Cinema

Gangster Squad

Antonello Trezza

A metà tra fumetto e gangster movie arriva il terzo film di Ruben Fleischer dal cast d’oro sulla Los Angeles dominata dalla criminalità organizzata di Mickey Cohen.

Los Angeles, 1949. Un piccolo inferno in terra, dove la malavita organizzata guidata dal boss ebreo Mickey Cohen (Sean Penn) la fa da padrona. Prostituzione, gioco d’azzardo e traffico di droga sono la sintesi del potere che nessuno sembra essere in grado di contrastare, volenti o nolenti; ma quando la situazione sembra arrivata al limite il capo della polizia Bill Parker (Nick Nolte) decide di mettere in campo una squadra di uomini “straordinari” che con l’aiuto dell’anonimato possa combattere il gangster con le sue stesse armi.

E l’azione non desina dall’essere copiosa tra i cliché del genere.

Un tratto fumettistico e leggero aleggia nell’ultimo lavoro di Ruben Fleischer (autore del geniale Benvenuti a Zombieland, 2009, e del meno riuscito 30 Minutes or Less, 2011), che sembra declinare qualsiasi tratto d’autorialità per lasciare spazio esclusivamente all’intrattenimento. Di fatti, Gangster Squad è un film che si lascia guardare, che diverte per la massiccia quantità di inseguimenti, pallottole e sangue che lo forma, che rifà fare gli occhi sia per la bellezza della fotografia di Dion Beede (nonostante si distacchi nettamente da un impianto “classico” del genere prediligendo una forma più “fumettistica”, appunto, a quella a cui siamo stati abituati), che per le figure dei sex-symbol del momento, Emma Stone e Ryan Gosling. Ma i pregi finiscono qua.

Lontani i tempi di capolavori nel genere come L.A. Confidential (dove il personaggio realmente esistito di Mickey Cohen viene già citato) o The Untouchables, film a cui Fleischer sembra voler fare il pelo o che, quantomeno, cita con parsimonia. Infatti, come detto, la pellicola è pressoché votata all’intrattenimento, e questo a discapito dell’introspezione: tutti, a partire dalla delusione Penn fino a Glosling e alla Stone (un passo indietro soprattutto per il primo, mentre la seconda si ritaglia comunque uno spazio di rilievo, a confronto) sembrano solo delle caricature di personaggi già visti nel genere noir, con buona pace di performance di shakespeariana memoria, ad esempio l’Al Capone di De Niro. L’unico a non sfigurare (ma va detto che gli viene concesso più spazio di tutti) è Josh Brolin, col suo sergente tutto muscoli e onore. La colpa, però, va data alla sceneggiatura piatta e scialba di Will Beall, pompata di battute-cliché ed effetti narrativi dozzinali, e alla regia di Fleischer, che a tratti mostra di essere ancora lontano da una piena maturazione autoriale.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Ruben Fleischer
  • Fotografia: Dion Beebe
  • Musiche: Steve Jablonsky
  • Cast: Josh Brolin, Nick Nolte, Emma Stone, Ryan Gosling, Sean Penn, Anthony Mackie, Giovanni Ribisi, Robert Patrick
  • Sceneggiatura: Will Beall

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