Cinema

In Sala. Nymphomaniac – Volume 2

Fausto Vernazzani

La vita di Joe scivola inevitabilmente verso il basso nel secondo volume dell’epopea sessuale del regista danese Lars Von Trier.

Cantava “Mea Vulva” per consacrare il proprio corpo ai genitali, scacciando l’amore dalla propria vita. Joe usava se stessa per il piacere e per distruggere un mito. Il nemico nel finale del primo volume di Nymphomaniac diventa alleato, il sesso non un mezzo, ma l’oggetto da esplorare e il Jerome di Shia LaBeouf rientra prepotentemente come improbabile figura da amare.

L’idillio dura poco, il tempo di lasciare lo spettatore sospeso tra il primo e il secondo volume, uscito nelle sale in Italia il 24 Aprile nella sua versione soft, come già sottolineato da Antonello Trezza nella recensione del primo. La coppia non si sposa, ma ha un figlio, relegato in una culla e pensiero secondario per l’uomo e la ragazza diventata donna, ora col volto di Charlotte Gainsbourg, forte di una nuova volontà: scavare a fondo nelle perversioni dell’animo umano per ritrovare l’orgasmo perduto nel rapporto con Jerome.

Inizia così un’epopea sadomaso con un Jamie Bell che tra le tante ottime interpretazioni del variegato cast del film di Lars Von Trier spicca con vigore nella figura del sado-masochista, le cui scene si fanno guardare con un occhio solo. Le uniche a potersi definire vicine all’insostenibilità se si pensa che la gran parte delle scene in cui l’atto sessuale è rappresentato non hanno molto di diverso da tante altre a cui siamo ben abituati se spettatori assidui. La presenza stessa del rapporto non fa altro che insistere sulla metafora d’una persona divisa, sottoposta ad una seduta psichiatrica con se stesso, messa in scena in un set quasi teatrale dove Joe/Gainsbourg racconta i suoi peccati ad un innocente e represso Seligman/Stellan Skarsgård.

La passione non riconosciuta come male da una parte e il raziocinio quasi ridicolo dall’altra, anche fuori luogo, tirato fuori dal cappello per spiegare le motivazioni dei gesti di lei, offrendo in taluni casi esempi di una banalità che iniziano ad infastidire Joe: la terapia auto-operata da Von Trier su se stesso (Joe è chiaramente una sua proiezione) è destinata a fallire, a non trovare una risposta alla propria domanda se non un neanche tanto sottile compiacimento nel riconoscersi in un’identità, malsana o benevolente che sia. Lo dimostrano le stesse citazioni ai suoi film precedenti, come Antichrist, un modo di evidenziare anche la ripetizione del dolore: l’incubo che ritorna ogni notte per annientarci poco a poco.

Nymphomaniac nei suoi due volumi non raggiunge la perfezione di Melancholia o altri grandi capolavori di Von Trier, ma offre un sostanzioso piatto di cui nutrirsi per aprire la mente di un regista sempre più chiuso in sé, la cui fantasia è capace di creare orrori indicibili partendo da presupposti all’apparenza perfettamente innocenti come l’osservare l’anima di alberi spenti in Inverno.


Dettagli

  • Titolo originale: Nymphomaniac: Vol. II
  • Regia: Lars Von Trier
  • Fotografia: Manuel Alberto Claro
  • Musiche: /
  • Cast: Charlotte Gainsbourg, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Stellan Skarsgard, Willem Dafoe, Jamie Bell, Jean-Marc Barr, Michael Pas, Mia Goth
  • Sceneggiatura: Lars Von Trier

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