Cinema

Napoli Comicon 2016. In compagnia dei Lupi di Tex Avery

Fausto Vernazzani

Al tramonto della seconda giornata del Napoli Comicon 2016 con Tex Avery, il suo Droopy, il Lupo e la Cappuccetto Rosso da nightclub in un piccolo ma giusto incontro. 

 

Il cinema ha un Comicon di riferimento, il San Diego Comi-Con International, dove ogni anno con panel ricchi di stelle vengono presentati nuovi progetti cinematografici con anteprime video, teaser, trailer e una montagna di anticipazioni da parte degli autori. In Italia, com’è logico che sia vista la differenza strutturale della macchina produttiva cinematografica, il cinema è un’arte spesso in secondo piano a questo tipo di eventi, escluso forse il numero uno, il Lucca Comics & Games, per dimensioni attaccato dal Napoli Comicon dove ci siamo rinchiusi al suo secondo giorno, tra pioggia e (ancora) file enormi per Don Rosa.

Vien da sé dunque che non si scende a un Comicon per cercare novità sul cinema, non almeno a Napoli, dove peraltro le proiezioni cinematografiche e seriali sono quasi tutte chiuse al pubblico e accessibili solo su invito. Ma negli angoli bui del programma è sempre possibile trovare qualcosa, come nell’ultimo evento alla Sala Italia – centro eventi principale -, alle 18:00, tra centinaia di sedie vuote e al massimo una decina di persone, dove alcuni film del geniale Tex Avery sono stati proiettati in lingua originale. L’evento in sé non è stato importante, del resto l’organizzazione lo ha relegato a un orario più scomodo, ma ha sempre un suo perché.

Senza intervento da parte di chicchessia, come seguito alla brevissima presentazione de Il mio primo dizionario delle serie tv cult edito da Beccogiallo, sono stati proiettati tra i vari Little Rural Riding Hood, il “fratello” meno noto del cartoon cult Red Hot Riding Hood, l’esilarante The Shooting of Dan McGoo, nonché chicca della selezione essendo appena stato trasferito dal suo 35mm in digitale. A questi si sono aggiunti altri due con protagonista il personaggio di Droopy, Droopy Señor e Wags for Riches , rispettivamente col Lupo e Spike come antagonisti, e il breve Tv of Tomorrow.

Un nome come Tex Avery meriterebbe il tentativo di rendere l’evento accattivante, magari anche con il coinvolgimento di influencer e personaggi non per forza esperti o del settore (del resto Sio ha fatto parte del panel su Adventure Time e parteciperà anche a quello su Batman v Superman). È così, si sa, Avery sin da quando era in vita ha vissuto all’ombra di Studios e autori ben più famosi – Walt Disney, insomma -, però, a distanza di oltre quarant’anni dalla sua rivalutazione, anche in Italia dovrebbe trovare il suo giusto spazio. Che queste poche persone presenti alla sala siano un buon punto di partenza.

Tex Avery è da considerarsi uno dei più grandi autori della storia del cinema d’animazione, distante anni luce dallo stile di Walt Disney e della sua armata, così come anche un altro gigante, Chuck Jones, con uno stile secco, fuori dagli schemi della morale, stracolmo di sferzate alla società odierna, dal ritmo fortemente “sincopato”. Così lo definisce, ripetutamente, lo storico Gianni Rondolino nel suo seminale Storia del cinema d’animazione, nel cui sottotitolo non può fare a meno di citare proprio lui, Tex Avery, di fianco ai nomi di Walt Disney e Steven Spielberg, riconoscendogli così un ruolo di primaria importanza nel genere.

A lui, purtroppo, Sergej M. Ėjzenštejn non ha dedicato un libro. Tuttavia oggi nei testi in cui si parla di animazione è praticamente impossibile non trovare sempre citato il suo nome, come ad esempio ne Le anime disegnate di Luca Raffaelli, col riferimento a quella cosiddetta “scuola di Tex Avery” a cui fanno riferimento gli autori della Warner Bros e della Metro Goldwyn Meyer, due delle tre Major per cui lavorò (la prima fu la Universal). Al giorno d’oggi sono ricordati più di tutti i capolavori girati per la MGM, scollegati dal diktat di dover seguire un personaggio nelle sue avventure, più incentrati sulle sue invettive (vedi Tv of Tomorrow).

Proprio qui sta il lato positivo di questo piccolo evento collaterale – sul fronte fumettistico tra nomi come Don Rosa, Igort, Milo Manara e tanti altri non ci si può proprio lamentare, anzi -, nel desiderio di tornare a parlare di Tex Avery che risorge con sempre più forza. Il pubblico, anche per motivi generazionali certamente, per ora sembra non riconoscergli il ruolo che gli spetta nella storia del cinema e dell’animazione, ma chissà se in futuro, a un secondo tentativo di proiezione, il pubblico non raddoppi di volta in volta. Un giorno potremmo arrivare a file incalcolabili come i chicchi di riso sulla scacchiera di Sessa.  



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