Arti Performative

#InAria. Coincidenze o affinità elettive?

Renata Savo

Era un pomeriggio, di lunedì, ad Alvito. Arrivavo a stendermi sul letto di una cameretta da cui si pregusta la visione di un paesaggio rasserenante. Una volta raggiunta la Valle di Comino, infatti, si comprende da subito la bellezza e la specificità di un luogo che nulla ha da invidiare alle colline della Val d’Orcia immortalata dai celeberrimi pittori rinascimentali. Sdraiata, tiro un sospiro di sollievo: l’atmosfera ha ridestato in me l’immaginario di un film d’animazione che ha segnato la mia infanzia, e uscito nel 1988, l’anno in cui sono nata. Si chiamava Alla ricerca della Valle Incantata, e aveva per protagonisti cinque cuccioli di dinosauro che si mettevano in viaggio per trovare la Valle Incantata, un’area risparmiata dalle devastazioni dei tempi preistorici. «Eccola. È qui.» – penso tra me e me – soltanto che al posto dei giovani dinosauri ci siamo noi, una comunità teatrale, non più cuccioli, ma neanche abbastanza adulti da non farci chiamare “giovani”, e come quei dinosauri alla ricerca di una dimensione alienata, scissa da un mondo spietato, inquinato e inadatto alla nostra natura. Quell’universo, a misura nostra, lo abbiamo ritrovato in cima alle colline, tra le mura del Castello Cantelmo, in mezzo alla semplicità delle persone del posto, tra uno spettacolo e una birra, un concerto e qualche partita al biliardino che ci fa ritornare indietro, alla nostra infanzia. Perché CastellinAria – Festival di Teatro Pop è anche questo, si ha la sensazione di rivedersi bambini, forse perché ci sono anche loro con noi, tra il pubblico, e si divertono, ridono, partecipano, in piedi o seduti, di fronte alla scena; sembra quasi che siano saliti sul palco incorniciato dalle mura del Castello, insieme agli attori, per quanto siano coinvolti.

Preso atto della bontà del luogo, meno scontato è stato fare esperienza della generosità di chi lo abita. Quella la misuri nel momento del bisogno. E così è stato, quando Laura e Dacia, gentilissime volontarie del festival, mi hanno accompagnato a casa della signora Anna, una donna sulla settantina, docente in pensione e nonna premurosa. Dopo le iniziali formalità di accoglienza, come intercettando una sorta di simpatia, la signora Anna ha iniziato a rivolgersi a me dandomi del “tu”, perché – come lei stessa ha puntualizzato – così avrebbe fatto con i suoi studenti. E allora, con buona pace del tempo tiranno, ci siamo sentite più giovani entrambe. Sono ancora distesa, mentre giro il capo verso lo scaffale a destra, accanto al letto, dove giace qualche libro. Ce n’è uno che se ne sta in piedi da solo, e quasi mi salta addosso. Sembrava aspettarmi, e io ho iniziato a sfogliarlo: La principessa di stracci – Il ricordo della Ciociaria negli anni Quaranta: la guerra, lo sfollamento, Cesare Zavattini, la nascita dell’Uomo Qualunque.

A casa della signora Anna. Dettaglio cameretta

Mi accorgo di un fatto sorprendente, e cioè che, nientedimeno, è stato il poeta, giornalista, sceneggiatore e pittore Cesare Zavattini ad accompagnarmi fin qui. Vi spiego perché. Venivo da Gualtieri, cittadina nella bassa padana, un territorio pianeggiante a metà strada tra Mantova e Reggio Emilia che posso dire con consapevolezza di essere rinomato per le sue specialità culinarie. Ogni sera, infatti, verso mezzanotte, dopo gli spettacoli, il dibattito e l’incontro con gli artisti, con i giovani partecipanti delle due Giurie (critica e popolare) del festival Direction Under 30 del Teatro Sociale di Gualtieri, e insieme agli organizzatori, ci dirigevamo verso il Ristorante Nizzoli, albergo di squisita accoglienza, dove il patron Arneo Nizzoli, considerato il “Picasso della gastronomia naive”, è stato per noi – e lo è dal 1963 – chef infallibile di maccheroni al torchio, risotto alla mantovana, lumache, anatra e altre prelibatezze che bene conosceva proprio Zavattini, che era originario di Luzzara (RE) e dai Nizzoli si recava regolarmente. Scopro che Cesare Zavattini ha abitato a Boville Ernica, a 35 Km da Alvito, paese per cui si potrebbero spendere giù di lì le stesse parole che il curatore del libro sopracitato, Ruggero Mastrantoni, ha usato per descrivere Boville: «Il borgo è situato su una collina alta cinquecento metri sul livello del mare, tra le valli del Cosa, del Sacco e del Liri. Dalla circonvallazione delle sue mura poligonali in gran parte medioevali, sono visibili ben settantadue territori comunali di ben sei province (Frosinone, Roma, Latina, Caserta, Isernia, L’Aquila) e, quindi, di ben quattro regioni diverse (Lazio, Campania, Molise, Abruzzo)». A Boville Zavattini viveva in una casa con un ampio terrazzo da cui era possibile godere di un panorama straordinario, e in questo fragile clima di pace che lo rendeva ben disponibile alla scrittura e alla pittura, durante la Seconda Guerra Mondiale, annotava il 26 aprile 1943: «Boville – Dipingo con feroce voluttà».

Teatro Sociale di Gualtieri, 22 luglio 2018. Premiazione al festival Direction Under 30

E qui veniamo all’altra bellissima coincidenza di questi giorni. La quinta edizione del Festival Direction Under 30 di Gualtieri è stata vinta dallo spettacolo Sciaboletta di Alessandro Blasioli. Blasioli, abruzzese, bruno, minuto, spigliato ed energico, è un ragazzo di ventisei anni dotato di molto talento, sia come attore sia come autore, il cui teatro è ascrivibile al filone del teatro di narrazione. Ha già tre spettacoli all’attivo, e… indovinate un po’? Stasera, proprio ad Alvito, vedremo il primo, con cui lo abbiamo notato poco più di un anno fa: Questa è casa mia. Anche stasera ci sarà aria di festa su al Castello, questo luogo aperto a tutti, vivo, come non lo era dai tempi del festival Castello Reggae. Il nome CastellinAria nasce dalla fusione di un luogo reale, il Castello, e una condizione ideale, lo “star in aria”. Ed è per questo che qui la parola festival non ha bisogno di essere spiegata. Perché, semplicemente, “è”.



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