Arti Performative Dialoghi

Nei musei del Lazio arriva ART CITY: teatro e danza “su misura”. Intervista alla dott.ssa Edith Gabrielli, Direttore del Polo Museale del Lazio

Renata Savo

In estate, ogni anno, tra le miriadi di iniziative culturali scegliere che cosa fare in città – e quale città visitare – diventa sempre un problema. Per tutta l’estate, anche quest’anno, dopo il successo della scorsa edizione, chi sosterà in vacanza a Roma e nel Lazio – o da lì non potrà spostarsi troppo lontano – avrà l’occasione di godere di un progetto molto grande e ambizioso che intende valorizzare e far conoscere, riscoprire, l’esperienza della visita al museo. È Art City, realizzato dal Polo Museale del Lazio, l’istituto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che gestisce quarantasei musei e luoghi della cultura di Roma e del Lazio.

Un’iniziativa che porta il teatro, la danza, la musica, la letteratura e gli audiovisivi nei musei, i luoghi per antonomasia in cui si conservano la memoria e l’arte, per avvicinare ogni fascia di pubblico. La sezione “In scena – danza e teatro nei luoghi d’arte del Lazio”, a cura di Anna Selvi, si apre proprio oggi, 6 luglio, e si concluderà l’8 settembre, tra musei, abbazie e siti archeologici del Lazio, invasi, attraversati e vissuti con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio culturale.

Protagonisti di questa sezione, Marco Paolini (Techno-Filò. Technology and me, 31 luglio al Comprensorio archeologico di Minturnae a Minturno, LT), Ascanio Celestini (Storie e controstorie, il 21 luglio al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo), Mariangela Gualtieri (Bello Mondo, 27 luglio al Monastero di Santa Scolastica, a Subiaco, RM) accompagnata dal violoncellista Stefano Aiolli, Sandro Lombardi e Massimo Verdastro diretti da Federico Tiezzi (L’apparenza inganna di Thomas Bernhard, spettacolo Premio Ubu per la regia, il 2 agosto a Caprarola, VT), Fanny & Alexander e l’Orchestra Bluemotion (Kriminal Tango, 7 luglio a Villa Lante di Bagnaia, VT; e 8 luglio, alla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, RM), Roberto Abbiati e Leonardo Capuano (Pasticceri – io e mio fratello Roberto, il 27 luglio alla Torre di Cicerone, ad Arpino, FR); e, ancora, Virgilio Sieni (Bach Dance Suites, con cui si apre oggi 6 luglio la rassegna, al Museo Archeologico di Vulci, VT), Emio Grecoe Pieter C. Sholten (Double Points: HELL, il 30 agosto al Museo Archeologico Nazionale e alla Villa di Tiberio, a Sperlonga, LT; e il 31 agosto al Museo Nazionale Etrusco di Viterbo), Mauro Bigonzetti, i solisti e il corpo di ballo Daniele Cipriani Entertainment (Mediterranea, il 3 agosto al Comprensorio archeologico di Minturnae, a Minturno, LT), Daniele Albanese_compagnia stalker (In a Landscape, 5 agosto al Museo Archeologico dell’Agro Falisco Forte Sangallo di Civita Castellana, VT), Gruppo Nanou (Dance DanceDance – Una milonga speciale, il 4 agosto; e Il colore si fa spazio, 5 agosto, segue In a Landscape nello stesso museo), la Spellbound Contemporary Ballet (Carmina Burana, il 30 luglio alla Necropoli della Banditaccia, Cerveteri, RM), Fortebraccio Teatro (La Ballata del vecchio marinaio, l’8 settembre al Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia, RM), Michele Di Stefano, MK (Bermudas il 26 agosto, Necropoli di Tarquinia, VT), Teatro del Lemming (Odisseo – viaggio nel teatro, spettacolo itinerante all’aperto per massimo 33 spettatori, il 27, il 28 e il 29 luglio al Museo Archeologico Nazionale e Villa di Tiberio a Sperlonga, LT), Accademia degli Artefatti (con il primo volume di La storia del teatro in volumi – Vol. I Teatro greco, frutto del laboratorio-residenza a Palazzo Altieri di Oriolo Romano, VT, dal 10 al 19 luglio; e in scena il 19 luglio), Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari (I figli della frettolosa, esito del laboratorio, e Io provo a volare – Omaggio a Modugno, entrambi in scena al Museo Nazionale delle Navi Romane di Nemi, RM l’11 agosto); e altri appuntamenti ancora.

Dei benefici sullo stato dell’arte che un progetto come Art City può apportare al territorio regionale e al nostro Paese – tanto da esser diventato un modello, un vero e proprio case study inerente agli studi di museologia – abbiamo parlato proprio con la studiosa e museologa Edith Gabrielli, nonché Direttore del Polo Museale del Lazio.

Edith Gabrielli, studiosa, museologa e Direttrice del Polo Museale del Lazio. Foto di Claudia Pajewski

Art City è progetto organico di iniziative culturali nato nei musei e per i musei, un progetto che unisce sotto un ombrello comune oltre centocinquanta iniziative di arte, architettura, letteratura, musica, teatro, danza e audiovisivo. Com’è nata l’idea di un contenitore creativo come questo e dopo quanto tempo è diventato qualcosa di concretizzabile?

Io sono di mestiere una museologa, e uno degli aspetti del mio lavoro è studiare il comportamento dei visitatori e, ancor più, dei non-visitatori, cioè di coloro che nei musei tendono a non metterci piede. Un primo obiettivo è quello di raggiungere quelli che con termine tecnico sono definiti newcomers, chi nei musei non c’è mai entrato, o almeno, non nei nostri musei; il secondo è quello far entrare questi visitatori non solo una prima volta, ma di farceli ritornare – la cosiddetta “fidelizzazione”. Studiando il comportamento dei visitatori, anche attraverso una serie di studi che sono stati fatti a livello internazionale, è emerso che indubbiamente l’estate è il periodo in cui le persone sono più disposte a fare delle esperienze che altrimenti non farebbero. Da qui l’idea di un progetto estivo nato nei musei e per i musei: non vogliamo fare concorrenza ai teatri, che sono il luogo deputato alle arti performative, però vogliamo creare un’arte su misura partendo dal principio che “l’arte è una”, e quindi nel museo tutte le forme d’arte possono essere ben accolte. Quelle di Art City sono tutte esperienze create ad hoc. È come dire alle persone «vieni al museo, perché vivrai qualcosa che non potrai vivere da nessun’altra parte; e tornaci, perché quelle sono esperienze uniche: o “qui e ora” o mai più». L’idea l’ho elaborata sin dal 2015, quando sono diventata direttore del Polo Museale del Lazio e l’ho sperimentata già allora con una serie di progetti-pilota: a Palazzo Venezia, al Vittoriano, a Castel Sant’Angelo e in qualche altra occasione nel territorio laziale. L’anno scorso è nata la prima vera edizione sulla base dei riscontri ricevuti con quei progetti, e circa centocinquanta iniziative hanno coinvolto quasi seicentomila persone. Un numero davvero considerevole.

 

Esistono all’estero modelli simili ad Art City?

L’idea di Art City è totalmente originale. Il progetto è pensato per il Lazio e si nutre di tutti gli studi di museologia compiuti a livello internazionale; penso alle esperienze californiane di Nina Simon, che parla di “museo partecipativo”, cioè di un museo che faccia entrare le persone per farle vivere all’interno, coinvolgendole nell’esperienza museale. Partendo da queste esperienze internazionali Art City resta però un progetto creato esattamente su misura, che, devo dire, sta suscitando grande interesse in tutta Italia. Spesso mi viene chiesto quali sono i segreti di questo progetto e come poterlo replicare in altri luoghi: il vero segreto consiste nel mettere al centro davvero il museo e considerarlo una possibile casa per i cittadini, per gli abitanti del luogo e poi naturalmente per i turisti, categorie che non sono in contraddizione, perché un progetto museologico ben fatto deve avere un solo obiettivo, proporre un’offerta diversificata e raggiungere diversi tipi di pubblico, anche se apparentemente inconciliabili.

Leonardo Capuano e Roberto Abbiati in “Pasticceri – io e mio fratello Roberto”. Foto di Lucia Baldini

Quest’anno ci sono delle novità, come Art City per i bambini, “I Bambini e Art City”, che inizia l’8 luglio ed è fino al 7 settembre. In che modo la Casa dello Spettatore ha collaborato a questa sezione insieme ad Anna Selvi? Qual è il messaggio che si vuole trasmettere?

Ho sempre detto che l’Italia sui beni culturali è uno dei paesi di riferimento. Penso al restauro o alla stessa museologia: molte cose sono state pensate e dette sui musei per la prima volta in Italia, anche se qualche volta ci sembra di recepire che alcune idee siano state realizzate all’estero; il nucleo di quelle idee è nato nel nostro Paese. Se c’è un aspetto verso il quale ritengo che l’Italia debba guardare ad altre esperienze è l’attenzione verso il pubblico più giovane: molte volte, infatti, noi vediamo i bambini, i nostri figli, come un ostacolo per andare a vivere un’esperienza in un museo oppure per andare ad ascoltare un concerto o a teatro. Il progetto rivolto ai bambini nasce per dire «il museo è per tutti», a cominciare da loro: i genitori non devono rinunciare al museo, ma lo possono vivere con i bambini attraverso esperienze dedicate, a misura di bambino. La Casa dello Spettatore ha lavorato di concerto con Anna Selvi, che è la responsabile dell’ufficio danza e teatro, che ha costruito questo progetto pensato per coprire tutta la nostra regione. Ci sono degli spettacoli che sono al centro di Roma e altri che sono su tutto il territorio, che permettono anche di scoprire dei luoghi che non tutti conoscono ma che in realtà sono celeberrimi per gli storici dell’arte e dell’architettura. Il primo spettacolo s’inaugura a Villa Lante, a Bagnaia, finita di recente su «Washington Post» per essere uno dei giardini più belli del mondo. Questo è un po’ il senso di Art City: far scoprire dei luoghi che tutto il mondo conosce e forse noi italiani un pochino meno, grazie all’esperienza calibrata di Anna Selvi e della Casa dello Spettatore.

“Bach Dance Suites” di Virgilio Sieni. Foto di Riccardo Caselli

Ci saranno delle opere site-specific? Qualcuna da segnalare in particolare?

Apparire site-specific anche se esistevano già: è stata “la” scommessa. In questo senso c’è stata una forte dialettica tra i curatori e gli artisti per capire che cosa era davvero adatto per quel determinato luogo. Tutte le opere infatti sono uniche, sono state scelte in relazione al sito. Sono stati fatti dei lunghi sopralluoghi, scambiati dei materiali fotografici con le compagnie e con gli artisti, proprio perché niente fosse giustapposto. Il museo non deve mai essere una “location”.

 

Potrebbe spiegarci che cosa intende con usare la “politica del gigante con le mani di un orologiaio”, metafora che connota e sottende il progetto?

Mi fa piacere che abbia notato questa metafora! La uso di continuo, i miei collaboratori lo sanno bene. Il Polo Museale gestisce quarantasei musei per un totale di circa quattordici milioni di visitatori l’anno. È un numero gigantesco, a livello delle grandi istituzioni internazionali. La mia sfida, però (che è poi la “nostra” sfida), è di creare esperienze su misura per ciascuno, come un gigante dalle mani molto grandi che riesce a fare dei lavori di precisione, e quindi, a raggiungere tutti i tipi di pubblico. Penso al caso di uno spettacolo, I figli della frettolosa, che faremo nel Museo delle Navi Romane di Nemi, frutto di una residenza artistica della compagnia Berardi Casolari che ha condotto un laboratorio con non vedenti e vedenti; spettacolo destinato a ciechi e ipovedenti (oltre a vedenti), per un’inclusione completa.

 

È una delle novità di quest’anno.

Sì, lo è, diversificare l’offerta in modo tale da raggiungere un numero molto grande di persone, ognuno con le proprie esigenze, e nello stesso tempo coprire il più ampio territorio possibile, essere presenti capillarmente in tutti i luoghi del Lazio. Il Lazio è una regione magnifica, che ha la fortuna di avere una capitale come Roma e quella di essere una terra particolarmente ricca dal punto di vista del patrimonio culturale e artistico. Proviamo a mettere in valore l’una e l’altra, e l’una in funzione dell’altra. È il motivo per cui siamo presenti praticamente ovunque e abbiamo pensato a delle rassegne su misura. Questa sfida sul territorio è stata accolta da artisti della scena nazionale e internazionale, che hanno capito che essere presenti a Bagnaia o a Sperlonga è molto importante, perché significa recuperare quella funzione sociale del museo per cui, in sostanza, il museo oggi ha ragione di esistere.

 

In copertina: “Bermudas” di MK. Foto di Andrea Macchia

Info: www.art-city.it



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