Libri

Vetrina. “E per dolce mangia un cuore”

Valentina Nencini

L’originale scrittura di Giuseppe Pompameo ci guida attraverso cinque brevi storie di un’umanità sconfitta e vessata da un destino di ineluttabile tragicità.

Leggendo i racconti che compongono l’opera seconda di Giuseppe Pompameo (quella d’esordio, Le strane abitudini del caso, è sempre edita da Scrittura&Scritture) si rimane colpiti dallo stile della sua scrittura. L’autore partenopeo dimostra una volontà quasi maniacale nella ricerca del termine perfetto, un termine che si accordi, come significato e come suono, a quelli contigui. Il suo stile assolutamente originale può risultare ostico, ad una lettura disattenta e veloce. In realtà è un modo di scrivere che richiede un coinvolgimento totale del lettore, che non può sottrarsi dall’essere invischiato nelle storie di vita presentate da Pompameo.

Il fil rouge che lega i cinque racconti della raccolta è sicuramente il male di vivere. I personaggi descritti abitano una vita rassegnata all’infelicità e procedono, quasi tutti, verso un destino malevolo, un finale già scritto.

Pompameo rifugge l’unità aristotelica di luogo, di tempo e d’azione e sceglie di ambientare le sue storie nei luoghi più disparati, da Lisbona a Buenos Aires, da Parigi a Roma fino al litorale adriatico, quasi a voler sottolineare per contrasto, grazie a questa difformità geografica, che il destino d’infelicità di certi individui è un qualcosa che va oltre quello che li può accomunare ma è insito ed inscindibile da un certo modo di vivere la propria vita.

Contrariamente a ciò che potrebbe apparire da una prima analisi ogni cinismo è bandito dalla narrazione di Pompameo, sostituito da uno sguardo lucido e partecipato verso questi destini che, nella loro ineluttabile tragicità, feriscono. Non si tratta di empatia, non c’è partecipazione emotiva, ma una ricerca intellettuale di affinità, la consapevolezza di appartenere alla stessa umanità.

Alla fine questa raccolta è perfettamente in linea con il titolo che porta (che è anche quello di uno dei racconti in essa contenuti). E per dolce mangia un cuore racchiude in sé il termine che è l’essenza del romanticismo (cuore) ma, decontestualizzandolo ed associandolo al verbo mangiare, diventa tutt’altro: un richiamo al cannibalismo, alla ferocia con cui gli uomini si nutrono di altri esseri viventi (uomini o animali non fa grossa differenza in questa accezione estrema). Infine il richiamo alla dolcezza, un sentimento che contrasta con la ferocia dell’immagine che la frase evoca. In questo titolo si riassume perfettamente lo stile ricercato dell’autore, la scelta accurata dei termini e l’associazione quasi surreale di questi a sottolineare un significato nuovo ed inedito. Di tutto questo è capace la scrittura personalissima di Pompameo.


  • Genere: Racconto

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