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Star Wars – L’ascesa di Skywalker

Stefano Valva

Star Wars: L’ascesa di Skywalker pone fine alla cosiddetta trilogia sequel della celebre saga creata da George Lucas. J.J. Abrams torna alla regia, dopo il risultato opaco del primo episodio della nuova trilogia, ossia il Risveglio della forza, il quale fu molto atteso ma anche infine riempito di critiche nei confronti soprattutto della Disney, che aveva appena acquisito i diritti del franchise.

Nell’ultimo capitolo della trilogia, la protagonista Rey (Daisy Ridley) deve cercare definitivamente di far vincere la resistenza contro la tirannia del Primo Ordine e di Kylo Ren (Adam Driver). Essa è l’ultima speranza per la vittoria dei rivoluzionari, dato che è l’ultima Jedi addestrata dal maestro Luke Skywalker e da Leia Organa (per forza di cose è commovente il congedo dello spettatore da Carrie Fisher, scomparsa poco dopo le riprese). Il film diventa un viaggio senza sosta alla ricerca di una sorta di bussola, la quale può portare Rey e tutti gli amici dell’equipaggio del Millennium Falcon in un pianeta quasi invisibile, ossia Exegol, ove presumibilmente vi è la roccaforte dei Sith, guidati dal celebre imperatore Palpatine, clamorosamente ancora in vita.

Si viaggia fra i vari mondi stellari, tra inseguimenti, sparatorie, battaglie, fughe continue, facendo diventare il titolo sicuramente quello più dinamico della trilogia. Inoltre, non ci si dimentica del problema dell’identità di Rey, del suo scoprire più cose sul passato, sulla famiglia, sulle proprie origini. Diviene altresì importante anche il suo rapporto con il nemico Kylo Ren, che porta entrambi a porsi un esame di coscienza con la propria natura, perennemente in oscillazione tra bene e male, giusto e sbagliato, passato e presente, ed amore e odio proprio tra di loro.

Ciò sono elementi di evoluzione di tutta la trilogia, che qui nel capitolo finale vanno a concludersi, non senza scetticismo da parte dello spettatore più pretenzioso. Di contorno, vi sono alcuni cliché evitabili, che rappresentano gli stessi errori compiuti in primis nel Risveglio della forza, e che vanno a inficiare quell’indipendenza che la trilogia poteva raggiungere, distaccandosi con coscienza dalle trilogie precedenti.

La riproposizione di un personaggio come Palpatine per esempio – che può essere ben visto come ripresa di una figura celebre – non fa che ancorare la trilogia a soluzioni di trama già prese in passato, senza dare un tipo di narrazione diversa e attualizzata al fruitore; denotando inoltre, l’incapacità della nuova trilogia, di creare un villain altrettanto carismatico, a differenza dei vecchi Star Wars, ove lo spessore scenico del cattivo era un obiettivo centrale.

Inoltre, anche la risoluzione delle storie di Kylo e Rey creano alcuni dubbi, poiché invece di arrivare ad un epilogo fisiologico e anche coerente con i personaggi e il mondo creati, si storpiano le loro azioni, per avvicinarsi ad una risoluzione che assomiglia di più ad un fan-service altamente pubblicitario; che non è detto sia qualcosa in toto negativo, ma per un titolo che è stato per anni pilastro dell’immaginario fantasy, si doveva osare di più in termini puramente artistici, più che semplicemente commerciali. Non sempre il cinema insomma fa la cosa più giusta consegnandosi al volere idealistico di buona parte degli spettatori e dei fans.

Eppure il titolo in sé è godibile, gli effetti speciali e visivi sono di livello, la regia è altamente duttile nel seguire il continuo movimento dei personaggi, in fuga e in lotta nello spazio; denotando anche una grande simbiosi tra la saga e l’utilizzo del digitale, il quale è un punto di forza indiscutibile all’interno della produzione di prodotti del genere, da godersi sul grande schermo, e che è valso meritatamente al capitolo finale, anche tre nomination ai prossimi Oscar, e altrettanti tre ai BAFTA.

E se sul lato tecnico infatti, è palese il grande lavoro compiuto dalla produzione e dalla Disney, resta l’amaro in bocca su di una trilogia che aumenta solamente la saturazione della saga, spremuta fino all’osso delle sue caratteristiche più famose. La trilogia inoltre, non è riuscita a presentare appunto, uno sviluppo narrativo indipendente, ma ha dovuto intraprendere un percorso apparentemente omaggiale e/o da ufficioso remake dei titoli precedenti, sia sul lato della costruzione scenica, sia sul lato degli elementi contenutistici della trama.

Oltre alla sfarzosa estetica del film, non rimangono che i temi sia della già citata identità, sia dell’amicizia, in termini di qualità del prodotto, eppure non senza dei limiti strutturali: Sul primo già si è accennato precedentemente in relazione allo sviluppo mnemonico dei due protagonisti, sul secondo le relazioni amicali divengono anche qui perni della narrazione, eppure esse non riescono a donare allo spettatore quell’empatia emotiva, caratteristica essenziale del gruppo di amici della resistenza della trilogia originaria, la quale esordì nel 1977.

Va aggiunto sulla questione dell’identità, il fatto che essa diventi un tema interessante soprattutto sul fronte del personaggio di Rey, sempre sofferente e demoralizzato da una questione familiare (storicamente) enigmatica e tragica. Il trovare un posto nel mondo – attraverso una propria identificazione personale e familiare – è un qualcosa di imprescindibile nel mondo di Star Wars, e la protagonista vive una condizione di sofferenza, di rimorsi, di incertezza, di mistero sulla propria vita, durante tutta la trilogia, fino alla fine.

E il fatto che una protagonista donna (una scelta narrativa volta a dare un’ipotetica nuova linfa alla trilogia attuale, per una campagna anche di importanza e centralità verso il personaggio femminile, da parte della Disney) si carichi di sofferenze quasi insostenibili, la rendono invece ancora più forte e determinata, per lottare contro un nucleo di cattivi, che per la maggiore, sono uomini. Creando così anche un dualismo di genere, con uno scontro fisico/mentale costantemente alla pari.

L’ascesa di Skywalker non sarà una pellicola che rientrerà nell’immaginario predominante, quando si vorrà pensare all’importanza di Star Wars, all’interno della storia del cinema moderno. Forse non sarà predominante nell’immaginario di Star Wars l’intera trilogia, condannata a vivere di luce riflessa, più che di quella propria.

Nonostante ciò, non va dimenticato, che in fondo tale titolo chiude un viaggio partito ben 42 anni fa, e che ha segnato – oltre ad un importante fase dell’immaginario generazionale moderno – anche l’inizio e l’evoluzione di un tecnicismo cinematografico come il digitale, il quale ha reso Star Wars anche una saga importante a livello accademico, e non solo per la fruizione. Inoltre, la fine della trilogia Disney apre anche indirettamente il mondo di Star Wars ad una collaborazione cross-mediale con la serialità, attraverso la piattaforma Disney+ (nella quale vi è già presente, la prima stagione della prima serie live-action Disney, tratta dal mondo di guerre stellari, ossia The Mandalorian).

Il viaggio non è finito qui, con la speranza che il prossimo sia più appagante e meno tortuoso di quello appena concluso.


  • Diretto da: J. J. Abrams
  • Prodotto da: Kathleen Kennedy, J. J. Abrams, Michelle Rejwan
  • Scritto da: J. J. Abrams, Chris Terrio, Derek Connolly, Colin Trevorrow
  • Protagonisti: Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domnhall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong'O, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, Ian McDiarmid, Billy Dee Williams
  • Musiche di: John Williams
  • Fotografia di: Dan Mindel
  • Montato da: Maryann Brandon, Stefan Grubee
  • Distribuito da: Walt Disney Studios Motion Pictures
  • Casa di Produzione: Lucasfilm Ltd., Bad Robot Productions
  • Data di uscita: 16/12/2019 (Hollywood), 19/12/2019 (Italia), 20/12/2019 (USA)
  • Durata: 142 minuti
  • Paese: Stati Uniti
  • Lingua: Inglese
  • Budget: 275 milioni di dollari

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