Sonia Bergamasco // Il ballo
Dopo il debutto del 2015, Il ballo di e con Sonia Bergamasco è ritornato in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, dove resta in cartellone fino al 25 marzo.
Raramente una performance teatrale supera la pregnanza della parola scritta, e la bravissima Bergamasco, già e ancora esploratrice dell’universo femminile – prima in Karénina prove aperte d’infelicità (2012), poi ne L’uomo seme (2018), solo per citare alcuni esempi – riesce egregiamente nell’intento. Siamo dinanzi ad una donna, elegante e seducente, che veste simultaneamente i panni dei personaggi (femminili e non) creati dalla penna di un’altra donna, Irène Némirovsky, scrittrice di origini ebree, deportata e uccisa ad Auschwitz nel 1942. L’incontro con i libri di Némirovsky – in particolar modo con “Il ballo”, romanzo breve del 1930 – ha spinto l’attrice italiana (vincitrice, fra gli altri, del Premio Eleonora Duse nel 2014) a portare sulla scena una storia fortemente autobiografica, nella quale si racconta la misoginia femminile, quella di una figlia nei confronti della madre e di una madre nei confronti della figlia, “giustificata” da vicende all’apparenza frivole.
Nella Francia del primo Novecento, la famiglia Kampf, formata dall’umbratile padre, Alfred, dalla grottesca madre, Rosine, e dalla loro unica figlia, Antoinette, si è insediata da poco in uno sfarzoso appartamento; un colpo di fortuna li ha sottratti ad una vita di stenti. Qual è il modo migliore per battezzare il nascente status sociale, garantendosi così il beneplacito dell’aristocrazia parigina? Ovviamente dando un ballo, anzi il ballo, il primo della storia della famiglia Kampf (“Ma su… farfuglierai qualcosa … – Alfred rassicura Rosine – E poi tutti si sono trovati nella nostra stessa situazione, tutti hanno cominciato un giorno […]”). Grazie all’escamotage dell’ironia tragica, il lettore/spettatore viene messo anticipatamente al corrente del fatto che l’evento tanto atteso dalla coppia non si concreterà mai a causa di un piano elaborato da Antoinette, “una ragazzina di quattordici anni lunga e magra, con il volto pallido di quell’età […] i seni che premono sotto il grembiule stretto da scolara, che feriscono e impacciano il corpo gracile, infantile”; descrizione che, sulla scena, Sonia Bergamasco (che, tra le altre cose, è voce narrante) riprende fedelmente. La ragazza, da sempre “ghettizzata” dalla madre che ha deciso finanche di escluderla dall’imminente ballo, architetterà uno spietato stratagemma contro quell’arrampicatrice sociale inetta e pietosa, incline all’invidia verso un mondo che l’ha sempre rinnegata e a cui tributare ora il proprio riscatto. Il gioco di specchi allestito sulla scena sembra non a caso rimarcare la dicotomia dei due personaggi femminili, tuttavia accomunati dal bisogno di affermare la propria vanità.
Le battute, incisive, e gli espressivi monologhi sono interrotti ora dal ticchettio di un orologio che scandisce il tempo di un ballo che mai comincerà, ora dall’intermezzo del Valzer dei fiori di Tchaikosky. Di volta in volta, il tendaggio che ricopre i diversi specchi presenti sulla scena viene rimosso dall’attrice, che vi si avvinghia per farsi accompagnare in una danza eternamente esperita; e così, in abito bianco e con andatura danzante, la Bergamasco dall’inarrivabile bravura si cala nelle nevrosi materne e nelle ossessioni filiali, dedicando nondimeno la sua attenzione ai personaggi femminili minori (Miss Betty, l’istitutrice inglese di Antoinette ed Isabelle, cugina di Alfred ed insegnante di pianoforte di sua figlia), e condensando, in circa un’ora di spettacolo, il trionfo e il fallimento della vanità.
“Era l’attimo, il lampo impercettibile in cui si incrociavano sul cammino della vita,
l’una pronta a volare, l’altra a sprofondare nell’ombra…”
Visto al Teatro Franco Parenti, Milano, il 18 marzo 2018
IL BALLO
racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
liberamente ispirato a Il ballo di Irène Némirovsky
disegno luci Cesare Accetta | scena Barbara Petrecca
costume di scena Giovanna Buzzi
elettricista Domenico Ferrari
produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco