Arti Visive

Street art. Intervista ad ALO

Gabriella Bologna

Negli ultimi due anni ha dipinto sui muri di Londra, finché non è arrivato a una delle gallerie più prestigiose della città. È ALO, street artist italiano che ha lasciato Perugia nel 2011 e quest’anno ha realizzato una mostra personale da Saatchi.

 

Come descrivi la tua arte? Cosa vuole comunicare con il tuo lavoro?

Quello che faccio è semplicemente ritrarre personaggi su qualsiasi superficie disponibile, che appunto può essere una tela come un muro. Il mio obiettivo non e’ quello di comunicare particolari messaggi. Il mio modo di comunicare penso sia piuttosto legato alla sfera emotiva, quindi può variare a seconda di chi osserva il dipinto.

 

Come e quando è nata la tua passione per l’arte e in particolare per la street art?

Ho sempre avuto una passione per l’arte, quando ho iniziato a dipingere ero soprattutto influenzato dalla pittura espressionista. La street art è stato un passo successivo anche se tendo a non dividere nettamente le due cose. Nel mio caso vedo appunto come parte principale il ritratto e non il supporto dove viene eseguito. Quindi mi è venuto naturale usare tutti i tipi di supporto fino ad arrivare al muro. Inoltre l’arte urbana era un modo nuovo di dipingere e mi piaceva la libertà di poter fare arte per tutti usando gli spazi grigi della città.

 

Hai lavorato con artisti di altre città italiane? Come si presenta la scena street art del nostro Paese dal tuo punto di vista?

Non ho ancora lavorato con altri street artist italiani, piuttosto di altre nazioni, vivendo a Londra. Comunque seguo la scena italiana, penso stia crescendo e vedo esserci molto interesse. Molti artisti italiani fanno parte della scena internazionale da anni. Personalmente cerco sempre di guardare, per quanto riguarda un paese, la situazione artistica generale, secondo me l’aver creato due settori separati come “arte” e “street art” non ha molto senso. Considero l’arte come arte, e già artisti come Rivera dipingevano su muro quindi non c’è una linea netta che le separa. In Italia in generale non vedo benissimo la scena artistica soprattutto per il poco valore che il nostro paese dà al settore artistico, che diventa assurdo quando ci si ricorda che si sta parlando di un paese come l’Italia, madre dell’arte mondiale.

 

Ci sono delle regole “non scritte” nella street art o dei codici di comportamento tacitamente rispettati da tutti?

Penso che nel mondo delle “TAG” o graffiti, che ammiro molto, ci siano o ci siano state delle regole non scritte più chiare, anche se quella è una forma di comunicazione più “territoriale”. Nella street art penso ce ne siano veramente poche, o forse ormai nessuna. L’unica sarebbe quella di non dipingere sopra un altro lavoro ma allo stesso tempo non viene seguita visto il numero di persone che fa arte urbana. A parte questo non esiste un codice di comportamento. Molti artisti urbani poi lavorano ormai solo con il permesso e non illegalmente quindi le regole “da strada” non hanno più molto senso. Secondo me comunque si dovrebbe lavorate solo o quasi senza permessi.

 

Come è visto dagli altri street artists un artista che dalla strada passa a una galleria del calibro di Saatchi?

In generale è stata vista come una bella occasione di fare entrare l’arte urbana in posti dove prima non c’era. Per la mostra personale ho potuto inoltre dipingere le colonne della stanza per la prima volta, segno di come anche gallerie più “ufficiali” si stiano aprendo alla concezione di arte urbana. Considerandomi come un “pittore da strada” ed essendo molto legato al mondo della pittura ho considerato come naturale poter esporre da Saatchi. Il mio lavoro da studio e’ forse la parte più importante del mio lavoro, quindi era per me importante poterlo esporre in modo appropriato. Inoltre molte gallerie di street art, con le quali in alcuni casi ho pure lavorato, sono di base come le altre gallerie, cioè posti dove si vende arte. Molte gallerie di arte urbana sono diventate molto importanti, vendono anche a prezzi notevoli, quindi non si fa in generale molta differenza tra una galleria di street art e le altre.

 

Come scegli i luoghi in cui realizzerai i tuoi lavori e che rapporto hanno i tuoi murali con il luoghi in cui si trovano?

Scegliere il posto è la parte che preferisco. Girando per le strade si notano tantissimi posti o spazi tra una cosa e l’altra e a volte in uno di questi ci vedi subito lo spazio perfetto per un lavoro. Naturalmente il contesto, i colori del muro o i colori intorno determineranno anche i colori del lavoro. Anche le varie superfici determineranno il tipo di lavoro, che può essere più pulito o più grezzo.

 

Tu dipingi esclusivamente figure umane. Perché?

Non c’è una risposta. È più un bisogno interno che devo soddisfare. La ricerca artistica sulla figura umana è l’unica che mi interessa al momento. Allo stesso tempo non mi do limiti e se in futuro sentissi il bisogno di cambiare soggetto potrei farlo senza problemi.



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