accompagnarla sul sentiero da lei costruito al fine di espiare la sofferenza per la perdita subita. Non solo parlare del dolore aiuta ad alleggerirne il peso, ma autoconvincersi di percorrere le ultime centinaia di metri solcate in quegli istanti di vita ultima, da chi se ne è andato vedendosi stroncato all’improvviso da un infarto, attiva una forma utile di partecipazione emotiva che può aiutare a esorcizzarne l’assenza. «Vado a fare due passi, mi aveva detto. Passano le ore… ». Non rientra più.

Così, invitati dalla voce di Roberta che udiamo profonda negli auricolari, acquistiamo consapevolezza del nostro ruolo di testimoni durante il processo di attualizzazione della sua memoria, di tutte quelle azioni che possono servire a tenere in vita il suo ricordo, prestando i nostri occhi a un’immaginazione supportata da tracce reali, gli oggetti quotidiani realmente posseduti – o presunti tali – che appartenevano al suo amico. Ci incamminiamo, la inseguiamo con andatura ieratica come in un corteo funebre, lungo il percorso di ricognizione di quanto accaduto su un altro tragitto, in un altro momento. Ci guida per mano tra le strade meno conosciute di Firenze; facciamo tappa in una chiesetta semi-ignota agli stessi fiorentini, un angolino di pia solitudine e un rifugio sicuro, dove troviamo nel sogno di Roberta fatto quella notte che morì il suo amico, un masso che non sai se sprofonderà nel mare o si schianterà sulla terra, l’immagine di una stanza buia e di una fede laica che aiuta a reggersi in piedi e a camminare oltre. La stessa voce di Roberta Bosetti è un filo teso e spezzato, un sussurro che odiamo da lontano e che lentamente si fa presenza materica, corpo roccioso.

Lasciati in piazza Santo Spirito, nel quartiere popolare di San Frediano, restiamo soli con noi stessi a occhi chiusi mentre la vita continua a fluire, avvolti dai suoni fugaci, il vociare di bambini che giocano, i profumi che esalano dalle cucine.

Solido dal punto di vista drammaturgico e facilmente replicabile sulla mappa di qualsiasi città, l’unico fattore di rischio risiede nella disposizione momentanea del proprio stato d’animo: soltanto se sapremo aprirci e prestar fede all’autenticità del vissuto potremo comprendere fino in fondo il senso di questo cammino e subire, privi di difese, il suo fascino catartico.


Dettagli

  • Titolo originale: The Walk

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