Cinema Festival Roma Film Festival 2012

Eterno Ritorno: Provini

Franco Cappuccio

Una beffa, una riflessione sull’attore e sulla sceneggiatura: un film caleidoscopico dagli innumerevoli significati, Eterno Ritorno: Provini è il capolavoro del Festival di Roma

Se c’è un vincitore morale del Concorso del Festival Internazionale del Film di Roma, che è stato molto altalenante e comunque con pochi film davvero considerevoli, oltre a Spose Celestiali dei Mari della Pianura (la recensione qui) è sicuramente da considerare l’ultimo lavoro della ultraottantenne regista ucraina Kira Muratova, autrice di Eterno Ritorno: Provini.

La trama è molto semplice: Lui e Lei (anche i nomi sono degli orpelli inutili!) si rincontrano dopo molti anni. Lei si è trasferita in un’altra città, e Lui passa a farle visita poiché si trova lì per lavoro; con questa scusa, Lui la interpella in merito ad un problema cruciale: ama due donne, la moglie e l’amante, e non sa cosa deve fare. Lei prova, distrattamente, a dargli dei consigli che però lui rifiuta sdegnato; seguiranno altre scene in cui lui e lei si rincontrano, ma senza arrivare a capo della situazione. Queste scene, completamente girate in bianco e nero, della durata di una decina di minuti scarsi, vengono ripetute in continuazione, utilizzando diversi attori e attrici (peraltro tutti grandi attori del cinema sovietico), come se fossero appunto dei provini, che in realtà, in un gioco metacinematografico, oltre che dal pubblico in sala vengono osservati anche dal produttore del film e da un potenziale finanziatore, che compaiono in alcuni momenti del film ad intervallare i provini (le loro scene sono invece girate a colori).

Il film, che scorre in questo modo per tutta le due ore del film, sembra mettere a dura prova la pazienza dello spettatore (e infatti, nella proiezione stampa, l’80% della sala ha abbandonato il film prima del tempo: ci si chiede come abbiano scritto le recensioni i nostri colleghi di altre riviste, giacchè mai come in questo caso il finale è fondamentale ai fini della comprensione del film, come vedremo fra poco, e in ogni caso è indice di poca serietà recensire un prodotto che non si è visto interamente, per quanto brutto che sia); certo rimane molto interessante vedere il lavoro dell’attore, e come questo possa condizionare il film, giacchè data una stessa scena, l’interpretazione dei vari attori da ogni volta una percezione della storia sempre diversa, dal collerico al balbuziente, dalla ragazza in carriera all’ex studentessa un po’ bohemienne. Sembrerebbe però, per quanto affascinante, un po’ poco; ecco però che il finale, che non sveliamo per evitare spoiler, rimescola le carte in tavola, facendo capire che per tutta la durata del film la Muratova ha giocato con il pubblico, prendendolo in giro (in senso buono!) con una finezza ed un umorismo geniali, facendogli credere di star vedendo una cosa che in realtà tale non è. Da recuperare, anche se non conterei troppo sulla possibilità di un’uscita nelle sale italiane.


Dettagli

  • Titolo originale: Vechnoe vozvrashchenie
  • Regia: Kira Muratova
  • Anno di Uscita: 2012
  • Genere: Drammatico
  • Fotografia: Vladimir Pankov
  • Musiche: Zemfira
  • Produzione: Ucraina
  • Cast: Oleg Tabakov, Alla Demidova, Renata Litvinova
  • Sceneggiatura: Kira Muratova

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