Libri

#unlibroinregalo – Il presentimento, di Emmanuel Bove

Francesca Fichera

La storia di un isolamento volontario nel romanzo di Emmanuel Bove, autore da scoprire.

 

Uno dei migliori regali possibili è la scoperta, la notizia di qualcosa di inedito. E un esempio che fa a questo caso lo può rappresentare un libricino breve ma potente come Il presentimento di Emmanuel Bove, nell’edizione italiana di Lavieri – che ne ha pubblicato anche La coalizione.

Un romanzo che, raccontando le insolite vicende parigine dell’avvocato Benesteau in appena 137 pagine, affronta ancora una volta il tipico tema della fuga dalla società. Quel moto improvviso di Charles Benesteau: cambiare vita, abbandonare la famiglia, gli affetti, il passato, delimitandoli con il confine invisibile (e fine a se stesso) dell’essere scapolo in una nuova casa. Ed è lì che il presentimento si radica man mano, fra le righe della sua esistenza come del racconto che la illustra: Bove parla piano ma colpisce forte, lentamente e in fondo, attraverso un periodare paratattico e privo di abbellimenti.

Grazie a lui, con uno stile del tutto particolare che pur sfrutta concetti già esplorati, la storia è in chi legge. Vi fiorisce poco a poco, suscitando un generale senso di rigetto, di disagio, dagli echi vagamente sartriani, che è prima lieve e poi cresce, insinuandosi fra gli interstizi di un crudissimo ritratto sociale: Benesteau e il suo presentimento, oltre che protagonisti letteralmente as-soluti, sono anche e prima di tutto la drammatica conseguenza di un profondo senso di incompatibilità rispetto a quell’ipocrisia che investe, domina e, spesso, perfino determina le relazioni umane. Una consapevolezza che emerge tramite lo straordinario coro di personaggi messo insieme dall’autore, senza enfasi ma con quella splendida attitudine al realismo capace di rendere ogni dettaglio memorabile come se venisse fotografato.

Forse fu per questa fondamentale tendenza a condividere più che a stupire, raccontando per il puro gusto di mettere su carta e a nudo il mondo, che Emmanuel Bove visse una vita di stenti e di rifiuti editoriali, costretto a dormire nell’ombra dei suoi colleghi più celebri. Ma il tempo è il miglior giudice, e ha fatto sì che la sua opera, letteratura fitta di significati gentilmente nascosti, tornasse a cavalcare le sue onde. Di libri del genere c’è tanto bisogno, specialmente ora che così spesso si scrive, o ci si illude di inaugurare forme espressive, solo per poter dire “l’ho fatto”. Non per scoprire, non per sfidarsi.


  • Genere: Romanzo
  • Altro: Traduzione di Gianfranco Brevetto; post-fazione di Gianfranco Pecchinenda.

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