Arti Performative

Luca De Fusco – Antonio e Cleopatra

Marcella Santomassimo

Grandi nomi dietro e sul palcoscenico, sotto la guida del regista, hanno dato vita a un’opera maestosa, in cui non si sente la mancanza di nulla.

Presentato in occasione dell’edizione 2013 del Napoli Teatro Festival Italia, Antonio e Cleopatra di Luca De Fusco, direttore artistico del festival internazionale partenopeo, è un’opera maestosa, coraggiosa e, forse di questi tempi è il caso di sottolinearlo, costosa. Dietro l’allestimento si nascondono infatti i nomi di varie artisti del panorama contemporaneo: Ran Bagno, compositore medio orientale, lo scenografo Maurizio Balò, la costumista Zaira de Vincentiis, la coreografa Alessandra Panzavolta e Gigi Saccomandi che ha curato il disegno luci. Doveroso è nominarli tutti perché insieme hanno contribuito all’ideazione di uno spettacolo che possiamo senza dubbio definire unico nel suo genere. Una macchina artistica, sotto il comando visionario/imprenditoriale del regista De Fusco, che si è accordata per dare vita ad una delle opere meno rappresentate di William Shakespeare. Tenendo presente che sarebbe stato del tutto impossibile sottoporre lo spettatore medio del teatro italiano alla visione di una tragedia della durata complessiva di sette ore circa, De Fusco ha operato una consistente riduzione rendendo l’opera più fruibile, senza che si senta la mancanza di nulla. Il sipario si apre su un fondale blu notte. A dominare il palcoscenico è una teca gigante sulla quale vengono proiettati piccoli teschi, presagio di morte. Un telo di tulle, funzionale alle proiezioni in video, separa il proscenio dal resto del palcoscenico, un limite tra le passioni intime e il ruolo pubblico, esterno di quasi tutti i personaggi. Mai Cleopatra oltrepasserà quel limite che in lei si fonde e confonde. I personaggi sono truccati, abbigliati ed hanno la postura di antiche statue bianche e marmoree. Rivivono la loro sorte e quella di un intero popolo che mai comparirà sulla scena. Illuminati da bagliori di luce appaiono ad altezze variabili sul fondale del palco dove una scala invisibile, che verrà svelata nella parte finale, fa sì che gli attori si spostino velocemente senza essere visti, coperti dal buio assoluto. Antonio e Cleopatra è la storia di un uomo che vive tormentato dall’imposizione di una scelta tra la passione per una donna e i doveri dettatigli dal suo potere; è la sorte di una regina volubile, fiera e dominatrice sullo sfondo della nascita dell’impero romano. L’amore tra Antonio e Cleopatra è destinato a non avere un futuro su questa terra, alla quale arrecherebbe solo guerre e distruzione, ma può trovare compimento nella morte. 

La tecnica di mettere in risalto la parola di Shakespeare e il volto dell’attore attraverso proiezioni in video di primi piani era già stata sperimentata dal regista in Antigone, lavoro presentato sempre al Napoli Teatro festival che vedeva ancora una volta protagonista una splendida Gaia Aprea. L’accordo tra musica, proiezioni video, e personaggi in scena riporta al linguaggio del cinema al quale De Fusco dichiara esplicitamente di volersi avvicinare per sdoganare una forma di teatro vecchia, obsoleta. Un rischio che il regista può permettersi, i cui risultati sono tutt’altro che spiacevoli. Tuttavia, quella di De Fusco potrebbe essere una trovata che allontana da ciò che è attualmente il teatro di ricerca, che rischia di fuorviare lo spettatore sullo stato attuale del teatro italiano. Un’isola felice insomma che rischia ma sa già che in un modo o nell’altro riuscirà a pareggiare i conti.


Dettagli

  • Titolo originale: Antonio e Cleopatra

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