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Vetrina. “Atletico Minaccia Football Club”

Mariangela Sapere

L’esordio narrativo di Marco Marsullo ci regala un’immagine variopinta del calcio lontano dai campionati che contano

«Il calcio è un siero che produce controindicazioni a rilascio graduale ma costante. Il calcio è quel fattore per cui non cataloghi più i ricordi di una vita secondo gli anni solari ma secondo un’altra misura: la Stagione». E questo per i tifosi vale ad ogni livello agonistico, la compenetrazione tra vita ed evento calcistico è l’essenza stessa del tifo, non vi è altro modo. Ne è consapevole Vanni Cascione, allenatore che vanta un considerevole numero di esoneri e nessun successo, protagonista di Atletico minaccia football club di Marco Marsullo.

Innamorato di Mourinho, porta il suo idolo nella mente, nel cuore e nei sogni. Non alla guisa di Dio perché di sicuro, rispetto a Dio, il coach portoghese è più sexy e più giovane, ma come un vero dio gli fa da monito costante, e ne diventa imprescindibile guida, continuo orientamento sia per i pensieri che per le azioni.

Lontano dai campionati che contano, relegato nei meandri dei gironi delle eccellenze, su campi in cui le melme di fango sotto la pioggia sembrano avere vita propria, dove le buche giocano il ruolo di dodicesimo uomo, a Vanni Cascione spetta l’arduo compito di portare in cima al campionato i resti dell’ex Dinamo Giugliano, confiscata alla camorra, adesso nelle mani del proprietario del Mobilificio Baffoni. La definizione di “squadra” mal si abbina al gruppo eterogeneo di soggetti sotto la guida del mister, individui messi insieme in modo rocambolesco: un clandestino, uno affetto da cronica diarrea, un cocainomane come primo portiere e un meccanico come secondo, un traslocatore, un raccomandato, qualcuno valido ma timoroso. Insieme all’inizio perché incollati malamente alla maglia giallo rosa dell’Atletico Minaccia Football Club, insieme alla fine in un qualcosa che via via tende a prendere le sembianze di un  amalgama che funziona, e che porta i sogni a inficiare la realtà.

Chi ha la malattia del calcio sarà sul campo insieme a Vanni Cascione dalla prima all’ultima partita, condividendo quella stessa ossessione che pervadeva in modo totalizzante il leggendario tifoso dell’Arsenal, protagonista di Febbre a 90° di Nick Hornby.

Marco Marsullo è un giovane esordiente, questo suo primo romanzo è una commedia riuscita, che scorre rapida dalla prima all’ultima pagina con uno stile fresco e divertente. Il suo merito maggiore sta nell’essere riuscito a raccontare la storia di un’ossessione sfrondandola di ogni pesantezza. Il troppo mitizzato ambiente del calcio italiano ritrova la sua essenza nella periferia, sui campi, più terra che prato, dove lottano squadre dai nomi improbabili come “Real San Marzano”, “Cuzzone Scampia”, “Eboli Dragons”, “Torre Fùtbol”.

Marsullo ti cattura e ti mette su quegli spalti scoperti, a gridare ingiurie al mister, se va male, o a promettergli un caffè pagato, se va bene, e comunque, che si vinca o si perda, a sostenere quegli uomini normali che talvolta, per qualche minuto soltanto, diventano eroi.


  • Genere: Narrativa italiana

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