Cinema

In Sala. Mon roi

Valentina Esposito

Tra i film più belli dell’anno, Mon roi di Maïwenn Le Besco si conquista un posto di rilievo nella galleria dei film d’amore più intensi e sinceri della cinematografia francese e oltre.

Tony/Emanuelle Bercot e Georgio/Vincent Cassel si (ri)incontrano tra il buio e le luci di una serata in discoteca tra amici: tra loro scatta qualcosa di inspiegabile, un sentimento intenso e seducente, un’intesa così speciale tanto quanto tormentata. È una passione indomabile la loro, che alterna progetti e promesse a decisioni inaspettate, desideri sospesi, fughe e ritorni, soprattutto quelli di Georgio, uomo instabile che trova in Tony la certezza, quella stessa che la donna fatica a trovare nell’uomo che ama. Ed è per questo che Tony decide di affrontare e guardare i molteplici vetri di questo amore, anche se farà male: un incidente al ginocchio diventa l’occasione per ricostruire corpo e cuore.

Mon roi si può definire come la fenomenologia e la riabilitazione di un amore, oltre che quella di due anime diverse, apparentemente incapaci di compensarsi: è impossibile allora non guardare alla storia di Tony e Georgio se non pensando a quella famosa canzone secondo cui “la costruzione di un amore spezza le vene delle mani / mescola il sangue col sudore / se te ne rimane”, e la pellicola di Maïwenn parla esattamente di questo. Un gioco della coppia controverso, passionale, una nevrosi che sa di maree e di tempeste, quella dei due sublimi Cassel e Bercot, giustamente premiata a Cannes, che ci appare sì straziante ma allo stesso tempo così ordinaria e autentica: è questa la bellezza di Mon roi, la capacità della regista di scegliere non solo un meccanismo efficace come quello del flashback ma anche di equilibrare i momenti di pace a quelli di angoscia, evitando l’effetto claustrofobico e volgare che spesso sporca molti film del genere.

C’è una silenziosa ricerca della bellezza all’interno di una pellicola che parla d’amore e di sofferenza: sono quegli amori che non saprai mai come andranno a finire, perché probabilmente i due protagonisti in questione non riusciranno mai a lasciarsi. Il titolo Mon roi è nato per caso ascoltando una canzone, ha spiegato Maïwenn, e mai fu così adeguato per raccontare le alchimie e le contraddizioni dell’amore, un sovrano che non può sottrarsi alle sue responsabilità: la scoperta di se stessi in rapporto all’altro, la tensione verso l’altro, la felicità, la passione, la resistenza e l’impegno di saper dividere insieme la vita nel rispetto dell’altro. È difficile decidere per chi parteggiare: è un film di crisi ma anche di certezze, che non sono affidate alle parole ma agli sguardi e alle attente inquadrature che bisbigliano, catturando la complicità dello spettatore.


Dettagli

  • Titolo originale: Mon roi
  • Regia: Maïwenn
  • Fotografia: Claire Mathon
  • Musiche: Stephen Warbeck
  • Cast: Vincent Cassel, Emmanuelle Bercot, Louis Garrel, Isild Le Besco
  • Sceneggiatura: Etienne Comar, Maïwenn

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