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Rimi, di Gabriele Frasca – La presentazione

Roberta Iadevaia

Dopo Rame, Lime, Rive e Prime è la volta di Rimi, la nuova raccolta di poesie di Gabriele Frasca, una “partitura per voce” incastonata tra traduzioni di Quevedo e Dylan Thomas

Domenica 6 ottobre si è tenuta a Napoli la presentazione di Rimi, la nuova raccolta di poesie firmata Gabriele Frasca e pubblicata da Einaudi. L’evento ha avuto luogo nei colorati spazi di Mezzocannone Occupato, a chiusura di una tre giorni  di iniziative artistico-culturali dedicate al diritto alla città e alla street art. La serata è entrata subito nel vivo grazie a una lettura dello stesso Frasca della sua poesia povero. vecchio. complicato gioco tratta dalla sezione Rivolte, a cui è seguita una introduzione all’autore curata da Francesco Paolo De Cristofaro, Professore di Letterature moderne comparate dell’Università Federico II di Napoli; compito tutt’altro che semplice vista la poliedricità dell’artista in questione. Traduttore raffinato di Philip K. Dick e Thomas Beckett, “saggista radicale”, “comparatista come non ce ne sono altri”, autore di “romanzi con occhi che vi guardano” (Gianni Maffei) nonché Presidente del Premio Napoli, Frasca “riesce a unire passione e genio – afferma De Cristofaro – in una ricerca costante di contaminazione tra forme e linguaggi, musica e voce” come dimostrano anche i suoi trascorsi da regista, autore radiofonico e  fondatore di gruppi poetico-musicali e come dimostra ancor di più il suo ultimo lavoro, concepito per essere una vera e propria “letteratura da ascolto”.

Pubblicato dopo le raccolte poetiche Rame (1984), Lime (1995), Rive (2001) e Prime (2007, vincitore del Premio Napoli), Rimi conferma e rafforza – osserva Bernardo De Luca, giovane dottorando presso la Federico II, già poeta, saggista e redattore di Napoli Monitor – la progettualità intrinseca della poetica di Frasca che solo superficialmente si riconduce a un gioco linguistico: più attentamente infatti si nota come tutte le sue raccolte abbiano in realtà un titolo fantasma – rime – che denota la coazione a ripetere intesa come caparbia oltranza poetica sulla scia, ipotizza De Luca, del beckettiano “fallisci ancora, fallisci meglio”.

Il nuovo lavoro di Frasca si compone di tre sezioni, due dedicate alle traduzioni di Francisco de Quevedo e Dylan Thomas e una –  quella centrale – riservata a 40 componimenti originali. Se i brani tradotti presentano una novità rispetto ai precedenti lavori di Frasca – manca infatti, nota De Luca, il testo in lingua originale – quelli della seconda sezione rientrano appieno nella poetica fraschiana grazie al loro essere concepiti come una vera e propria “partitura per voce”. Proprio per esaltare tale aspetto, l’autore si è avvalso dell’antichissima tecnica della scriptio continua, che consiste nel disporre il testo in una sequenza ininterrotta al punto da renderne obbligatoria, al fine della comprensione, una lettura ad alta voce. Frasca non ha tuttavia trascurato delle “istruzioni” per la lettura, situate nel tredicesimo componimento, che si rivelano davvero preziose.

L’artista napoletano ha definito la sua nuova opera una “commedia” poiché, proprio come quella dantesca, è piena di voci in cui i lettori possono di volta in volta identificarsi; e tuttavia, ha preferito evitare pesanti strutture metriche in modo da permettere ai personaggi di entrare liberamente in scena. “Quando si legge ad alta voce – dichiara Frasca – è inevitabile riprodurre le voci così come identificarsi in esse perché […] tutti abbiamo un’orchestra dentro; noi la chiamiamo pensiero o anima, illudendoci che sia una cosa intima”. In questo gioco di voci tuttavia, a mancare è proprio quella dell’autore, confinata ai soli componimenti 1, 12 e 13 per cedere il posto a un’assoluta impersonalità: “l’io non è un altro, l’io è gli altri” afferma Frasca; per tale ragione i personaggi stessi sono del tutto asessuati, come spettri o larve, ma sono al contempo facilmente riconoscibili dalle loro azioni.

Pubblicato a poca distanza dai saggi su Gadda e Joyce, non mancano in Rimi dei riferimenti ai due grandi autori a partire proprio dallo stile, definito da De Luca “flusso di coscienza indiretto”. In conclusione della serata Frasca ha regalato al pubblico una accorata digressione sulla vita e le opere di Dylan Thomas culminata con la lettura di Cerimonia dopo un’incursione incendiaria, poesia scritta dal gallese durante i bombardamenti tedeschi del 1944.

 


Foto di Roberta Iadevaia



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