“Oltre le sbarre, sotto la sabbia”: dalla “comunicazione efficace” ad Antigone, per le donne detenute nel carcere di Trieste
Scene Contemporanee incontra Stefano Bertolo, esperto psicopedagogista e filosofo che ha condotto a partire dal mese di ottobre 2024 e per la durata complessiva di 36 ore un laboratorio di “comunicazione efficace” con le donne detenute all’interno della Casa Circondariale di Trieste ’Ernesto Mari’. Il laboratorio è sfociato in uno spettacolo teatrale sull’Antigone di Sofocle, tragedia che è andata in scena per un pubblico interno alla struttura venerdì 20 dicembre presso la Sezione femminile dello stesso carcere. Il progetto è intitolato “Oltre le sbarre, sotto la sabbia”, è ideato e realizzato da Stefano Bertolo per l’associazione “DOC – docenti per l’istruzione in carcere” con il sostegno del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con la “Scuola Sperimentale dell’Attore” di Pordenone e l’associazione “DOC – docenti per l’istruzione in carcere” di Trieste. Di seguito il dialogo con Bertolo sulle tappe che hanno segnato e che probabilmente attraverseranno ancora in futuro il percorso didattico e scenico da lui proposto.
Cos’è un laboratorio di “comunicazione efficace”?
È una sorta di stratagemma che permette di affrontare l’argomento “parlare del carcere” e contestualizzarlo in riferimento alle rispettive narrazioni di sé, dunque abbastanza lontano da un approccio teorico e soprattutto nessuna tecnica di presentazione che non sia la capacità di scegliere in base agli interlocutori, al contesto e al momento se e come iniziare a parlare di carcere e, soprattutto, in base alla prima reazione, se e come continuare il discorso. In pratica l’efficacia nel saper valutare bene quali carte giocare. Obiettivi del laboratorio sono, per ciascuno, costruirsi un mazzo personalizzato di queste carte e quello di capire come di volta in volta sceglierle e giocarsele.
Come si arriva dal laboratorio ad “Antigone”, rappresentata in una sorta di giardino Zen e attraverso l’uso di ciottoli di fiume?
Questa è una storia piuttosto lunga. Inizia attorno a un tavolo rotondo, grande da riempire tutta un’aula della scuola alberghiera dove ho lavorato per più di dieci anni. Oltre al tavolo dove facevo lezione c’era anche un piccolo giardino zen in miniatura con dei ciottoli di fiume: un bel giorno ho iniziato a raccontare la storia di Edipo utilizzando le pedine degli scacchi direttamente sopra al tavolo, senza la scacchiera, il passaggio a raccontare storie utilizzando proprio i ciottoli della sand box è stato piuttosto veloce, e naturale. Ho capito subito che le storie dei Greci, così lontane, aiutavano molto a parlare di sé, e che il magnetismo dei sassi era di una potenza e bellezza straordinari.
Appena ho avuto occasione di continuare questa esperienza in carcere, e non è stato proprio semplicissimo avere l’autorizzazione a portare dentro i sassi, ho avuto la conferma della validità di questo “dispositivo pedagogico”, perché la forma, i colori, la fisicità dei sassi, e soprattutto la loro assoluta diversità, permettevano di viaggiare con la fantasia più veloci che con le parole, ed in presenza di culture diverse e a volte di estrema povertà linguistica questo non è poco.
Come ha vissuto questa esperienza? Timori? Sorprese? Cosa si porta a casa dopo questi incontri?
Sono abituato a cercare, e a fare, sempre cose nuove e originali, in pratica mi trovo spesso “fuori dal seminato”. Da qui la fama di essere un creativo, dove però la definizione nasconde piuttosto una malcelata accusa di mancanza di senso pratico… un po’ come il filosofo tra le nuvole di Aristofane, per restare in ambito classico. Questa volta però ho avuto veramente l’impressione di essere andato troppo oltre e, sì, in più di qualche momento ho pensato proprio di non farcela, e questo fino all’ultimo. Da quando è maturata l’idea di raccontare Antigone con i sassi, in un corso di formazione professionale alla sezione femminile del carcere di Trieste, al grande entusiasmo mio e delle donne con cui l’ho condiviso, sono invece seguite una serie incredibile di ostacoli di ogni tipo, compresa una drammatica rivolta nella sezione maschile dello stesso carcere, che ha comportato un blocco di diversi mesi di ogni attività con l’esterno. La sorpresa più grande è stata quindi quella di riuscire ad arrivare fino in fondo. Altrettanto grande è stata la sorpresa di sentire l’emozione e la soddisfazione nelle parole, nei gesti e negli occhi di Annamaria, Roxana, Nicole e Monica, quando si sono rese conto che quello attorno a cui avevamo lavorato si stava veramente trasformando in realtà. Quello che mi porto a casa, oltre alla personale soddisfazione di avercela fatta “nonostante” i tanti ostacoli, è la sensazione di aver aperto una strada nuova, anche dal punto di vista della rappresentazione teatrale. E per quanto riguarda il carcere, l’impressione di aver almeno un po’ “allargato le sbarre”
Come viene finanziato un progetto del genere?
La forma di finanziamento più coerente dovrebbe essere quella del finanziamento delle attività formative/rieducative in carcere, ed è proprio su questo fronte che sono sorte le prime e più grandi difficoltà. Dopo qualche mese di iniziale impasse, grazie alla disponibilità e alla collaborazione degli amici della Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone e dell’Associazione DOC – docenti per l’istruzione in carcere, la proposta è stata fortunatamente accolta e finanziata dal Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia in quanto attività di promozione artistica, culturale e sociale.
Si sta già pensando a un “sequel” dell’esperienza?
Più che un “sequel”! Non si tratta infatti “solo” di continuare a raccontare Antigone così come fatto il 20 dicembre, magari estendendo la partecipazione anche a un pubblico esterno, che di per sé sarebbe già molto, considerata la realtà penitenziaria. La vera innovazione è già tutta nell’idea originale, che prevede la possibilità di proporre on line questa particolare forma di racconto dell’Antigone. Anche in questo c’è un precedente, quando con un gruppo di amici ci siamo ritrovati a proporre la visita online a una mostra di quadri del pittore friulano Toni Zanussi. Il giorno dell’inaugurazione coincideva con l’inizio del secondo lockdown da pandemia e, a una inaugurazione della mostra a porte chiuse abbiamo risposto “aprendo le finestre” con Zoom. Il successo è stato grande quanto inaspettato: non solo le prenotazioni sono state tali da richiede una proroga nell’apertura della mostra, ma anche la qualità della fruizione delle opere in modalità “video” ha riservato non poche sorprese. Il prossimo passo sarà dunque quello di raccontare l’Antigone in collegamento live con la sezione femminile del carcere di Trieste… arrivederci su Zoom!