Libri

Vetrina. “Con ogni mio saper e diligentia”

Valentina Nencini

Un percorso poetico attraverso le opere pittoriche di Lorenzo Lotto che si fa visione e biografia 

Accostarsi alla poesia di Francesco Scarabicchi presuppone la volontà di lasciarsi raccontare una storia. La sua poesia, naturalmente, procede di pari passo con l’osservazione della pittura di Lorenzo Lotto a cui è dedicata. Ma va oltre alla mera descrizione di quella pittura perché nei suoi versi c’è la volontà di raccontare un uomo, lo svolgersi della sua vita, la sua solitudine.

Per chi non ha dimestichezza con la biografia di Lotto vale la pena ricordare che l’artista veneto è stato uno dei maggiori rappresentanti della pittura del Cinquecento, ma la sua fama è una questione relativamente recente (la sua riscoperta risale alla fine dell’Ottocento ma si protrae fino agli anni Novanta dello scorso secolo, quando una serie di studi approfonditi hanno contribuito a palesarne la pregevole tecnica e la grande abilità pittorica che ne fanno un artista di primo piano del suo tempo) mentre all’epoca della sua attività tutto l’apprezzamento andava al ben più noto Tiziano. Lotto rimase un pittore provinciale, minore, come dimostra anche la conclusione della sua vita nella Santa Casa di Loreto dove si spense quasi sconosciuto.

Scarabicchi, con i suoi versi, riesce a conciliare la figura dell’uomo e dell’artista, ponendo continuamente in evidenza il divario tra le grandi doti pittoriche del Maestro veneto e la sua vita solitaria e isolata, fatta di insuccessi e delusioni professionali. L’abilità del poeta, peraltro non nuovo ad operazioni analoghe, è evidente soprattutto perché spinge il lettore a voler immediatamente recuperare il testo visivo a cui l’autore fa riferimento, rendendo poesia e pittura un unicum indistinguibile che si giustifica ed arricchisce in un reciproco scambio.

Un’altra caratteristica preponderante di queste stanze in onore di Lorenzo Lotto è il senso del sacro che emerge, poesia dopo poesia, in maniera progressivamente sempre più evidente, soprattutto man mano che la lettura va avanti e si prende dimestichezza con il testo; e, anche in questo caso, è impossibile non collegare questa caratteristica alla vita del pittore, quando gli insuccessi professionali lasciarono il posto ad una vocazione religiosa sempre più evidente che lo portò a dedicarsi, negli ultimi anni di vita, alla contemplazione e alla preghiera.

Come nota a margine, che esula dal testo in oggetto ma che è pertinente all’argomento, vale la pena evidenziare come l’accostamento di diverse forme artistiche – in questo caso poesia e pittura – possa rappresentare un modo per riscoprire opere pregevoli ed osservarle sotto una luce nuova che contribuisce ad arricchire entrambe. Ben vengano, quindi, operazioni simili, purché all’insegna dell’alta qualità, come nel caso delle stanze di Scarabicchi.


  • Genere: Poesia

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