Libri

Vetrina. “Più di quel che avanza”

Roberta Iadevaia

La riscoperta della propria identità alla base del primo romanzo di Francesca Romana Capone, per cogliere dalla vita “Più di quel che avanza”.

 

“Siamo orribili come solo sanno esserlo le persone normali”: questa una delle tante lucide riflessioni a cui approda la protagonista di Più di quel che avanza (Baldini & Castoldi) – primo romanzo di Francesca Romana Capone – durante i lunghi giorni che la vedono costretta a letto, immobile e bendata, dopo essere stata investita da un’auto sul Lungotevere.

Questo spiacevole incidente obbliga la donna – quarantatré anni appena compiuti, un corpo giunonico e un lavoro da restauratrice di cui è innamorata – a fermarsi e riflettere su se stessa e sulla sua vita, compito non facile per una persona solitamente impulsiva e determinata che per tutta la vita ha lottato “per mantenere un aspetto piacevole, per continuare a suscitare desiderio negli uomini e invidia nelle donne”.

Distaccata dall’involucro del corpo, impossibilitata a parlare, la protagonista si ritrova per la prima volta ad ascoltare gli altri e a prestare attenzione ai dettagli di ogni giorno e alla propria voce interiore. Forte di questa nuova consapevolezza, la donna riesce ad affrontare in modo stoico, distaccato e persino cinico non solo la propria condizione fisica, ma anche il disfacimento delle relazioni personali intessute fino a quel momento: il matrimonio con Giulio – architetto di interni egoista e narcisista come e più di lei – ma anche il legame extraconiugale con Stefano, si sfilacciano come fili di una tela davanti ai suoi occhi regalando al lettore ripetuti colpi di scena. Tuttavia, da questo “certosino lavoro di rimozione dei sedimenti”, la protagonista imparerà a dare il giusto peso a trame nuove, esaltando al contempo quelle più profonde e autentiche legate al suo passato. 

Attraverso uno stile personale e diretto l’autrice riesce, fin dalle prime pagine, a porre chi legge in empatia con la voce narrante il cui racconto – in prima persona – procede per digressioni e flashback di pari passo con i ricordi che popolano la mente, affaticata ma lucida, della protagonista. Molto riuscite anche le numerose similitudini tra le tecniche di restauro e il delicato processo di presa di coscienza di una nuova, o meglio più profonda, identità.

Tuttavia, in rapporto alle tematiche affrontate – la malattia, il rapporto di coppia, la maternità e la sessualità, la riscoperta dell’altro e di sé – lo stile e la forma paiono un po’ esili, salvo forse nella parte finale. Se non propriamente originale e brillante, l’opera di Capone resta una lettura piacevole, quantomeno un’occasione di riflessione sull’importanza della ricerca interiore, unico modo forse per carpire dalla vita “più di quel che avanza”.


  • Genere: Romanzo

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