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Giornata Mondiale della Poesia: intervista a Matteo Fasanella in scena con “Giacomo Leopardi – Darkmoon” a Roma

Renata Savo

Fino a domenica 23 marzo è in scena a Roma, al teatro Cometa Off nel quartiere Testaccio, Giacomo Leopardi – Darkmoon, uno spettacolo della Darkside Labtheatre Company liberamente tratto da Io venia pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari, adattato e diretto da Matteo Fasanella. In scena Sabrina Sacchelli, Nicolò Berti e Giuseppe Coppola. Lo spettacolo parte da suggestioni fornite sia dal patrimonio poetico/filosofico di uno dei più amati poeti italiani di tutti i tempi, Giacomo Leopardi, sia dall’idea narrativa di Michele Mari in cui vengono coniugati diversi registri linguistici e stili narrativi giocando tra l’onirico e il realistico e alternando due e più linee temporali. Ne parliamo oggi, per la Giornata Mondiale della Poesia, con l’autore e regista dello spettacolo.

Matteo Fasanella, drammaturgo e regista

Hai scelto di portare in scena l’universo poetico di Giacomo Leopardi. Come e perché?

La suggestione nasce dalla lettura del romanzo di Michele Mari Io venia pien d’angoscia a rimirarti nel quale l’autore ha ipotizzato un’adolescenza molto particolare di Giacomo Leopardi. Questa ipotesi così affascinante combacia perfettamente con la mia idea di teatro. Da lì nasce una drammaturgia originale che mi ha permesso di parlare di Leopardi secondo la mia sensibilità e di indagare anche sui rapporti umani e su quanto la crescita abbia un impatto significativo sulle relazioni familiari. Grazie alla fiducia dei miei soci, della mia compagnia DarkSide LabTheatre Company, ho realizzato un sogno che è andato ben oltre le rosee aspettative iniziali.

Chi sono Salesio, Orazio e Pilla nell’opera di Michele Mari? Da dove vengono?

Sono i tre giovanissimi fratelli Leopardi che, nell’estate del 1813 vivono insieme nella casa di famiglia. Cresciuti con un’educazione rigida e devoti allo studio “matto e disperatissimo”. Quell’estate una misteriosa bestia feroce mieteva vittime nelle campagne e i tre fratelli vivono un’esperienza che resterà indelebile nei loro ricordi. Nel mio testo vediamo i tre fratelli nel 1825 ricordare quell’estate e riaffiorare in loro dubbi, angosce, tormenti.

Credi che Leopardi stia vivendo una sorta di revival nella nostra epoca?

In una società evoluta (non sono sicuro che la nostra lo sia) personaggi come Giacomo Leopardi non dovrebbero aver bisogno di essere “rivitalizzati”. Dovrebbero essere quello che sono, una sorgente purissima alla quale attingere per indagare su se stessi e per tenere alto il valore della propria considerazione per l’arte, la cultura e la bellezza. Le nuove generazioni dovrebbero essere aiutate a comprendere quanto genio e amore per la vita ci fosse in personaggi come Leopardi. In questo anche l’evoluzione didattica spero che abbia un percorso virtuoso.

Penso che si debba credere nel valore della poesia per lavorare in scena sulla figura di un poeta, sei d’accordo? Al di là di Leopardi, qual è il tuo rapporto con la poesia?

Sì, sono teneramente e purissimamente d’accordo. Mi piace pensare che il mio sia un rapporto di devozione nei confronti della poesia, dell’arte in generale e della bellezza. Credo davvero nella “funzione salvifica della poesia” e nel fatto che “solo la poesia può permettere alle nostre anime di collocarsi nel ritmo dell’eternità”.



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