Cinema

Ruby Sparks

Fausto Vernazzani

Tornano i registi di Little Miss Sunshine per perdersi nelle venature d’una storia che ci spiega come materializzare la ragazza dei nostri sogni non sia sempre… un sogno!

Una volta in sala crediamo di esser seduti su delle poltroncine comode per vedere il film per cui abbiamo pagato, ma in realtà siamo sul delta d’un fiume creato dalla sceneggiatrice e co-protagonista Zoe Kazan, autrice del testo di Ruby Sparks. La ventinovenne di Los Angeles trasferisce il cinema della East Coast, da quella New York dominata dallo spirito del nevrotico Woody Allen, la cui anima confluisce nel  ritorno della coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris, candidati all’Oscar nel 2006 con la pellicola che rappresentava alla perfezione l’ideale di freschezza, Little Miss Sunshine. Un’attesa dettata dalla voglia di lavorare al progetto giusto, arrivato poi grazie alla “famiglia” creatasi col successo di quell’anno, tramite lo straordinario Paul Dano, attore “nato” grazie al loro film, la cui ragazza, Kazan, scrisse di sé.

Ruby Sparks narra dell’apparizione improvvisa di Ruby (Kazan), ragazza nata dalle lettere stampate su carta dalla macchina da scrivere di Calvin Weir-Fields (Dano), scrittore prodigio che 10 anni prima, a soli 19 anni, fu autore d’un bestseller letterario capace di renderlo riconoscibile e desiderato anche dopo tanti anni. Solo, nevrotico e con una discreta dose di sociopatia, perfetto erede di Woody, Calvin inizia a scrivere e il suo soggetto è Ruby, la donna dei suoi sogni. Sogni che diventano realtà. Dal nulla compare: gioviale, affettuosa e in perfetta sintonia sessuale. Un desiderio espresso usando il mezzo proprio e personale come lampada del genio, ma quel che sfugge è un problema morale e sociale: come comportarsi con il potere di plasmare un’immagine ideale diventata persona?

Il testo di Kazan si ramifica in questa direzione, decollando con l’intenzione di far commedia e rischiando di crollare a cause di turbolenze grottesche decoratrici d’un pre-finale in totale contrapposizione con il tema ben adattato allo stile dei due registi Dayton & Faris. Proprio loro non stupiscono, grazie ad un’esperienza nella regia di video musicali, se danno il meglio in un’ottima selezione musicale, ma appaiono incapaci di gestire la sceneggiatura, incontrollabile come un cavallo imbizzarrito che passa dalle scontate stramberie dei signori Weir-Fields (Annette Benning e Antonio Banderas) a improvvise “scene da cane”, lasciando perplesso uno spettatore sedutosi in sala per oltre un’ora con tutt’altre aspettative. Se nel 2006 erano forti dell’ottimo testo di Michael Arndt, Dayton & Faris dimostrano che, oltre a saper incastonare gli attori in suggestivi campi lunghi, non sanno come far decollare una sceneggiatura nata priva delle ali necessarie per volare alto.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Jonathan Dayton, Valerie Faris
  • Fotografia: Matthew Libatique
  • Musiche: Nick Urata
  • Cast: Paul Dano, Zoe Kazan, Chris Messina, Annette Benning, Antonio Banderas, Steve Coogan, Elliot Gould
  • Sceneggiatura: Zoe Kazan

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