Arti Performative

Paolo Bignamini // Yourcenar/Clitennestra

Carmen Navarra

Dal 13 al 18 novembre presso il Pacta Salone dei Teatri di Milano è andato in scena Yourcenar/Clitennestra, tratto da Fuochi Clitennestra o del crimine di Marguerite Yourcenar, per la regia di Paolo Bignamini, prodotto dalla compagnia teatrale fiorentina Lombardi-Tiezzi. Uno spettacolo in cui il personaggio eschileo assume, dal punto di vista di Yourcenar, un ruolo centrale nel dramma. Non solo per lo sguardo femminile, sensibile o empatico, dell’autrice, ma perché in Fuochi la scrittrice belga racconta, con stile denso e pungente, la sofferenza d’amore che dilania le “eroine” greche, il cui tratto più eroico è la disperata umanità di cui sono permeate tutte le prose liriche di questa raccolta. Fedelissima al testo della Yourcenar, la rivisitazione teatrale di Clitennestra, personaggio “scomodo”, che ha ucciso a tradimento il marito Agamennone con la complicità del suo amante Egisto, è affidata al corpo e alla voce di Debora Zuin, figura altera e livida che si impone come unica presenza sulla scena, essenzialmente costituita da un blocco di scatole bianche che fungono letteralmente da “cassetti della memoria”. Dopo aver commesso l’omicidio, la moglie del re viene trascinata in tribunale. Qui comincia il suo lungo monologo: una strenua, avvincente e appassionata autodifesa, esasperata da una gestualità convulsa. “Signori della Corte” esordisce “non c’è una fra le vostre donne che per una notte non abbia sognato di essere Clitennestra”. Le parole di Zuin si rincorrono freneticamente, ma limpidamente, al pari della scrittura di Yourcenar, e ripercorrono tutte le fasi della sua vicenda dalla premeditazione dell’omicidio (i cui elementi cardine sono un coltello che la protagonista regge ancora tra le pallide mani e la vasca da bagno nella quale il re è stato ucciso) ai ricordi della vita coniugale, l’amore provato – per le mani e per il petto d’oro –; e ancora, all’elenco di tutte le privazioni subite e di tutte le azioni compiute, pur di essere considerata compagna, complice e moglie modello. Nelle sue parole è ravvisabile l’odio di una donna che, tradita e ingannata, ha amato e continua ad amare il consorte (come suggerisce un estemporaneo estratto della canzone Testarda io di Iva Zanicchi: “non so mai perché ti dico sempre di sì. La mia solitudine sei tu”). Le ragioni di Clitennestra prorompono definitivamente nel finale, quando la regina prende atto della presenza dell’altra, la sacerdotessa Cassandra, descritta con una lunga ed allusiva perifrasi: “quella specie di maga turca che si era scelta come parte del bottino […] era quasi una bambina, benché fosse un pochino guasta, forse, dai giochi dei soldati”. Le sue parole rivendicano la dignità vilipesa e calpestata: “Soltanto per questo lo ammazzavo, per costringerlo a rendersi conto che io non ero una cosa senza importanza che si può lasciar cadere o cedere al primo venuto”. Eppure la vendetta non è simbolo di vittoria, così come il tradimento perpetrato per anni nei confronti del marito motivo di benessere, anzi. Per Clitennestra, Egisto non è che un “errore, un malinconico surrogato”. Egisto diviene strumento per capire fino a che punto sia insostituibile Agamennone. Il ritratto tinteggiato da Yourcenar e magistralmente reso da Debora Zuin sul palcoscenico è quello di una donna trafitta da un dolore talmente acuto da travalicare finanche la morte. Tutte le notti, infatti, l’ombra di Agamennone la perseguiterà per ricordarle l’efferato crimine: “Lui è ritornato dalla morte. Inutilmente gli avevo tagliato i piedi per impedirgli di uscire dal cimitero: questo non gli impediva di sgusciare da me, la sera, tenendosi i piedi sotto il braccio come portano i ladri le loro scarpe per non fare rumore”. Vittima del suo stesso sentimento vanamente vendicativo, Clitennestra è condannata ad un’eterna sofferenza: “L’amore è un castigo: veniamo puniti per non essere riusciti a rimanere soli”.

 

[Immagine di copertina: “Yourcenar/Clitennestra”, foto di scena di Laila Pozzo]

YOURCENAR/CLITENNESTRA

da “Fuochi – Clitennestra o del crimine”
di Marguerite Yourcenar
adattamento Debora Zuin
dramaturg Maria Antonia Pingitore

con Debora Zuin
regia Paolo Bignamini
luci Fabio Bozzetta
scene Nani Waltz
assistente alla regia Gianmarco Bizzarri

Compagnia Lombardi-Tiezzi

con la collaborazione di Collectif FEMMES NOMADES/Paris

 



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