Arti Performative

Ravello Festival si apre alla danza d’autore e alle nuove tendenze, con Balletto Civile, Virgilio Sieni e Emanuel Gat

Renata Savo

Quest’anno si respira una ventata d’aria fresca in Costiera Amalfitana. E per dirlo chi scrive in questo periodo con il fiato di Caronte sul collo, invece di star a sguazzare nelle acque della terra natia, non è affatto cosa da poco. Non si tratta, certo, del soffio di Zefiro, essendo ormai nel pieno della stagione estiva. È una brezza che non viene dal mare, ma dalle spalle montuose: dai giardini di Villa Rufolo e, per essere più precisi, dalla Fondazione Ravello.

Il Ravello Festival, la più importante manifestazione artistica della Divina Costiera, ha chiamato a sé tutte le divinità e le ha messe a danzare. Non si vedranno le eteree, celestiali danzatrici con le scarpette a punta e i tutù (fatta eccezione per Cubanìa en el Ballet con le étoile cubane il 20 agosto), ma gli “dei pagani” primordiali, entusiasmanti e catartici delle nuove tendenze.

Il primo passo di danza è un salto. Un salto di gioia, e di qualità. In una parola: necessario. A renderlo possibile è stata la scelta avveduta di assegnare per la prima volta una co-direzione artistica rivolta interamente all’arte tersicorea. La Fondazione Ravello presieduta da Sebastiano Maffettone ha aperto, quindi, lo sguardo e la visione, convogliando nel palinsesto della 64ma edizione del Festival le coreografie di artisti provenienti dal mondo della danza di qualità, e proprio da qui, da questa sublime visione, nasce la sezione “Ravello Festival Danza e Tendenze” a cura di Laura Valente.

L’apertura della kermesse è già un Manifesto di buone intenzioni. Non una, ma addirittura due co-produzioni che rendono omaggio a Shakespeare in occasione dei quattrocento anni dalla sua morte, commissionate alla compagnia di teatro-danza Balletto Civile di Michela Lucenti. Recentemente insignita dell’importante Premio Hystrio Corpo a Corpo 2016, Balletto Civile rientra, in generale, tra le realtà più in vista del panorama artistico nostrano, ed è un bene prezioso che da Milano raggiunga anche il territorio della Costiera Amalfitana, crocevia di turisti provenienti da tutto il mondo. La compagnia presenta nell’eccezionale cornice del Belvedere di Villa Rufolo: giovedì 28 luglio, Before Break, tratto dalla Tempesta di Shakespeare e con le musiche dal vivo di Julia Kent, violoncellista della nota band newyorkese Antony and the Johnsons; e Killing Desdemona, martedì 2 agosto: un Otello sui generis che prende vita dalla relazione tra una pluralità al maschile e il femminile singolare incarnato dalla Desdemona/Michela Lucenti, e si accompagna all’ambiente sonoro composto appositamente da Jochen Arbeit dei berlinesi Einstürzende Neubauten.

In mezzo, tra queste due chicche shakespeariane, La Mer, creazione firmata dall’illustre direttore artistico della Biennale Danza di Venezia Virgilio Sieni, che ha debuttato il 5 marzo a Lugano: un’altra produzione che vede il nome di Ravello Festival tra i partner del progetto, al quale si potrà assistere quindi, nella nostra Divina, al suo debutto nazionale domenica 31 luglio (sempre al Belvedere di Villa Rufolo). Sulla scia dei suoi più recenti anni di ricerca artistica, questo meraviglioso coreografo, scultore di movimenti, demiurgo di forme in divenire, delizierà il nostro sguardo attraverso la bellezza impalpabile dell’infinito che tenta di essere afferrato, un evanescente paesaggio umano su cui si staglieranno corpi rasi al suolo come macerie e musiche di Debussy.

Dopo il secondo appuntamento di evocazione shakespeariana di Balletto Civile, American Dream di Karole Armitage il 6 agosto, progetto esclusivo commissionato da Ravello Festival e Armitage Gone! Dance: un gala, o meglio, come si ama definirlo, un excursus, «che parte dalle danze dei nativi americani per approdare a quella dei più grandi maestri della coreografia odierna fino ad attraversare le contaminazioni tra tip-tap e freestyle». In altre parole, un interessante avvicinamento guidato alla contaminazione dei diversi stili, tecnica e filosofie della danza americana più importante del XX secolo, da George Balanchine a Martha Graham, a Alvin Ailey, a William Forsythe, ripresi da solisti delle compagnie Ailey II, Armitage Gone! Dance, Haskell Indian Nations University, New York City Ballet, Richard Move Martha@Ravello, Semperoper Dresden e Accademia Nazionale di Danza Roma.

E poi sarà la volta di Dimitris Papaioannou e del suo Primal Matter, il 13 agosto all’Auditorium Oscar Nemeyer. Questa è la danza lontana dall’immaginario comune, la danza come linguaggio di corpi, spogliati della possibilità di utilizzo della parola e capaci di produrre visioni inconsce, arcane. Per Papaioannou, che sempre a Ravello Festival presenta in prima italiana una sua installazione artistica, Inside, accessibile a Villa Rufolo l’11 agosto, dalle 11.00 alle 19.00, Primal Matter, pièce per due danzatori, un uomo nudo e un uomo coperto in dialogo primordiale, «il corpo umano viene qui usato come un campo di battaglia. Tento di farlo a pezzi per poi rimontarlo di nuovo e di portare alla luce le tematiche che circondano il mistero dell’esistenza». Il 14 agosto verrà anche presentato alle 12.30, presso Villa Rufolo, il progetto speciale di residenza e laboratorio dello stesso artista, che la Fondazione Ravello ha predisposto sapientemente per non esaurire la sua attività sul territorio al termine del festival, proseguendola in un lavoro di produzione e di formazione durante il periodo autunnale. Una scelta, questa, davvero importantissima e che finalmente offre la possibilità al Ravello Festival di imporsi a un livello diverso rispetto agli anni precedenti, internazionale anche in termini di management culturale, e al pari con altre manifestazioni che già da anni mettono in pratica questa nuova (“nuova”? sicuramente bellissima) forma di progettualità, la residenza artistica, pensata con e per il territorio (solo per fare un altro esempio di località marittima, che però non ha la stessa risonanza e fortuna possedute dalla Costiera Amalfitana: il festival Inequilibrio di Castiglioncello, in provincia di Livorno).

Altro progetto speciale di residenza-laboratorio è stato quello con il coreografo israeliano Emanuel Gat – passato in Italia il mese scorso alla Biennale Danza di Venezia – di cui verrà presentato in prima assoluta l’esito, mercoledì 17 agosto, all’Auditorium Oscar Niemeyer (ore 20.45), con Estro Move_out, una co-produzione tra Italia, Francia e Israele.

Davvero imperdibile, insomma, questo programma. È un sogno poterlo vedere realizzato nella Costiera dalle fortissime tradizioni, belle sì, ma spesso un pochino “castranti” rispetto a tutto il Possibile.

Considerato che i suoi luoghi (Amalfi, Atrani, Ravello, Positano) sono da sempre mete turistiche tra le più ambite al mondo, su cui convergono occhi e si manifestano appetiti culturali di ogni sorta, destava meraviglia a occhi esterni che ancora non vi fosse spazio per l’arte e la cultura propriamente dette. Adesso, occhi autoctoni – ma “vissuti” – possono aprirsi e meravigliarsi, felici del contrario. A ben vedere, però, solo Ravello, culla di benessere, pace, musica e straordinaria bellezza poteva lanciare per prima una simile, coraggiosa sfida sul territorio. Sfida che, siamo certi (o meglio, ce lo auguriamo), anche alla luce della passione esplosa nell’ultimo decennio verso l’arte coreutica grazie al proficuo lavoro delle scuole di danza, sarà bene accolta non solo dai turisti provenienti da ogni dove, ma pure dai residenti di tutta l’area costiera, e oltre.

 



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