Cinema

La vita nascosta – Hidden Life

Franco Cappuccio

“È questa la fine del mondo? La morte della luce?” – Franz Jägerstatter

L’ultimo di Terrence Malick è su Franz Jägerstatter, un obiettore di coscienza austriaco che si è rifiutato di firmare un giuramento di lealtà ad Hitler ed è stato imprigionato e poi decapitato il 9 Agosto 1943. In termini pratici, il suo rifiuto “non significa nulla”. La guerra non si è fermata. Milioni di persone sono state uccise. Ma cosa sarebbe successo se un’intera nazione avesse seguito il suo esempio? Nel 2009, le lettere di Jägerstatter dal carcere furono pubblicate (Malick include molto di questo materiale nel suo film). Due anni prima, la chiesa cattolica ha beatificato Jägerstatter a Linz, in Austria. Uomo di profonda fede, è sempre stato una figura importante nei circoli cattolici, e La vita nascosta – Hidden Life lo porta all’attenzione di un pubblico più ampio. Il film è una meditazione sulla natura della fede, del credere in Dio anche (o soprattutto) in un mondo folle.

Franz (August Diehl) e sua moglie, Franziska (Valerie Pachner), lavorano nella loro fattoria in un piccolo villaggio abbarbicato su un versante delle Alpi. Hanno tre bambini piccoli. Il loro è difficile, ma sono una famiglia felice. Nel 1939, Franz è chiamato alle armi per l’addestramento di base, e va, riluttante. È disturbato dalla frenesia della guerra. Quando torna a casa, trova il suo villaggio in piena ideologia nazista. Non solo Franz è scioccato dalla trasformazione dei suoi vicini, è anche demoralizzato dall’esitazione della Chiesa dal prendere una posizione (il famigerato concordato del 1933 tra la Germania e il Vaticano – lì dove Hitler prometteva di non distruggere le chiese se i preti avessero acconsentito a non “andare sul politico” nei loro sermoni – non viene nominato ne La vita nascosta – Hidden Life, ma è presente in ogni momento). Quando Franz viene reclutato, si rifiuta di firmare il giuramento di lealtà. Segue l’imprigionamento, assieme ai tribunali, le interrogazioni, le torture. Il villaggio – e la sua chiesa – evitano la famiglia rimasta a casa.

Ancora e ancora, a Franz viene detto che la sua disobbedienza non farà la differenza. Perché non firmare semplicemente il giuramento, anche se non si crede in esso? In una scena, Franz è chiamato davanti al tribunale militare del Reich, dove un giudice nazista (l’ultima performance di Bruno Ganz) chiede a Franz, quasi gentilmente, “Quello che stai facendo cambierà il mondo o la guerra?” Per Franz, la questione è irrilevante. Tutti sperano di comportarsi come Franz, di vedere la forze del male alzarsi attorno a loro e resistere. La questione è più complessa quando una ghigliottina ti aspetta alla fine di una stanza buia (la scena dell’esecuzione è una delle più strazianti sequenze che Malick abbia mai girato).

Lo scenario nel villaggio di Franz è incantevole, tutto panorami e banchi di nuvole e discese quasi verticali (il direttore della fotografia è Jörg Widmer, che ha lavorato come operatore di camera in molti dei film di Malick). Molte persone sono infastidite dall’ossessione di Malick per la natura, ma è così tanto una parte di chi è come regista che è impossibile immaginarlo senza. Ho sviluppato delle forti remore negli anni nei confronti di Malick. Sono stanco di vedere donne volteggiare nei campi. Non penso di credere nella “innocenza” allo stesso modo in cui lo fa lui, e la mia idea di natura è più legata al selvaggio e al violento.

Ma quella di Malick è una sensibilità curiosa, la sua camera è sempre alla ricerca, guardando verso la luce, spiando attraverso finestre e lucernari, salendo rampe di scale, attraverso i rami più alti. In una nota a piè di pagina della sua tesi di laurea su Heidegger, Malick osserva: “Heidegger ha sviluppato un’intera mitologia sul modello della luce… Vediamo quello che vediamo per virtù della luce del sole. Non partecipiamo alla luce, ma attraverso di essa, alle cose della terra… da quando abbiamo dato la luce per scontata, diventiamo consapevoli della sua (precedente) presenza solo una volta che è assente”. L’intera carriera di Malick può essere vista come una ricerca per “non dare la luce per scontata”. È una ricerca che non ha una destinazione.

La domanda “come può Dio permettere che cose cattive accadano alle persone buone?” è cruciale in tutti i suoi film, in particolare ne La sottile linea rossa e The Tree of Life, che inizia col pianto della signora O’Brien alla notizia della morte del figlio – e per Malick potrebbe essere l’unica domanda che importa. Franz e Franziska combattono ciò a modo loro in La vita nascosta – Hidden Life: hanno vissuto buone vite, vite fedeli, per cui non dovrebbero essere ricompensati? Questo ci porta al vero problema del film, che è il punto di vista di Malick.

Concentrandosi sul singolo percorso di un uomo che vive in un villaggio isolato e omogeneo in Austria significa che l’Olocausto non è in primo piano; infatti, è a malapena presente. Questa scelta, controversa per diverse ragioni, limita il potere e l’ambito del film. La protesta di Jägerstatter è etica e spirituale nella natura: non credeva che ci si dovesse prostrare di fronte ad un altro uomo. Prostrarsi dovrebbe essere riservato di fronte a Dio. Il lavaggio del cervello delle altre persone nel suo villaggio è presentato come nazionalistico piuttosto che razzista o anti-semita. Non ci sono personaggi ebrei nel film.

Il montaggio iniziale, preso da Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl, è un modo di annuire in direzione del contesto più ampio, ma ignorarlo è una pecca grave. Malick non si è tirato indietro dalla politica in passato. I giovani soldati ne La sottile linea rossa sono usati come carne da cannone per prendere una collina solitaria, e The New World – Il nuovo mondo ha una politica esplosiva inserita all’interno del suo punto di vista romantico sul primo contatto. La vita nascosta – Hidden Life è il suo film più politico, ambientato durante una dei cataclismi distintivi della storia umana,  e allo stesso però la battaglia di un uomo nello stare fedele alla sua fede sbiadisce al confronto dei milioni di persone uccise a causa della loro fede.

In ogni caso, l’esplorazione poetica e appassionata di Malick della resistenza di Franz fornisce delle intuizioni sui nostri obblighi morali ed etici di cittadini. In una scena, Franz visita una chiesa decorata dove un umile artista dipinge luminosi affreschi colorati sulle pareti bianche immacolate. L’artista dice “Sta arrivando un tempo buio. Io dipingo il loro confortevole Cristo, con l’aureola sulla sua testa. Un giorno o l’altro dipingerò il vero Cristo”. Parole radicali. Gesù ha fatto tante cose, ma tra di loro c’era la disobbedienza pacifica ad un’autorità civile ingiusta. Sui social media, le persone condividono una foto in un uomo solitario in una folla che si rifiuta di fare il saluto nazista, completa del testo: “Sii questo uomo”. Dovremmo tutti essere quell’uomo. Un tempo buio sta arrivando. Un tempo buio è adesso.


  • Diretto da: Terrence Malick
  • Prodotto da: Elisabeth Bentley, Dario Bergesio, Grant Hill, Josh Jeter
  • Scritto da: Terrence Malick
  • Protagonisti: August Diehl, Valerie Pachner, Matthias Schoenaerts
  • Musiche di: James Newton Howard
  • Fotografia di: Jörg Widmer
  • Montato da: Rehman Nizar Ali, Joe Gleason, Sebastian Jones
  • Distribuito da: Fox Searchlight Pictures (USA), 20th Century Fox (Italia)
  • Casa di Produzione: Elizabeth Bay Productions, Aceway, Studio Babelsberg
  • Data di uscita: 19/05/2019 (Cannes), 13/12/2019 (USA), 09/04/2020 (Italia)
  • Durata: 174 minuti
  • Paese: Stati Uniti, Germania
  • Lingua: Inglese, tedesco
  • Budget: 7-9 milioni di dollari

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