Cinema

Spoiler Alert. Le luci di “1981 – Indagine a New York”

Fausto Vernazzani

Un magistrale gioco di luci e ombre con Oscar Isaac segna il nuovo capitolo sul potere  com’è visto dal regista J.C. Chandor dopo il successo del suo esordio Margin Call.

 

Impossibile scrivere dell’ultimo film di J.C. Chandor senza prima confrontarsi con gli ovvi problemi con cui è uscito nelle sale italiana giovedì 4 Febbraio: l’incredibile ritardo nella distribuzione (un anno e mezzo) e la scelta del titolo. Non è chiaro come si sia potuti passare dall’accattivante A Most Violent Year al poco evocativo 1981 – Indagine a New York. Sembra un documentario, una penalizzazione forte.

Il discorso può sembrare superfluo, la consueta lamentela sulle traduzioni italiane (a pensarci non è certo facile tradurre A Most Violent Year, “Un anno molto violento” non ha la stessa sonorità e fluidità dell’inglese), ma non è così: “evocativo” non è un aggettivo scelto a caso, l’ultimo film di Chandor gioca da capo a piedi sulla capacità di creare, di evocare appunto, una riflessione, anziché trasmetterla.

Partiamo dalla trama: Oscar Isaac è Abel Morales, un self made man, il ritratto del sogno americano, cresciuto economicamente con la sua compagnia di trasporto del petrolio a New York. Oggi è il 1981 e Abel, insieme a sua moglie Anna, Jessica Chastain in abiti Giorgio Armani, vuole fare il passo decisivo per evolvere gli affari, ma contro di lui si muovono forze d’ogni forma e provenienza.

La criminalità non accetta la concorrenza e venditori e autisti sono aggrediti sulle strade e gettati negli ospedali. Il procuratore distrettuale Lawrence/David Oyelowo ha aperto un’indagine contro di lui, deciso a sfruttare il suo caso per farsi strada. In più un contratto, con un pagamento da concludere entro 30 giorni per una proprietà sul fiume Hudson e vista sull’isola di Manhattan, tra un container di petrolio e l’altro.

Sia chiaro che 1981 – Indagine a New York non è una storia convenzionale, Oscar Isaac non è né l’eroe, vittima degli eventi, né l’antieroe. Chandor, anche sceneggiatore, usa un archetipo, Abel Morales, un nome composto da morale e Abele, immergendolo in un equilibrio tra luci e ombre per raccontare non il potere come personaggio secondario, bensì come processo, un movimento entro cui le pedine si muovono e sviluppano il proprio futuro dimenticando il passato.

Chandor oppone alla regia realista un plot costruito con figure al di fuori del mondo, con un ampio uso di campi lunghi crea distacco ed evita l’empatia con Abele. Un uomo convinto d’esser ciò che il suo nome significa (se accusato d’esser colpevole d’un reato, lui risponde al suo nome con “Right”, esatto, è Abele e dunque innocente), che non perde mai occasione di sottolineare come il successo debba essere ottenuto seguendo il giusto. Cosa significa però? Chandor svuota la parola di senso.

È controllato dal dubbio, Bradford Young con le sue luci naturali non dà mai ad Abel uno spazio definito, il giallo dell’alba e delle lampade in casa si espande per metà dello schermo, l’altra è dominata dal buio. Young e Chandor non offrono scene chiarificatrici, Abel non è mai nel bene e nel male, persino negli abiti, tra il chiaro cappotto di cammello e gli abiti scuri non è mai possibile distinguere la moralità del protagonista. Neanche nel finale, col suicidio del suo alter ego.

Né luce né oscurità trionfano. A Most Violent Year non è moralista, è un osservatore esterno senza alcun desiderio di giudicare, è la giustizia con la sua bilancia, con pesi identici su entrambi i piatti. Non c’è neanche una vera discesa negli inferi per Abel, testimone e forse colpevole del suicidio di Julian, il ragazzo che incarna il suo passato da affossare. Esiste solo un anno tra tanti, il 1981, in cui la violenza è stata più presente del solito, un dato nel mezzo del tempo, un processo senza interruzioni di cui forse non conosciamo davvero la realtà. La percezione non è lo stato delle cose. Pronunciare il giusto non lo rende tangibile.

Bradford Young forse più di Chandor è riuscito nel dare un’anima al film. Il gioco di luci dà agli strumenti testuali del regista – costumi, nome del protagonista, il colore dell’oro – una profondità cinematografica con cui 1981 – Indagine a New York prende vita come uno spettro, invocato dinanzi allo spettatore per colpirlo senza né armi pesanti né sensazionalismi: in superficie c’è tutto ciò di cui c’è bisogno per essere colpiti e affondati. Un film mal distribuito, ma


Dettagli

  • Titolo originale: A Most Violent Year
  • Regia: J.C. Chandor
  • Genere: Drammatico
  • Fotografia: Bradford Young
  • Musiche: Alex Ebert
  • Cast: Oscar Isaac, Jessica Chastain, David Oyelowo, Elyes Gabel, Albert Brooks
  • Sceneggiatura: J.C. Chandor

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