Libri

Vetrina. “È così che la perdi”

Valentina Nencini

Il tema della perdita in tutte le sue accezioni illumina le pagine di questi stupendi racconti di Junot Díaz rendendo impossibile staccarsi da una lettura che cattura.

Accostarsi ad un premio Pulitzer incute sempre un certo reverenziale timore. Sapere che Junot Díaz, autore della raccolta di racconti È così che la perdi, pubblicata da Mondadori nel 2013, ne abbia vinto uno nel 2008 potrebbe quasi sembrare strano, quando si cominciano a leggere le sue storie. Perché quello che racconta e il modo in cui lo fa sono diretti, colloquiali, inopportuni, quasi fastidiosi per la sovrabbondanza di particolari, non tanto nelle descrizioni quanto, piuttosto, nella caratterizzazione psicologica dei personaggi.

Questi racconti sono la scomposizione di una figura maschile che potremmo identificare con Yunior, il protagonista della maggior parte delle storie raccolte nel libro (ma non di tutte. Díaz, in uno dei racconti più belli, riesce a sfoggiare anche un punto di vista femminile rendendo una donna protagonista e descrivendo il sentimento amoroso con una prospettiva rovesciata rispetto a tutte le altre presenti nel volume. Ed è geniale). La scelta di questa  scomposizione porta il lettore ad immergersi sempre di più nelle vicende narrate, con l’intento di arrivare a scoprire se le figure maschili descritte da Díaz siano proprio l’esempio estremo dell’uomo detestabile, traditore, maschilista, arrogante, egoista come appare o ci sia qualcosa di più, una certa fragilità data dall’incapacità di affrontare le proprie debolezze, l’angoscia di fronte alla morte, l’inadeguatezza di vivere in un ambiente ostile, lontano dalla propria patria – Santo Domingo che assume quasi il ruolo di una Shangri-La sognata, amata e desiderata perché rappresenta l’origine, le radici ormai perdute, un anelito ad una felicità non più raggiungibile.

Eppure è evidente che il Pulitzer questo autore se lo meriti tutto. In primo luogo per le soluzioni linguistiche adottate, caratterizzate non soltanto dalla presenza di una notevole quantità di termini colloquiali in spagnolo, ma anche e soprattutto dalla scelta stilistica di un linguaggio diretto, duro, penetrante che si accorda perfettamente con le storie raccontate. Oltre a questo, appare evidente una precisa costruzione della struttura narrativa che, grazie alla scomposizione del personaggio cui s’accennava sopra ricrea un andamento ciclico e vorticoso che contribuisce a catturare il lettore ed a spingerlo a voler capire, a voler sviscerare l’animo di Yunior e delle figure che lo circondano, per comprendere le ragioni dei loro comportamenti, rendendoli, in questo modo, indimenticabili.


  • Genere: Racconto

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti