Cinema

Superman e il Cinema

Antonello Trezza

Un breve excursus sulla singolare e travagliata vita cinematografica dell’Uomo d’Acciaio alla viglia della distribuzione italiana del film di Zack Snyder.

Siamo al countdown. Il tanto atteso L’uomo d’acciaio di Zack Snyder (uno per niente indifferente ai cinecomic), con protagonista Hanry Cavill, è in procinto di approdare nelle sale cinematografiche italiane, dopo che l’uscita prevista inizialmente nel Dicembre 2012 è stata posticipata per esigenze di marketing.

Nonostante lo scorso anno sia stato generoso per il cinema a fumetti, dal fenomeno The Avengers e passando per le conclusioni delle due trilogie che più hanno appassionato i cultori del genere, il succitato Batman e poi, 2013 inoltrato, Iron Man 3, l’ennesimo reboot del personaggio di Superman è probabilmente il film più atteso. Ma non per i motivi più tradizionali. Ben sei sono state le pellicole che hanno portato sul grande schermo le avventure dell’Uomo d’Acciaio. Sette se si considera l’improbabile spin-off del 1984, Supergirl. Ma procediamo con ordine.

Ci vollero solo tredici anni dalla sua prima apparizione (1938), sul numero uno di Action Comics, albo mensile della National (l’attuale DC Comics), perché Hollywood si accorgesse dell’eroe creato da Jerry Siegel e Joe Shuster. Il risultato fu Superman and the Mole Men, un flop cinematografico che non compromise il successo della successiva serie televisiva, sempre con protagonista George Revees (attore la cui morte ha anche ispirato il film Hollywoodland con Ben Affleck).

Nonostante la fama sul piccolo schermo, il cinema sembrava non voler concedere ulteriore spazio al supereroe, e fu solo grazie alla caparbietà del produttore Ilya Salkind e alla sceneggiatura di Mario Puzo (Il Padrino) che nel 1978 l’eroe di Krypton tornò sul grande schermo, con la regia di Richard Donner. Ad impersonarlo Christopher Reeve accompagnato da un cast d’eccezione, tra cui Marlon Brando (Jor-El) e Gene Hackman (Lex Luthor). L’esborso della produzione non fu indifferente, i costi salirono soprattutto per il cachet esagerato di Brando, ma il botteghino rispose registrando un incasso che superò i 300 milioni di dollari.

Il successo, la popolarità e la nuova linfa vitale che investì anche la produzione cartacea consentirono alla saga di continuare nonostante i rapporti non idilliaci tra Salkind e Donner. Superman II, in barba ai tagli finanziari e “creativi” attuati dalla produzione (per chi fosse interessato nel 2006 è uscito in DVD Superman II: The Richard Donner Cut), fu ancora un successo, tanto da consentire di mettere subito in cantiere un terzo film. L’allontanamento di Donner (la regia passò in mano a Richard Lester), però, ne compromise probabilmente la riuscita. Gli incassi furono minori e il pubblico non apprezzo per niente l’eccessiva comicità, resa ancora più marcata dalla scelta di Richard Pryor come spalla per Superman.

Il disastro di critica e botteghino convinse Salkind a vendere i diritti sul personaggio alla Cannon Film che decise di far uscire subito lo spin-off Supergirl (1984) e tre anni dopo Superman IV. Quest’ultimo, incentrato sul tema delle armi nucleari (siamo negli ultimi anni del comunismo e della Guerra Fredda), come per il precedente capitolo, fu tagliuzzato senza ritegno per scarsa disponibilità economica. Il risultato fu una sceneggiatura instabile e piena di buchi e dozzinali effetti speciali.

È dunque il 1987 quando vediamo per l’ultima volta Superman volare sugli schermi cinematografici. Nel frattempo i cinecomic non restano a guardare e a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta escono i due Batman di Tim Burton. La riuscita commerciale di queste due pellicole convinse la Warner Bros. (che nel frattempo si era accaparrata i diritti) a fare un reboot sull’uomo d’acciaio. I progetti, quasi tutti incentrati sul colpo editoriale della saga The Death of Superman, sono svariati, le sceneggiature (tra cui alcune grottesche come quelle di Kevin Smith) si succedono, fino a quando la Warner Bros. non decide di affidarsi ancora a Tim Burton. È Superman Lives che sta per prendere vita. Nicolas Cage è il predestinato Clark Kent in quello che sembra essere a tutti gli effetti un mondo misto tra i Trasformers e i Power Rangers. Svariate vicissitudini portarono l’aborto di questo possibilissimo flop e scempio creativo.

Quando anche una promettente sceneggiatura di J.J. Abrams, Superman: Flyby, non vede la luce si delinea nella mente degli spettatori la convinzione che una vera e propria maledizione aleggi attorno al personaggio di Siegel e Shuster. Una triste realtà che trova conferma con Superman Returns nel 2006, per la regia di Bryan Singer, l’autore dei primi due fortunati capitoli cinematografici degli X-Men. Il film che voleva essere una sorta di trait d’union con quelli degli anni Settanta, fu l’ennesimo flop. Causa una sceneggiatura banale, con tratti eccessivamente comici e l’eccessivo accentramento della storia amorosa tra Superman e Lois Lane a discapito del resto, con una forte stereotipizzazione dei ruoli.

E adesso? Adesso ci riprovano. Il tutto nelle sapienti mani di Zack Snyder e, soprattutto, Christopher Nolan qui in vesti di produttore, un po’ troppo assente a giudicare dalle dichiarazioni recenti del protagonista Henry Cavill, che, dopo aver risollevato il personaggio di Batman dalla mediocrità di Schumacher, è chiamato ad un altro miracolo: resuscitare Superman. Non ci resta che pregare.



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