Arti Performative

#RomaFringeFestival. FÄK FEK FIK – Le Tre Giovani – Werner Schwab

Renata Savo

Dopo la terza settimana di programmazione, vi presentiamo il terzo spettacolo finalista dell’edizione 2015 del Roma Fringe Festival.


 

Tre giovani donne sono stagliate in fondo, di spalle, come sculture assopite pronte a risvegliarsi nel sogno dell’evento scenico, attendendo che gli spettatori si accomodino sui gradini di uno dei luoghi deputati alle performance del Roma Fringe Festival. Qui, FÄK FEK FIK – Le Tre Giovani – Werner Schwab sarà ancora in scena per la finale del 5 luglio insieme a Gli ebrei sono matti di Teatro Forsennato e Guerriere di Giorgia Mazzucato, dopo aver passato la selezione della scorsa settimana.

Mentre calano gli ultimi bagliori del giorno, immersi in un’atmosfera tiepida e crepuscolare, ci tengono compagnia i suoni synth pop del sound designer e deejay Samovar (nome d’arte di Samuele Cestola): la sua partitura sonora onirica, ricercata, vivace e orecchiabile, fa da sfondo come un bellissimo paesaggio all’intero spettacolo; ora come musica intradiegetica, ora mostrandosi capace di aderire perfettamente alle parole pronunciate dalle tre giovani sublimandole come poesia, facendole emergere come pittura sulla tela che dona corpo e ritmo alle voci proprio come i colori offrono una casa alle emozioni di un artista.

Le tre performer, una vera forza della natura, incarnano tre figure femminili alle prese con la difficoltà di stare al mondo: i conti da pareggiare, le spese da sopportare, gli affetti deludenti, gli episodi traumatici, la ricerca disperata di un amore o soltanto di piacere per poter dire di essere vivi, per riempire i propri corpi vuoti e violentati con nuovi sé che vadano a seppellire il marcio, il dolore e la sopportazione.

Il contrasto cromatico che risalta dai costumi colorati di questo affresco generazionale firmato dal regista Dante Antonelli per il testo composto dallo stesso Antonelli insieme alle tre attrici Martina Badiluzzi, Ylenya Giovanna Cammisa e Arianna Pozzoli – testo ispirato alla drammaturgia iconoclasta de Le Presidentesse di Werner Schwab come un suo ideale e odierno prolungamento – è vivido, acceso come una fiamma che divampa. I movimenti, le espressioni, la lingua, amalgamati dalla musica e da una regia attenta diventano vita e carne dentro lo spazio che circonda le tre donne; uno spazio neutro, pieno e vuoto insieme: vuoto come una profonda solitudine, pieno di immaginazione, che si evolve insieme con il disegno luci e le tensioni suggerite dalla musica. Lo spettatore viene lasciato aggrappato soltanto a pochi piccoli oggetti: dettagli non particolarmente significativi, che però hanno la stessa forza di un ricordo puntellato da schegge affioranti dal subconscio.

Un testo ironico e sfacciatamente realista, risultato di un approccio alla scrittura attento e laborioso; una scrittura non solo testuale ma scenica, performativa, musicale, che vede sì la presenza di una direzione nella persona di Dante Antonelli, ma ha implicato l’instaurarsi di una solidissima intesa professionale tra tutte le figure, da Samovar alle attrici, e naturalmente, al regista stesso. E non è un caso che il processo creativo abbia preso piede durante le varie fasi di un laboratorio, “SCH.lab”, e la residenza alla Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli «attraverso un percorso di realizzazione di diverse performance individuali e collettive in forma di materiali per la scena, che ha portato il gruppo di lavoro a individuare nel finale de Le Presidentesse lo spiraglio per la creazione di un lavoro originale».

Il prodotto di questo lavoro collettivo è senza dubbio uno spettacolo divertente e godibile, che pur avendo come punto di partenza una drammaturgia preesistente, ne coglie lo spirito per poi dire altro, e in modo efficace: nonostante l’apparente mancanza di relazione tra i personaggi, la frammentarietà dei quadri, organici e icastici come esplosioni di colore su fondo bianco, questi ritratti di umana bassezza e infelicità, di coraggio e depressione, euforia e ambizione, rappresentano emozioni portate all’eccesso, temi che restano universali persino, o forse soprattutto, nel loro parossismo.

 

 

 


Dettagli

  • Titolo originale: FÄK FEK FIK - Le Tre Giovani - Werner Schwab

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