Cinema

I morti non muoiono

Carmen Navarra

Centerville. Ohio. Stati Uniti. Gli “zombie” invadono l’intera comunità. Sullo sfondo di una periferia desolata, “campeggia” la causa di questo evento “raccapricciante”, come più volte viene definito: il “fracking” dei poli che ha determinato lo spostamento della Terra dal suo asse. Di conseguenza la natura non è più rigogliosa (come nota sin all’inizio del film Tom Waits, nei panni di Bob, un saggio e vagabondo eremita), la luce del giorno dura un numero incalcolabile di ore e non appena il sole cala, i “morti” si rianimano, tornano, cioè, a popolare le strade, a ripetere le stesse azioni che svolgevano in vita (giocano a tennis, bevono “chardonnay”) e soprattutto cominciano a cibarsi di carne umana. Le “vittime” vengono scelte in modo del tutto arbitrario dai loro aguzzini – i non morti, appunto, tra cui figurano Iggy Pop, Sturgill Simpson (anche autore della colonna sonora dal titolo omonimo “The dead don’t die” – I  morti non muoiono) e Carol Kane. Chiunque finisca nelle “grinfie” di questi morti viventi – per dirla con Dan O’ Bannon – è destinato alla dipartita e, come nel peggiore dei circoli viziosi, a trasformarsi a sua volta in zombie: dalle proprietarie di un vecchio diner ai tre giovani hipster arrivati da uno dei centri urbani limitrofi (Cleveland o Pittsburgh), alla giovane Mindy – Minerva Morrison (Chloë Sevigny), una delle agenti di polizia della città che si occupa del “caso” con i suoi colleghi e amici Cliff Robertson (Bill Murray) e Ronnie – Ronald – Peterson (Adam Driver).

I tre personaggi, paradigmi del cinema jarmushiano – ergo esilaranti, pungenti, quasi serafici nel loro sarcasmo – provano a pianificare il “contrattacco” decapitando i non morti (“L’unico modo di uccidere i morti è uccidergli la testa” spiega l’agente Peterson che è, tra l’altro, un esperto di zombie). La stessa “logica” spietata viene usata dalla bizzarra Zelda Winston (Tilda Swinton), proprietaria di un negozio di pompe funebri. Pertanto macheti e kitane diventano simboli di un mondo apparentemente surreale in cui i sopravvissuti (e stavolta non sono solo gli amanti, come Jarmusch ci aveva insegnato in “Only lovers left alive”) massacrano questi cadaveri ambulanti.

Il regista statunitense, qui come altrove, è abile nello svelare gradualmente la bestialità dell’essere umano che prevale addirittura quando l’altro è già morto, in un “gioco al massacro” in cui l’intera umanità (presente e passata) tende al cannibalismo: in tal senso iconica è la scena in cui Mindy redarguisce il suo collega per aver ucciso impietosamente uno fantasma bambino. Se gli zombie propriamente detti tornano in vita per rivendicare la materialità che hanno perduto (“nintendo, auto, vestiti nuovi e gameboy”), quelli in procinto di morire (e di rigenerarsi) saranno travolti e annichiliti dall’ineluttabilità delle cose contro la quale nessun’arma potrà vincere. Cenere alla cenere, polvere alla polvere.

 

 

 


  • Diretto da: Jim Jarmusch
  • Prodotto da: Carter Logan, Joshua Astrachan
  • Scritto da: Jim Jarmusch
  • Protagonisti: Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Austin Butler, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Rosie Perez, Iggy Pop, Sara Driver, RZA, Carol Kane, Selena Gomez, Tom Waits
  • Musiche di: SQÜRL
  • Fotografia di: Frederick Elmes
  • Montato da: Affonso Gonçalves
  • Distribuito da: Universal Pictures (Italia), Focus Features (USA)
  • Casa di Produzione: Animal Kingdom, Film i Väst
  • Data di uscita: 14/05/2019 (Cannes), 13/06/2019 (Italia), 14/06/2019 (USA)
  • Durata: 103 minuti
  • Paese: Stati Uniti, Svezia
  • Lingua: Inglese

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