Arti Visive

La Sicilia sul New York Times: è polemica sul decreto “ferma prestiti”

Gabriella Bologna

In Sicilia una nuova legge regionale blocca l’esportazione per mostre o altro tipo di esposizioni di 23 tra i tesori più importanti racchiusi sull’isola.

E’ di pochi giorni fa un articolo apparso sulle pagine del New York Times che critica la decisione di Crocetta, Presidente della Regione Sicilia, di vietare l’esportazione (a eccezione di circostanze straordinarie) di 23 fra le opere d’arte più importanti dell’isola. Secondo il più noto quotidiano statunitense, il decreto legge emanato nelle scorse settimane incrinerebbe i rapporti con alcune istituzioni museali d’oltreoceano, a cui varie opere erano state promesse in prestito. Nel caso di prestiti già concordati infatti, il decreto prevede il versamento di una tassa non indifferente calcolata su una percentuale del valore assicurativo. Si tratta di una pratica inusuale sia in Italia che all’estero, dove la concessione dei prestiti avviene generalmente senza costi per l’ente organizzatore della mostra a eccezione di quelli di assicurazione e trasporto.

Questa scelta, afferma l’articolo, contrasta con le politiche di prestito del governo italiano che negli ultimi anni sono state più liberali. Il problema è complesso perché potrebbe minare alcuni degli accordi di restituzione di antichità siglati dall’Italia e da importanti musei americani, che in cambio del rientro delle opere nella penisola prevedono la concessione temporanea di altri pezzi di altrettanto valore. Il “tesoro di Morgantina” – una decina di raffinatissimi pezzi d’argento di età ellenistica oggi al museo di Aidone – è stato restituito dal Metropolitan Museum di New York all’Italia nel 2006 dopo un lungo braccio di ferro e, secondo gli accordi, dovrebbe tornare negli USA per quattro anni a partire dal 2014. Se ciò avvenisse si tratterebbe di una perdita temporanea sì, ma di lunga durata che ricadrebbe pesantemente sulle spalle del piccolo museo di Aidone, di cui il tesoro è l’opera più importante insieme con la Venere di Morgantina (anch’essa restituita solo qualche anno fa da un museo americano: il Getty). Pur riconoscendo che ciò costituerebbe un enorme disagio per il museo siciliano, il quotidiano newyorkese sottolinea il basso numero di visitatori del museo, come se un’istituzione piccola non avesse diritto a esporre permanentemente le opere d’arte del proprio territorio.

Il New York Times inoltre glissa quasi completamente sulla questione più spinosa per il MET: la restituzione del tesoro di Morgantina è avvenuta perché gli argenti erano stati illegalmente trafugati dal sito siciliano ed esportati altrettanto illegalmente, e benché l’acquisto del museo statunitense possa essere stato fatto in buona fede, di fatto quelle opere non dovevano essere lì. Alla luce di ciò è dunque lecito pensare che un prestito di quattro anni sia eccessivo e che il governo italiano abbia dovuto concederlo solo per chiudere una trattativa lunga ed estenuante con l’istituzione in questione. Negli Stati Uniti la politica italiana di richiesta di restituzioni di opere d’arte trafugate è stata definita più volte “aggressiva”, espressione che rende bene l’idea di come i tentativi di riottenere ciò che è uscito illegalmente dal nostro paese non siano considerati del tutto legittimi oltreoceano. 

Un altro caso che ha visto il nuovo decreto al centro di una trattativa con gli USA è stato quello dell’Auriga di Mozia e della phiale d’oro, attualmente in mostra al Museo d’arte di Cleveland. Le due opere, per cui erano stati stipulati accordi di prestito prima della nuova normativa, sono state concesse solo dopo aver rinegoziato le clausole contrattuali che ora prevedono l’invio a Palermo di alcuni capolavori del museo statunitense nel 2015.

E’ vero che la politica “protezionista” di Crocetta può in qualche caso entrare in contrasto con gli accordi già stipulati dal governo italiano, ma in molti altri casi significa garantire ai musei isolani la possibilità di esporre in modo permanente i propri gioielli, quando non ci siano evidenti vantaggi negli accordi di prestito. La clausola del pagamento di una somma di denaro dovrebbe più onestamente essere sostituita da una migliore capacità contrattuale che garantisca accordi di scambio vantaggiosi senza decurtare le collezioni dei musei siciliani, così come avviene in tutte le grandi istituzioni museali internazionali.



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