Libri

Vetrina. “Cattivi”

Valentina Nencini

Maurizio Torchio racconta il microcosmo del carcere come se fosse l’interiorità di un uomo, scegliendo un punto di vista inedito di notevole impatto narrativo.

 

Cattivi è il titolo dell’ultimo libro di Maurizio Torchio pubblicato da Einaudi. Ma cattivi è anche la domanda che abita le pagine del libro perché, mano a mano che Torchio ci restituisce la voce interiore del suo protagonista – un ergastolano incarcerato per una sequestro di persona -, noi che leggiamo siamo costretti a chiederci chi sia veramente il cattivo. E anche se diamo per scontato che il colpevole lo sia non possiamo escludere che lo siano anche le guardie e le istituzioni e, per estensione, la vita stessa che mette gli uomini in condizione di prevaricare l’uno sull’altro, in un crudele gioco di specchi che finisce per diventare l’unico motivo per sentirsi vivi.

All’interno del microcosmo del carcere ogni particolare appare amplificato e, nello stesso tempo, distorto, come se ad osservarlo fosse la lente di un entomologo che non può fare a meno di indagare, di capire. La carta vincente della narrazione di Torchio è proprio quella di descrivere un luogo – il carcere – come se fosse un organismo, formato da varie parti che generano un tutto eterogeneo che finisce per annullare la vita, quella vera, quella vissuta al di fuori di quelle pareti. La vita vera, dunque, diventa sogno, proiezione di un desiderio che, alla fine, non è neppure più intelligibile. In un susseguirsi di istanti, che si inanellano fino a farsi giorni e poi anni, i reclusi finiscono per sovrapporre passato e presente, finiscono per perdere il contatto con lo scorrere del tempo e per considerare il mondo esterno come una chimera, un qualcosa che attrae e, nello stesso tempo, spaventa.

Il carcere descritto da Torchio è un universo esclusivamente maschile da cui le donne sono escluse eppure l’elemento femminile è ben presente perché c’è sempre una donna sognata, o in attesa, oppure una donna che è stata vittima. Le donne entrano nel carcere allo stesso modo in cui entra la luce, quasi sempre attraverso una fessura, centellinata come se potesse fare male, ferire. Torchio è bravissimo a trascinare il lettore nel suo gioco, attraverso uno stile narrativo stringente, soffocante eppure illuminato da sprazzi di luce, esattamente come la libertà intravista e agognata dai suoi reclusi.

Cattivi è un romanzo in cui, paradossalmente, di cattiveria c’è poca traccia perché l’autore preferisce far ricorso all’umanità, inserendo personaggi ed azioni in un contesto in cui la rilevanza della colpa viene svuotata mano a mano d’importanza: quello che conta è solamente come questa colpa viene vissuta e percepita.


  • Genere: Romanzo

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti