Cinema

Passioni e desideri

Pasquale Parisi

Il regista di City of God Fernando Meirelles tenta e riesce nell’adattare con originalità il Girotondo di Arthur Schnitzler.

Chiunque voglia tentare una trasposizione, per quanto vaga, del Girotondo di Arthur Schnitzler, sa di doversi andare a misurare con un peso massimo, il capolavoro di Max Ophüls La Ronde (1950). E sa, per questo, di essere costretto a proporre una visione originale, laddove “originale” non sta ad indicare la semplice sostituzione dei taxi alle carrozze e dei cellulari alle lettere. Da questo punto di vista risulta indubbiamente efficace Passioni e desideri, la proposta di Fernando Meirelles (che tutti ricordiamo per Cidade de Deus – City of God), tanto originale da risultare quasi spiazzante. In un setting contemporaneo seguiamo, nei loro spostamenti attraverso grandi città europee ed americane, dieci personaggi di nazionalità e condizioni sociali radicalmente diverse, dal manager inglese (Jude Law) al boss criminale russo (Mark Ivanir) alla escort ungherese (Lucia Siposova).

L’unico legame tra di loro sta nella condivisione di un partner amoroso: le relazioni formano nuovi anelli della catena che si snoda frammentariamente nel corso della proiezione. L’attrazione sessuale, tuttavia, motore unico delle vicende del materiale originale, occupa una posizione marginale (la comparsa, tra i personaggi, di un maniaco sessuale in riabilitazione la dice lunga sulla differente concezione dell’argomento); le separazioni hanno decisamente più rilievo rispetto a rapporti sessuali che raramente riescono ad essere consumati. Allo stesso modo la spensieratezza con la quale i “tipi” di Schnitzler prima e di Ophuls poi si lanciavano da una relazione all’altra, è molto ridimensionata: resiste in una piccola componente di carpe diem, ma lascia spazio al tormento dell’attrazione colpevole, alla preoccupazione di legami che sembrano paradossalmente ben più costrittivi rispetto a quanto accadeva nel secolo scorso. Lo stile visivo è piuttosto personale, con una immagine dai toni freddi continuamente alterata da jump-cuts, fermi-immagine e split-screen, espedienti che a volte non danno l’impressione di essere indispensabili alla narrazione.

Dunque, Passioni e desideri è una visione di certa originalità, ma dal valore di intrattenimento diradato tra vicende e personaggi poco incisivi (il padre pentito Anthony Hopkins, ad esempio, è davvero fuori posto in una vicenda simile) e ritmi spesso troppo distesi. Se quello del regista brasiliano è un interessante esperimento, bisogna ammettere che i vivaci antenati germanici erano una compagnia ben più piacevole di queste grigie figure contemporanee.


Dettagli

  • Titolo originale: 360
  • Regia: Fernando Meirelles
  • Fotografia: Adriano Goldman
  • Musiche: Robert Burger
  • Cast: Anthony Hopkins, Jude Law, Rachel Weisz , Ben Foster
  • Sceneggiatura: Peter Morgan

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