Libri

Vetrina. “Il fantasma del sabato sera”

Mariangela Sapere

Un viaggio di quasi quarant’anni nella vita e nelle opere di Tom Waits, e nelle viscere dell’America.

Il fantasma del sabato sera. Interviste sulla vita e la musica, a cura di Paul Maher Jr., è una raccolta di interviste che accompagnano la carriera di Tom Waits, dagli esordi fino al 2008.

Le conversazioni selezionate da Maher sono una testimonianza dell’evoluzione dell’artista e dell’uomo. Si pongono come tanti tasselli di un mosaico in cui i toni cupi si alternano alle citazioni, al fastidio, alla stanchezza, al fumo dei bar, ai rumori della strada, ai rombi di vecchie auto, alle influenze della beat generation.

Il libro è diviso in tre parti, che corrispondono alle tre fasi della crescita personale e artistica di Waits. La prima va dal 1973, anno dell’esordio con Closing time, al 1980: è il periodo in cui il giovane Waits, dalla voce graffiata e graffiante, costruisce un personaggio bukowskiano indistinguibile dalla persona. È un abitante delle sue canzoni: vagabondo, dedito all’alcol e al fumo, indossa vestiti logori. È un cantastorie della marginalità, dei locali notturni in cui si è formato, pur non avendo vissuto una situazione di vero disagio familiare. La strada di Kerouac e degli scrittori beat lo affascina e lo ispira. Si esibisce da solo nei piccoli club, alternando spokenwords e barzellette,  facendosi introdurre da spogliarelliste.

Il 1983 con Swordfishtrombones segna una svolta. Il cambiamento coincide con un incontro importante, che avviene mentre scrive le musiche per un film di Francis Ford Coppola: lei si chiama Kathleen Brennan. Waits si sposa, cambia casa discografica, si autoproduce,si ripulisce. Un’unione creativa, a cui si accompagnano i primi veri successi. Waits non è più un vagabondo, mette su famiglia, senza smettere di sperimentare e inventare. Lo ritroviamo, nella terza parte, tre volte padre, molto più disponibile nelle interviste, autore di colonne sonore, attore in decine di film, autore di opere teatrali, sempre più eclettico e curioso.

Il libro ti dà l’illusione di entrare a poco a poco nell’intimo del personaggio. Ma più lo conosci, più sai che non potrai capire se quello che racconta siano frottole o verità. Waits ha nel sangue il fare dell’imbonitore, porta con sé sempre un taccuino da cui estrae storie buffe, curiosità da citare nelle interviste, da raccontare in una canzone.

Soprattutto all’inizio la lettura risulta un po’ pesante a causa delle numerose ripetizioni, intervista dopo intervista, riguardanti la vita e la carriera di Waits. Alcune parti potevano essere tranquillamente eliminate. Tuttavia, andando avanti, avviene una sorta di lento e  graduale passaggio che conduce il lettore dai meandri fumosi e sporchi delle downtown al sole della California, dove il Waits di oggi vive e produce. Alla fine permane la sensazione di aver letto un manuale di filosofia, reale e surreale, da tenere a portata di mano come taccuino per le citazioni. 


  • Genere: Intervista
  • Altro: Traduzione di C. Durastanti

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