Arti Performative

Joel Pommerat/Compagnie Louis Brouillard – La reunification des deux Corées

Franco Cappuccio

In esclusiva nazionale, nell’ambito del progetto dell’Unione Europea Cities on Stage, chiude la stagione del Teatro Stabile di Napoli lo spettacolo di Joel Pommerat La reunification des deux Corèes.

Una storia d’amore. Anzi, di amori, sviscerati in tutte le sue sfaccettature, salvo accorgersi che, spogliati di tutte le caratteristiche peculiari, afferiscono tutti allo stesso concetto di base. Eterosessuali ed omosessuali, incesto e pedofilia, tradimenti e riavvicinamenti, crisi e felicità, tutto ci riporta al nucleo, all’epifania di una ragazza che, lasciato il compagno nel letto, lo lascia perché Ti amo, ma non basta. L’amore, infatti, non basta.  E’ il nuovo spettacolo dello scrittore e regista Joel Pommerat, ancora poco conosciuto in Italia ma considerato il massimo esponente del teatro contemporaneo in Francia, testimoniato dalla vittoria di numerosi Molierès negli anni (il più importante riconoscimento francese dedicato al teatro), dal titolo La Reunification des deux Corèes (La riunificazione delle due Coree), che già dal titolo intende mettere a confronto due emisferi, quello maschile e quello femminile, e il momento della loro “riunificazione”, ovvero dello scoccare – o del non scoccare – della scintilla amorosa, dove questo termine è inteso in senso molto più ampio, comprendente anche affetto, amicizia e altro ancora.

La messa in scena è molto interessante, a cominciare dalla disposizione bifrontale: un lungo corridoio centrale su cui si affacciano due gradinate, creando così una dimensione da striscia disegnata, quasi da bassorilievo che ci da una fotografia di un momento ben preciso, ignorando il prima e il dopo. E infatti lo spettacolo si dipana lungo brevi scene, per strappi, mettendo lo spettatore direttamente in medias res, nel climax del momento. A contribuire a questa atmosfera che ricorda anche il cortometraggio il buio assoluto, da cui emergono i personaggi, con dei cambi scena rapidissimi quanto silenziosi, intervallati dalla colonna sonora, che alterna temi strumentali anche elettronici piuttosto cupi a canzoni pop (More than Woman dei Bee Gees, ad esempio).

Ciò che colpisce nella scrittura di Pommerat è l’immediatezza con cui parlano i personaggi, esprimendosi con il linguaggio verosimile del contemporaneo, ma al tempo stesso dando profondità alle loro parole, rendendoli credibili. Si tratta di una sorta di scrittura scenica: il testo viene infatti completato dall’attore, dalla sua gestualità, dal suo modo di fare, diverso per ogni personaggio rappresentato (nonostante ogni attore interpreti più personaggi), rendendolo inscindibile dalla drammaturgia scritta. E’ impossibile, nonostante alcune situazioni siano molto lontane dalla nostra esperienza quotidiana, non trovarsi a parteggiare per un personaggio, per una fazione, per una delle due Coree. Ma alla fine, quando tutto si svuota di significato, ci si accorge dell’impossibilità di questa unione; la chiave di tutto è in una frase, pronunciata da un personaggio: l’amore è come le due Coree, in guerra non c’è una riunificazione possibile.



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